Dopo una campagna elettorale in cui si è parlato di giovani, in cui han parlato i giovani, la politica rinuncia ad un assessorato importante e si accontenta di una delega.
Come operatore, insegnante ed educatore ho appreso con preoccupazione il declassamento dell’Assessorato alle politiche giovanili.
Si è parlato tanto di Giovani, hanno parlato i giovani in questa campagna elettorale: quelli che si sono messi in gioco, quelli forse già prossimi alla politica e in diversi casi i giovani stessi hanno lanciato un allarme attraverso fatti di cronaca in diversi quartieri, altri sono silenti in attesa di opportunità.
Nel centrodestra addirittura una lista reca il nome “I giovani astigiani”. Le novità e le riconferme in molte liste sono state rappresentate da giovani.
E’ stato uno dei temi della campagna elettorale. I giovani dei vari schieramenti sono stati i più attivi.
Eppure e bisognerebbe avere i dati, occorrerebbe capire quanti giovani sono andati alle urne? Quanti partecipano attivamente?
In campagna elettorale si è discusso forse più di queste tematiche che dell’evergreen Tangenziale Sud Ovest.
Un ritorno sulle tematiche delle politiche giovanili che non può che far piacere.
Oltre agli spazi aggregativi, alla musica, la campagna è stata anche attraversata dalle problematiche in alcuni quartieri relative al disagio, alle opportunità , agli interventi educativi.
Erano anni che non si sentiva discutere così tanto delle tematiche educative, aggregative e spesso la voce di chi ha posto questi temi è stata quella dei giovani impegnati politicamente.
Molto meno interessante per i competitori e forse e molto più di nicchia il dibattito sulle tematiche dell’istruzione, fatto salva il dibattito molto acceso sull’Università.
Eppure il tema della coesione sociale, passa da politiche sociali, istruzione, inclusione ed è una delle tematiche che dovrebbero essere prioritarie ad Asti.
Eppure quando l’amministrazione Rasero ha annunciato la formazione da mettere in campo per i prossimi 5 anni, alle politiche giovanili, forse per la prima volta in questa città non compare un Assessore, ma un Consigliere con delega e quindi senza portafoglio e così non si capisce davvero sulle politiche giovanili ( ampie e complesse) se vi saranno risorse o se, immaginiamo che a seconda dei casi si andranno ad attivare i singoli assessori. Il risultato è una squadra che gioca in campo e “le politiche giovanili” che restano in panchina.
Qualcosa ricadrà sotto i servizi sociali probabilmente, qualcosa inevitabilmente sotto lo sport (anche in questo caso una delega), qualcosa nella cultura e qualcos’altro rispetto all’assessorato all’istruzione.
Lo so che qualcuno mi dirà che non esiste l’assessorato agli anziani, ma di fatto sono i servizi sociali che se ne occupano insieme a iniziative del terzo settore.
Ma le politiche giovanili, non sono per forza in carico ai servizi sociali, hanno bisogno di una progettualità propria legata alla prevenzione, l’aggregazione, il tempo libero, l’orientamento, la dispersione scolastica, lo sport.
Non bastano le scuole a fare politiche educative e non bastano le società sportive, sono essenziali, ma è il Comune a dover fare regia, facilitare le politiche giovanili.
E non è pensabile che le politiche giovanili siano solo pensate sul disagio.
Quindi le politiche giovanili le lasceremo ai privati, ai bar, alle piazze, alle società, agli eventi? Oppure esiste una visione, regia di politiche educative rispetto ai giovani in città che collega tutte queste realtà, che le connette?
Che taglio prenderanno progetti importanti come il Servizio Civile e l’Informagiovani? La valorizzazione dell’aggregazione e dei centri di aggregazione che esistono, o la risposta al bisogno di spazi che supporto potranno avere?
Eppure i temi dell’aggregazione, ma anche del disagio giovanile sono un tema che sta crescendo in città.
Come si potranno attuare politiche per, con, dei giovani se non esiste un riferimento in Giunta.
Come operatore penso che prevenzione, aggregazione siano un aspetto prioritario su cui dover investire con risorse, utilizzando un approccio da politiche giovanili, trasversale, includente e non parcellizzato sulle problematiche.
Le politiche si fanno con il Bilancio e le politiche giovanili hanno bisogno di progetti specifici, magari in relazione con gli altri assessori coinvolti e con gli altri servizi del territorio (Serd, Asl, Istruzione, Formazione, Centro per l’impiego), ma il riferimento dovrebbe essere comunque il Comune.
La “governance” come si usa dire, anche se io preferisco il “governo” delle politiche giovanili ad Asti deve avere al centro il Comune, è vero che le politiche giovanili attraversano vari ambiti e assessorati, ma occorre avere uno staff, operatori, fondi per poter attuare un programma.
Mettere in panchina le politiche giovanili con un declassamento a delega, è come fare come quei grandi club che non si occupano dei vivai e poi scoprono che non ci sono giocatori per la nazionale. Mettere in panchina con una delega “le politiche giovanili”, significa non occuparsi di aggregazione, orientamento, prevenzione, politiche educative (se non emergenziali) e non occuparsi del “vivaio” della cittadinanza presente e futura.
Mario Malandrone
Ambiente Asti