Quindi che cosa differenzia questa vittoria dalle altre? Due elementi: che il team vincente era composta da quattro atlete con cittadinanza italiana, ma di colore (Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunsu, Raphaela Lukudo e Libania Grenot), e che il sospirato Oro sia giunto a poche ore dal raduno leghista di Pontida, che ha ulteriormente rimarcato la leadership (tanto nel partito, quanto nel governo) di Matteo Salvini.
Sui social, esponenti e simpatizzanti del Partito Democratico si sono subito affrettati a fare della foto delle quattro ragazze sorridenti “una bandiera” simbolo di una nuova Italia multiculturale. E non ha ovviamente fatto mancare il suo punto di vista anche Roberto Saviano, da tempo sempre più a suo agio nel ruolo di “tuttologo”, che sui suoi profili social le ha portate ad esempio di risposta al vento nazionalista che soffia sul pratone lombardo e – di rimando, visti i risultati elettorali decisamente favorevoli alla Lega – nel Paese.
Ad onor del vero Saviano scrive (giustamente) che sono “Atlete italiane, punto”, ma evidenziando esclusivamente il loro successo finisce in realtà per alimentare un razzismo al contrario. Sei italiano e nero, pertanto sei un simbolo al di là dei tuoi sacrosanti meriti sportivi…
Vogliamo concludere questa analisi citando Beppe Grillo che, un considerevole numero di anni fa (ovvero quando si limitava a svolgere, peraltro molto bene, il mestiere di comico anziché auto-accreditarsi come leader politico, guru o chissà che altro), affermava che “il razzismo sarà definitivamente sconfitto quando potremmo dire a un nero che si comporta da str**zo, che è effettivamente str**zo. In quanto tale, non in quanto nero”.