Movie Tellers: ultimo appuntamento ad Asti

In Sala Pastrone il 30 ottobre

ASTI – Gli appuntamenti ad Asti con “Movie Tellers – Narrazioni cinematografiche” si concluderanno mercoledì 30 ottobre in Sala Pastrone. Il programma prevede alle 18 il cortometraggio che si è guadagnato il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Short Film Fund, “In principio” del torinese Daniele Nicolosi, girato a Cameri (NO). Si prosegue alle 18.15 con “Sa femina accabadora” di Fabrizio Galatea, prodotto dalla torinese Zenit Arti Audiovisive e girato in Sardegna, dove affondano le radici della leggendaria figura della accabadora, donne che fino agli anni ’60 praticavano un’antica forma di eutanasia. I registi Daniele Nicolosi e Fabrizio Galatea saranno ospiti in sala.
Dalle 20.15 degustazione di prodotti locali, ideale preludio alla proiezione che aprirà la serata alle 21 con una puntata del programma Rai di Mario Soldati, “Viaggio nella valle del Po” – Alla ricerca dei cibi genuini. Infine, dalle 21.30, “Dolcissime” del regista Francesco Ghiaccio, girato a Torino in svariate location tra Mirafiori Sud, Pozzo Strada e corso San Maurizio e presentato al 48° Giffoni Film Festival. Biglietto d’ingresso a 7 euro (ridotto 4 euro per la sola proiezione in prima serata).

Dentro la Notizia ha intervistato il regista Francesco Ghiaccio

Dolcissime: il secondo progetto del regista è un racconto sul mondo adolescenziale capace di combattere contro pregiudizi e paure

Partecipa alla rassegna “Movie Tellers” nella categoria lungometraggi, proiettato in sala dallo scorso 1° ottobre fino al 31 (sul sito www.piemontemovie.com il programma completo). “Dolcissime” di Francesco Ghiaccio – regista monferrino nato a Torino ma cresciuto a Gabiano (AL) – e Marco D’Amore – noto al pubblico per il ruolo nella serie televisiva “Gomorra” – parla di sport, amicizia e adolescenza.

«L’idea ci è venuta prima di “Un posto sicuro” – il film del 2015 su Casale e la sua Eternit, ndr –. Scrivevamo radiodrammi sportivi e tra le tante discipline avevamo pensato a qualcosa di diverso e particolare che potesse essere anche divertente. Così è arrivata la storia di alcune ragazze in sovrappeso che decidono di partecipare a una gara di nuoto sincronizzato. All’inizio l’abbiamo scritta come una commedia, ma poi dopo il successo del primo film era impossibile non realizzarne un altro».

La storia di “Dolcissime” fotografa la realtà di una generazione presa da mille emozioni che oscillano tra paura e voglia di amicizia. «La maggior parte dei loro timori nascono già dentro casa – dice il regista –. Dopo esserci lanciati in questa storia abbiamo incontrato centinaia di ragazze e abbiamo approfondito i personaggi fino ad arrivare alle nostre quattro protagoniste. Il lavoro è stato perfezionato con loro che sono state capaci di portare a sé i personaggi aggiungendo i propri modi di dire, di vedere il mondo e di vivere l’amicizia, quella vera nata tra di loro e riportata sullo schermo».

Quello che stupisce guardando “Dolcissime” è la profondità d’animo degli adolescenti, perché «finché non ci vivi a fianco non te ne rendi conto». Per Francesco Ghiaccio sono loro a insegnare la libertà di lasciarsi andare alle emozioni. «Se in un primo momento avevano paura ad affrontare il set, il minuto dopo erano pronte a cavalcarlo. La ragazza più piccola aveva 14 anni quando abbiamo iniziato le scene, troppo pochi per parlare di accettazione di sé e per metterti in mostra, eppure ha dimostrato una forza straordinaria».

Nel film c’è anche l’attrice Valeria Solarino, mamma di una delle quattro ragazze, una figura che detta la disciplina ed è incapace di comprendere la figlia. «Nel film, però, ci si rende lentamente conto che anche in lei c’è amore, solo in una forma difficile da gestire e viziata. Da giovane il suo personaggio praticava nuoto sincronizzato e, in quanto ex campionessa, ora si rivolge alla ragazza come un’allenatrice più che una mamma, senza abbandonarsi a slanci d’affetto», spiega Ghiaccio ricordando i tanti incontri fatti durante i provini in cui le ragazze raccontavano dei rapporti con madri spesso oppressive e soffocanti.  «È una realtà sempre più ricorrente: i problemi nascono tra le mura di casa, poi a scuola arrivano il giudizio e la critica, attacchi che non trovano sollievo nemmeno in famiglia».

La soluzione parte proprio dai ragazzi. La loro partecipazione è stata una sorpresa per Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore: «Già alla presentazione al Giffoni avevamo capito che la risposta iniziava ad arrivare – dice il regista –. Poi al cinema di Casale dagli alunni dei licei Balbo e Lanza abbiamo ricevuto un piacevole confronto. Alcuni hanno criticato alcune parti del film, altri hanno preso le difese. Per me il dibattito è il risultato più importante, perché vuol dire che la storia è arrivata. L’intento non era pedagogico: volvevamo piuttosto far vivere un’emozione allo spettatore e penso che ci siamo riusciti».

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