Il tema più discusso in merito ai Pride in questo 2018 è di sicuro quello della concessione dei patrocini delle istituzioni pubbliche. Sempre più amministrazioni locali stanno concedendo il proprio supporto formale alla sfilata per la celebrazione del mondo arcobaleno. Purtroppo però a fare rumore sono sempre quegli oscuri personaggi, e fra questi anche molti politici, che con motivazioni bizzarre vengono a dirci cosa sia accettabile e cosa no per affermare i diritti della comunità LGBT in un mondo che li vorrebbe invisibili.
Partiamo dal fatto che “Gay Pride” è un’espressione quasi scomparsa. Il Pride è oggi di tutti, va in giro per tutta Italia, dà visibilità ad ogni sfumatura del mondo LGBT e ospita anche tantissimi alleati. Ospita soprattutto tante famiglie di ogni tipo, quindi oltre alla cultura, alla parità dei diritti, si lancia un messaggio fondamentale: il valore del rispetto. Personalmente credo che i Pride abbiano negli anni cambiato connotato. Hanno perso parte di quello spirito “rivoluzionario” che un tempo avevano e lasciano oggi posto a grandi feste pacifiche e divertenti i cui ingredienti sono amore e uguaglianza, senza però dimenticarsi che dietro la grande onda colorata, alla base di tutto rimane la tutela di alcuni diritti fondamentali.
Non poco scalpore ha fatto un post su Facebook del sindaco di Asti, Maurizio Rasero, in merito ad un eventuale rilascio del patrocinio per ospitare il Pride ad Asti. Nella giornata di sabato, il sindaco Rasero si è recato nella vicina Alba per vedere come si svolgesse la manifestazione. Insomma, normale amministrazione per un primo cittadino che è ben conosciuto per essere molto partecipe alla vita pubblica, presenziando a manifestazioni di carattere sportivo, culturale ecc. Pietra dello scandalo è stato un post su Facebook in cui Rasero dice “Penso che se gli organizzatori lo richiederanno, Asti potrà ospitare questa festa”.
Nulla di male a me verrebbe da pensare. Il Pride è una manifestazione, (perché di questo si tratta) e deve essere trattata imparzialmente al pari di tutte le altre. E invece no! Pioggia di fantasiosi commenti contro il sindaco che si permette (ma come osa?) di proteggere una manifestazione che a sua volta non fa che tutelare i diritti di qualcuno: quelli della comunità LGBT.
Che ciascuno a casa propria possa esprimere se stesso, anche sotto il profilo dell’orientamento sessuale, non è revocabile in dubbio. Si tratta di un dato acquisito di civiltà, consacrato nell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che stabilisce “Ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita privata”. Sull’idea che non si possa scendere in piazza per manifestare la propria identità è opportuno esprimere un dissenso. Ciò che è intollerabile è soprattutto l’idea che la misura dell’accettazione delle persone LGBT coincida con la loro invisibilità.
Ora vi invito a riflettere. Chi pensa che nel 2018 questa manifestazione sia organizzata solo per la comunità LGBT rischia di cadere in errore. Ai Pride le persone marciano in nome dell’amore, quello profondo, quello raccontato dai grandi poeti, quello che si vede nei film, quello che tutti attendono di incontrare almeno una volta nella vita. Si tratta di quell’amore, di quel rispetto, che tutti dovrebbero avere quando si guardano negli occhi, senza conoscersi e accettando a priori le differenze dell’altra persona.
Vorrei inoltre ricordare che i Comuni, per prassi, patrocinano quasi tutte le iniziative di interesse territoriale che non hanno fini di lucro promosse da enti ed associazioni e i Pride rientrano perfettamente in questa tipologia.
Non posso che esprimere il mio elogio verso il sindaco Maurizio Rasero che ho sostenuto con serietà ed entusiasmo lo scorso anno affinché diventasse primo cittadino. Ha dato testimonianza durante il suo mandato di grande empatia, lungimiranza e umanità.
Un sindaco che, a quanto pare, è davvero il sindaco di tutti.
Paride Candelaresi
(Consigliere comunale)