In dubbio fino all’ultimo se il congedo obbligatorio di paternità sarebbe stato prorogato anche nel 2019, grazie all’emendamento alla Manovra approvato dalla Commissione Bilancio alla Camera, esso salirà da quattro a cinque giorni. Prorogato anche il congedo facoltativo, che consente ai neo papà di assentarsi dal lavoro per un ulteriore giorno in alternativa alla mamma.
La “rivoluzione”, proposta come terza opzione, per le future mamme è la possibilità di usufruire del congedo obbligatorio (cinque mesi in totale) interamente dopo la nascita del bambino, previa ovviamente l’attestazione del ginecologo sull’insussistenza di rischi. Le possibilità finora contemplate sono quelle di usufruire di due mesi di astensione prima del parto e tre mesi successivi a esso o, a scelta della lavoratrice, di un mese antecedente e quattro successivi. Molta libertà alle neo mamme dunque per la scelta, previo consulto e approvazione del medico specialista e di medicina legale, di come usufruire del congedo previsto dalla norma.
Leggo su diversi siti, ed in questo periodo di fake news mi auguro si scopra che sia tale pure questa, la denuncia di una mamma, commessa, cui viene chiesto il test di gravidanza per il rinnovo del contratto.
Allora mi sorge una perplessità: questa possibilità per le donne di restare al lavoro fino al nono mese (la tutela della madre e del nascituro diventano un criterio soggettivo, ma sono anche queste libere scelte) non crea il rischio che diventi, soprattutto per le lavoratrici con contratti precari, un “obbligo” dovuto al timore di perdere il posto o a una eventuale pressione del datore di lavoro?
Attenzione dunque affinché siano poste garanzie a tutela delle lavoratrici, perché questa casistica non possa diventare un ulteriore elemento di discriminazione lesivo, ancor più di diritti riconosciuti, della salute di due persone. Un lavoro costante e propositivo a lungo termine che deve essere portato avanti da tutti gli organi competenti è l’agevolazione dei tempi di conciliazione lavoro/famiglia, la cui mancanza è causa del 50% delle dimissioni volontarie delle mamme lavoratrici.
Chiara Cerrato
Consigliera di Parità Provincia di Asti