ASTI – Tra le altre peculiarità che rendono la nostra cittadina davvero unica, ora Asti aggiunge il Museo dei minerali più piccolo d’Italia. Si chiama M.A.G.M.A.X, acronimo di “Museo Astense di Geologia, Mineralogia, Arte Mineraria, Cristallografia”, e sarà aperto gratuitamente – ma su prenotazione – al pubblico dal 5 luglio in corso Alfieri 360. Le visite guidate (anche in Inglese, Francese e Spagnolo) consentiranno di accogliere turisti di qualsiasi nazionalità.
L’ideatore, Massimo Umberto Tomalino, è un chimico di 64 anni che ha cominciato a coltivare da bambino la passione per la mineralogia. Il Museo occupa venti metri quadri della torre medievale Quartero: in pratica, il mondo è racchiuso in una piccola stanza capace di generare stupore, cosa rara al giorno d’oggi. Per Massimo Umberto un sogno diventato realtà, condiviso con sua moglie Francesca, la gemma tra le gemme.
«L’idea – ci rivela Tomalino – è di offrire alla città il “patrimonio” raccolto in 50 anni di viaggi, ricerche e passione per la mineralogia ad ampio spettro, soprattutto nel suo aspetto più sociale, legato ai minatori. Chi visiterà il museo potrà rendersi conto di quanto il mondo dei minerali si sviluppi con sfaccettature impensabili, e si stupirà nell’osservare le piccole quanto incredibili rarità, soprattutto dal punto di vista storico, che ho raccolto nel tempo».
Natura
Al fianco della porta dipinta dal giovane artista astigiano Mathew Guiotto, in cui sono raffigurati alcuni oggetti del Museo, c’è una vetrina dedicata alla Natura.
Spiccano due scatole di legno che venivano utilizzate dai tagliatori di diamanti ad Amsterdam per trafugarli e renderli inaccessibili ai nazisti; venivano nascosti negli stivali e oggi sono testimonianze introvabili altrove. Una foto di una cartolina postale degli anni ’20 del Novecento mostra dei lavoratori di una taglieria di diamanti francese: la particolarità è che tra loro c’è una donna. Una monetina del 1854, primo conio del mezzo dollaro americano con l’oro del Gold Rush californiano (1849), sta vicino alla collezione più piccola di minerali al mondo, in un micro-mobiletto di stile Gaudì, che contiene tra le altre una pepita d’oro, una d’argento e un cristallo di smeraldo.
«Per me – continua Tomalino – l’oggetto più prezioso esposto al Museo è un volume, prima edizione (1756) dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, quasi interamente occupato dalla mineralogia, con una planche acquerellata a mano, molto rara perché normalmente sono in bianco e nero. Questo volume l’ho trovato a Valenciennes; proveniva da una biblioteca smantellata di Anzin, nel nord della Francia, dove c’è la miniera di carbone tra le più grandi realizzate dall’essere umano, nella quale lo scrittore naturalista francese Émile Zola si recò per scrivere il suo più celebre romanzo, “Germinal”».
Il diamante Hope
Decisamente accattivante la riproduzione di un pezzo “maledetto”, il famigerato diamante Hope, attualmente custodito presso lo Smithsonian Museum di Washington ed esposto al pubblico in una teca dotata di tutti i più moderni sistemi di sicurezza. Deve la sua notorietà alla sua fama di portasfortuna: nei secoli, tutti i suoi proprietari o sono morti o si sono trovati in guai d’ogni sorta a parte Hope, l’unico possessore rimasto indenne. Proprio vero che la speranza è l’ultima a morire!
Uomo
Un’altra vetrina è dedicata all’Uomo e all’artigianato, all’elaborazione dei minerali in opere d’Arte. Tra le rarità, una scultura in quarzo fumé che rappresenta un garimpeiro mentre setaccia smeraldi veri. Poi c’è il primo francobollo (1932) della Colombia, che ritrae lo smeraldo in due valori. Si da poi enfasi ai due materiali principali dell’utilizzo di un minerale, il vetro e la porcellana, e vicino un metallo su tutti: il rame, che ci porta nella parte più “ludica” del Museo. In particolare c’è un diorama che riproduce una delle più grandi miniere di rame del mondo che era nell’ex Congo belga, oggi diventato Katanga, che nel 1960 dichiarò la sua indipendenza, inserendo nella bandiera del neonato Stato tre Croci rosse, un omaggio all’antica moneta in rame usata come valuta nel territorio. Per gli appassionati di cinema c’è un VHS originale del film muto “La Quimera del Oro” di Charles Chaplin, una prima edizione spagnola che omaggia “La febbre dell’oro” del 1925.
Cosmo
Ci spostiamo nella zona dedicata al Cosmo, alla crosta terrestre e all’extraterrestre. Qui c’è un telefono, l’unico ancora funzionante, che veniva utilizzato nella miniera di carbone della regione tedesca Ruhr, a 750 metri di profondità, per comunicare da sotto a sopra. Una bacheca davvero interessante svela un campione di sabbia lunare prelevato durante l’ultima missione Apollo insieme ad altre sabbie di meteoriti, anche marziali. Sempre in questo angolo c’è una roccia recuperata a 78 km di profondità dalla crosta terrestre, in pratica nel mantello. Al fianco, una carta geologica del fossanese Federico Sacco del 1889.
Scienza
Al centro della stanza delle meraviglie ci sono gli strumenti scientifici che rispecchiano la base della conoscenza della mineralogia, quella del “misuro, scopro, calcolo e capisco”. In ordine cronologico si parte da uno spettroscopio di fine 1700 che determinava, attraverso il colore della fiamma, gli elementi contenuti nei minerali. Si passa poi a metà 1800 con un microscopio dai cui vetrini si osservano “foglie” di roccia. Un goniometro di fine 1800 enfatizza il fatto che i cristalli non sono casuali, ma hanno determinate forme geometriche suggerite dalla struttura del minerale; con i raggi di luce che riflettono sulle facce, si misurano gli angoli e si determinano i minerali. E poi un altro record del museo, il più piccolo diffrattometro degli anni ‘50 circa: una macchina a raggi x che fa le lastre ai minerali, rivelandone la struttura interna e permettendoci di ricostruirli. Ecco dunque la struttura esagonale o cubica, che giustifica le differenze assolute tra il diamante e la grafite: il primo è un minerale durissimo, brillante e trasparente, mentre il secondo è tenero, nero e opaco… tutto solo per la questione di come gli atomi di carbonio si legano.
«Questa storia mi ha ispirato a scrivere il romanzo intitolato “Cristalli di Umanite” (Casa Editrice M.A.G.M.A.X) – continua Tomalino -, nel quale ho personificato il Diamante e la Grafite; i due si chiedono perché siano così diversi, raggiungendo poi la consapevolezza di essere fatti entrambi di carbonio: hanno lo stesso DNA, solo diversamente coniugato. Il libro è stato illustrato da Alberto Rava, realizzatore anche della torre che si vede nel manifesto del Museo».
La mostra temporanea
Per rendere ancora più vitale il museo, c’è anche una vetrina che sarà rinnovata ogni 4 mesi, alternando un minerale a un mineralogista. Si inizia col gesso, unico minerale di interesse industriale/economico del Monferrato. Si parlerà di Giovanni Antonio Giobert di Mongardino, che contribuì allo sviluppo della porcellana in tutta Italia. Un cristallo di gesso è inoltre contenuto nello stemma del M.A.G.M.A.X e rappresenta il museo stesso sotto al motto “Plura eius genera”, citazione di Plinio il Vecchio per descrivere il gesso nel trattato “Naturalis Historia” del 77 d.C., traducibile con “ne forma di tutti i tipi”, perché non ci sono due cristalli che si assomigliano.
Il minatore
Chiudiamo il tour con il minatore “Magmax”, un manichino vestito con abiti originali di un minatore, nello specifico di un musicante di fine ‘800 con abiti indossati durante la Festa di Santa Barbara, che si svolgeva dal 3 al 5 dicembre. Magmax era un “corner”, un suonatore di corno che allietava i colleghi nel post lavoro, ma non solo. Era un corner perché si rifugiava nell’ultimo angolo utile, prima di dare l’ultimo avviso ai minatori dell’imminente scoppio delle mine. Al collo la medaglietta numero 63. I minatori nascevano e morivano in miniera: quando veniva trovato il cadavere, la medaglietta col numero identificativo veniva appesa in un punto della miniera stessa, a infinito ricordo. Il corredo è arricchito da un borsello con il portafoglio di Magmax, contenente una sua foto e alcune banconote.
Ci si può già iscrivere alle visite guidate, assicurate dal lunedì alla domenica e a orario da concordarsi: telefonare al 328-1698691 o scrivere a astimagmax@gmail.com
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