ASTI – Il 19 novembre dalle 18.30 al Museo Diocesano San Giovanni di via Natta 36 si terrà il concerto del “Larisa Piano Trio”, composto da Eliette Harris al violino, Rosie Spinks al violoncello e Jasmin Allpress al pianoforte.
Programma
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Trio n. 18 in la maggiore per pianoforte, violino e violoncello Hob:XV:18
Allegro moderato – Andante – Allegro
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847)
Trio n. 2 in do minore per violino, violoncello e pianoforte op. 66
Allegro energico e con fuoco – Andante espressivo – Scherzo: Molto allegro quasi presto –
Finale: Allegro appassionato
Accostare il Trio per archi e pianoforte di Haydn a quello di Mendelssohn significa soprattutto mettere a confronto i diversi modi in cui venivano concepite le opere per questo particolare organico sul finire del Settecento e quindi a distanza di mezzo secolo. Non si tratta dunque di mettere l’accento sulle pur molteplici questioni esteriori, legate a stili e mode, ma di prendere in esame fattori strutturali, che riguardano l’evoluzione delle tecniche strumentali, il ruolo della musica e dei musicisti nella società e le modalità di fruizione delle esecuzioni cameristiche.
Si consideri che Haydn scrisse il diciottesimo fra gli oltre trenta trii per pianoforte, violino e violoncello della sua produzione nel 1794, all’inizio del suo secondo soggiorno inglese. Il grande musicista, ormai sessantenne, stava toccando il vertice della sua arte e della sua carriera e assaporava la pienezza della gloria dopo una vita trascorsa a corte. Si affermava infatti a poco a poco in ambito musicale, nel solco faticosamente tracciato da Mozart, la figura del libero professionista, non più al servizio di un aristocratico bensì attivo sul mercato, attento alle leggi della domanda e dell’offerta.
Parallelamente nasceva un mercato di spartiti per “dilettanti”, categoria per nulla disprezzabile fatta da cantanti e strumentisti anche di buon livello ma dediti ad altre occupazioni, la cui distanza dai professionisti non si limitava alle minori qualità tecniche, ma anche allo spirito con il quale si accostavano all’esecuzione, che rappresentava un momento di puro piacere, da vivere in casa, da condividere con familiari e amici e magari da offrire a una ristretto uditorio.
Queste istanze, in gran parte legate all’emergere della borghesia nella società, ponevano i compositori di fronte alla necessità di creare pagine gradevoli, non troppo impegnate o lunghe, e soprattutto alla portata dei destinatari. È pertanto facile intuire che il ruolo del pianoforte, strumento su cui il discente riesce a raggiungere più rapidamente un livello esecutivo accettabile all’orecchio, avesse un ruolo predominante in un trio con gli archi. Non a caso gli editori si premuravano di porre in copertina il titolo “Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino e violoncello”, in modo da rendere commercialmente più appetibile il prodotto.
Il resto stava alle virtù del creatore: nel caso di Haydn è evidente la maestria nel conciliare le molteplici esigenze pratiche con la creazione di un tessuto armonico raffinato, di formule complesse e di soluzioni imprevedibili.
Con l’Opus 66 di Mendelssohn la prospettiva cambia radicalmente. Questa pagina fu scritta nel 1845 e quindi dedicata a Louis Spohr, violinista virtuoso e anch’egli valido compositore, il quale risulta che abbia suonato almeno una volta il pezzo, dimostrando quindi interesse e gradimento. Se la dedica a un artista del calibro di Spohr non fosse sufficiente a persuadere della qualità del risultato creativo, è sufficiente accostarsi allo spartito per apprezzarne non solo la squisita fattura, ma anche la profondità di pensiero che conduce il dialogo cameristico. Il superamento della prevalenza del pianoforte, come accadeva in Haydn e Mozart, era invece già iniziato con Beethoven e a metà del XIX secolo era già un fatto assodato: non perché si fosse andata esaurendo la stirpe dei dilettanti, ma piuttosto per via di una naturale evoluzione dei generi e delle forme, cosicché il trio, da prodotto musicale disimpegnato e di mero consumo, si afferma come terreno di riflessioni sulla musica stessa.
Larisa Piano Trio
Il Larisa Piano Trio, che ha ottenuto numerosi premi e si esibisce regolarmente nel Regno Unito e a livello internazionale, si è formato al Royal Northern College of Music di Manchester. Recentemente è stato invitato a progetti in residence in Italia e Olanda e prossimamente parteciperà a una settimana presso lo Schönberg Centre di Vienna. Accanto al classico repertorio cameristico, con una predilezione per compositori come Haydn, Mendelssohn, Ravel e Brahms, il Trio è attivo anche nel campo della nuova musica, collaborando con la Norfolk New Music e con Michael Finnissy, che gli ha dedicato un brano.