Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Mons. Prastaro indirizzata ai giovani
Durante la Messa di questa mattina, mi siete tornati alla mente molte volte. Il Vangelo ci ha parlato di Giovanni, il più giovane dei discepoli, quello che Gesù amava. Giovanni corre insieme a Pietro verso il sepolcro. Evidentemente il giovane arriva prima. Ma si ferma e aspetta Pietro. Poi entrano e, annota il Vangelo, il giovane “vide e credette”.
Nel giovane Giovanni ho rivisto ciascuno di voi. Come lui siete veloci ad arrivare dove c’è qualcosa che vale la pena, dove c’è novità, freschezza, vita nuova. Avete forza e leggerezza nell’andare avanti perché non siete appesantiti da tanti preconcetti, la fiducia che avete nella vita e nel futuro non rallentano il vostro passo. E poi la fame di vita e di verità che c’è in voi vi permette di “vedere e credere immediatamente”.
Questo tempo che viviamo ci ha messi in crisi, pensavamo di poter fare tutto, di essere onnipotenti, di avere nelle nostre mani le chiavi della vita, ma poi un piccolo virus invisibile ci ha fermati.
Mi colpisce la vostra capacità di vivere nella precarietà di questa situazione. È bastato poco e subito vi siete riorganizzati. Avete reagito alle restrizioni molto rapidamente. La vostra dimestichezza con i social, la vostra fantasia e la vostra voglia di incontrarvi e continuare sempre e comunque a vivere vi hanno messo immediatamente in movimento. E le relazioni con gli amici sono continuate anche se fisicamente ciascuno rimane a casa propria. Avete anche mostrato tanta compassione e iniziativa nei confronti dei più fragili ed indifesi. Mi dà forza pensarvi camminare per le vie delle nostre città e paesi per portare la spesa, delle medicine ed un sorriso, a chi non può uscire, ai nostri anziani. Grazie perché state giocando un ruolo importante in questa “battaglia” che il mondo sta combattendo. Ho molto apprezzato e mi hanno fatto bene le iniziative di pastorale giovanile che avete realizzato: la GMG diocesana, la lettura del Passio, l’Asti Home talent, il video del nostro viaggio in Terra Santa e tanto altro ancora. E poi so di tanti altri gruppi attivi “online” per non lasciare nessun giovane solo. Le forme che questo tempo ci offre sono un dono: la tecnologia aiuta a non perdersi di vista, ad accorciare le distanze. A questo proposito mi sia permesso ringraziare di cuore quanti fra voi mi stanno aiutando col loro supporto tecnico per la trasmissione della messa domenicale in streaming. Mi raccomando, non rassegnatevi, non chiudetevi nella tristezza, non pensate solo a salvare voi stessi. Sarebbe rinunciare a vivere. Tante volte ce lo siamo detti: la vita ha senso solo se la si dona. Non siamo i proprietari della nostra vita, ci è stata donata, e l’unico modo che abbiamo per ringraziare e contraccambiare questo magnifico dono del Signore è donarla a nostra volta. Questi giorni di Pasqua ce lo confermano. Gesù ha dato la vita per noi, perché noi avessimo la sua vita. Gesù è morto per noi, perché la morte fosse sconfitta. Gesù ha abbracciato forte la morte, l’ha abbracciata così forte che alla fine è stata la morte a morire.
Il mio pensiero e ringraziamento va anche ai nostri “preti giovani” che accompagnano da vicino le vostre attività, vi stimolano ad essere sempre più vicini al Signore nella preghiera e nell’ascolto della Parola, vi incoraggiano alla creatività dell’amore e della fraternità. Il loro impegno e la loro sintonia sono un grande dono per voi e per la nostra Chiesa. So che ogni giorno si sentono fra loro per – come dice don Rodrigo – “capire il termometro non della febbre ma della comunione tra i nostri ragazzi ma soprattutto tra di noi”.
Un pensiero va anche ai giovani malati, agli universitari soli che non hanno potuto ritornare a casa per la Pasqua, ai giovani lavoratori e fra loro ai giovani operatori sanitari che con la loro energia non si fermano nel fare il bene. Anche a voi dico non scoraggiatevi, il Signore vi è vicino. Vi ricordo ancora una volta che la nostra vita è nelle mani di Dio e che l’ultima parola la dirà lui e sarà: “vivi per sempre con me nell’amore!”
Tante volte vi ho chiesto di aiutarci a delineare il volto della Chiesa di domani. In questo tempo ci avete dato delle indicazioni concrete che registro e accolgo come responsabilità: ci avete ricordato che mettere al centro la Parola del Signore, la fraternità, il sostegno reciproco, la condivisione dei talenti, il prendersi a cuore chi fa più fatica con piccoli e concreti gesti di carità, il continuare a sperare senza scoraggiarsi danno un volto accogliente alla nostra Chiesa.
Come voi sogno quando ritorneremo di nuovo alla normalità. Sarà bello rivedersi e, se sarà possibile, portare avanti quelle attività che avevamo in programma (pensate che se si potrà fare Asti God’s Talent, sarà la prima vera grande festa nella nostra Diocesi in cui celebrare il ritorno alla vita di sempre). Sono anche consapevole che il ritorno alla vita di sempre sarà impegnativo. Siamo tutti preoccupati per le ricadute economiche di questa pandemia. Dovremo costruire un mondo nuovo perché questo virus ci ha mostrato che tante cose del nostro mondo precedente non hanno funzionato. Mi aspetto che anche qui voi siate protagonisti attivi. Non fatevi rubare la speranza, non permettete che altri ipotechino il vostro futuro. Abbiamo bisogno della vostra capacità di sognare il futuro, di pensare il nuovo, di buttarsi nell’impossibile con generosità e senza paura.
Grazie cari amici e amiche per avere occupato il mio cuore ed il mio pensiero in questo giorno di Pasqua che parla di vita, di futuro e di speranza. Vi benedico di cuore nella nostalgia dei vostri sorrisi e abbracci.
+Marco