ASTI – Si è tenuta ieri mattina nella Sala Riunioni del Tappeto Volante la conferenza di presentazione del progetto Informi@moci e dei risultati del questionario rivolto ai genitori “Bullismo e Cyber Bullismo”, iniziativa promossa dall’associazione di volontariato Mani Colorate di Asti, in collaborazione con Save The Children Italia, con il Dipartimento Patologie delle Dipendenze (Asl AT), con ASAI (Associazione di Animazione Interculturale), con il patrocinio della Provincia e del Comune di Asti.
Lo scopo è di dare continuità ai progetti riferiti all’utilizzo consapevole di internet.
Per l’anno scolastico 2020-21, in base alle Linee Guida adottate in applicazione della legge 20 agosto 2019, n. 92 sulla “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”, le Istituzioni scolastiche sono tenute ad una corretta attuazione dell’innovazione normativa che implica, ai sensi dell’articolo 3, una revisione dei curricoli di istituto per adeguarli alle nuove disposizioni. La finalità è quella di sviluppare “la capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente e consapevolmente alla vita civica, culturale e sociale della comunità” (articolo 1, comma 1 della Legge). Il terzo nucleo concettuale attorno a cui si sviluppa la Legge -dopo Costituzione e Sviluppo Sostenibile – e quello denominate Cittadinanza Digitale. Secondo il documento ministeriale, che vi dedica l’intero art.5 della Legge “per Cittadinanza Digitale deve intendersi la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mesi di comunicazione virtuali. Sviluppare questa capacità a scuola, con studenti che sono già immersi nel web e che quotidianamente si imbattono nelle tematiche proposte, significa da una parte consentire acquisizione di informazioni e competenze utili a migliorare questo nuovo e cosi radicato modo di stare nel mondo, dall’altra mettere i giovani al corrente dei rischi e delle insidie che l’ambiente digitale comporta considerando anche le conseguenze sul piano concreto.” E tutto ciò a partire dalla Scuola dell’Infanzia, in modo che si possa mettere in atto una inizializzazione virtuosa ai dispositivi tecnologici, nel rispetto di se stessi e degli altri.
II Dirigente Prof.ssa Pierangela Dagna ed il suo gruppo di lavoro presso I’Ufficio IV, Ambito Territoriale di Asti (dott.ssa Francesca Bosia, prof.ssa Paola Prunotto, prof. Giuseppe Caccavale) si complimenta con l’Associazione di Volontariato Mani Colorate per il grande impegno profuso nel corso degli anni nell’attivazione di progetti come quello di Informi@moci che mirano a individuare approcci ed uso irresponsabile dei social network, in un’ottica di prevenzione e di sensibilizzazione, coinvolgendo bambini ed adolescenti che non riescono a gestire quei conflitti che quotidianamente si verificano nelle relazioni tra pari e che si ingigantiscono oltre modo a causa dell’utilizzo mal gestito dei media a loro disposizione.
Il ruolo decisivo delta scuola nella lotta al bullismo e al cyberbullismo è ribadito dalla Legge del 13 luglio 2015. n. 107 -La Buona Scuola”, in cui , tra gli obiettivi formativi individuati come prioritari, vi è proprio il contrasto a tali fenomeni. Partendo da questa responsabilità sociale è nato, ad Asti, l’Osservatorio per il Bullismo, con una task force di enti locali – una rete sinergica creata ad hoc per arginare il fenomeno di bullismo, in tutte le sue manifestazioni; un importante segnale, questo, atto a dimostrare la forte presenza delle Istituzioni e degli Enti per sconfiggere questo fenomeno, diffuso in ogni ambito della vita sociale.
Diverse sono le iniziative promosse con tutti gli stakeholder della comunità educante e le autorità del territorio astigiano: significativi risultano le opere di prevenzione che si sono consolidate negli ultimi anni e da cui le diverse Istituzioni Scolastiche hanno tratto beneficio, quali la sperimentazione del patentino per lo smartphone, campagna di sensibilizzazione nata in Piemonte. Il Corecom Piemonte e la Regione puntano infatti a istituzionalizzare e ad estendere su base regionale l’Idea del `patentino’ rilasciato ai ragazzi che si impegnano ad un uso responsabile dei social. L‘iniziativa, nata dopo la legge sul cyberbullismo, vuole cosi educare i ragazzi a condividere non solo buone pratiche, ma ad impegnarsi come cittadini attivi, imparando ad usare lo smartphone e il web senza essere usati da loro. Trattasi di un’esigenza particolarmente sentita in questo momento storico di vita digitalizzata, come e avvenuto nei tempi di lockdown, in cui Internet, i social, le piattaforme hanno dato la possibilità di mantenersi costantemente in contatto gli uni con gli altri, ma anche di fruire di nuove forme di far scuola.
E’ obbligo istituzionale garantire un’educazione di qualità che sia inclusiva e paritaria e the promuova opportunità di istruzione permanente per tutti, andando a sanare quelle criticità in essere, si pensi non solo alle mancate relazioni sociali dirette e la trasmissione educative, ma anche all’uso irregolare ed inadeguato che gli studenti possono fare della rete, una volta che si trovano ad essere isolati nella propria stanza e non si rendono conto della lesiva risonanza che le proprie azioni potranno avere nel gruppo dei pari.
Si confida, perciò, nelle alleanze territoriali tra più enti che si facciano portavoce di buone pratiche di prevenzione. attraverso la formazione e si invitano davvero i docenti a partecipare ai progetti come quelli di Mani Colorate, approcciando a questi percorsi in un’ottica strumentale, dove la scuola deve essere accompagnata e coadiuvata da soggetti anche esterni, sicuri che la prospettiva di educazione diffusa significa che tutti collaborano con pari dignità a livello di attori, ma anche di decisori.
La vera sfida della scuola, dichiara Maria Stella Perrone, dirigente scolastica dell’IIS -Alfieri” di Asti. sarà quella di integrare realmente le tecnologie nella didattica, ossia una didattica aumentata digitalmente, che consenta un apprendimento attivo, favorisca la creatività degli studenti, la capacità di strutturare il lavoro cognitivo, di pianificare e organizzare il proprio lavoro, di non perdere nulla del pensiero complesso, ossia della capacità di interconnettere diverse dimensioni della realtà. Da sempre auspico “La scuola senza spazio e senza tempo”, perché non esiste luogo per apprendere, la scuola continua oltre la scuola e l’allievo è al centro del proprio apprendimento sempre. Auspico una scuola in grado di recuperare competenze e passioni, che condivida idee, che costruisca e rifletta insieme. I cosiddetti “nativi digitali” in realtà non conoscono le tecnologie, non sono ancora educati all’uso, non ne sfruttano le potenzialità. Educare cittadini digitali è un lavoro complesso di grande responsabilità : significa far comprendere che noi siamo ciò the comunichiamo e comunicare in modo corretto implica capacità di riflessione per esprimere al meglio quel che pensiamo e capacità di ascolto con onesta e senza pregiudizi, senza mai perdere di vista il rispetto delle persone. Significa far comprendere che “condividere” su qualunque canale della rete è una responsabilità e quindi pubblico testi e immagini solo dopo averli letti, rivisti, valutati, compresi, non dimenticando mai che si possono discutere le idee diverse dalle nostre senza insulti, aggressività e prevaricazioni, senza che il nostro interlocutore diventi un nemico. I ragazzi devono essere disponibili al confronto, sviluppare empatia e comprendere che facciamo tutti parte di un sistema eterogeneo e interconnesso.
L’Associazione Asai di Torino, precisa la dott.ssa Elisa Lupano, collabora da alcuni anni con la procura della repubblica del Tribunate del Minori e con il Nucleo di Prossimità per attuale percorsi di Giustizia Riparativa (che non prevedono una sanzione per i minori che commettono reati), percorsi che permettano ai ragazzi che si sono resi responsabili di atti di Bullismo e cyberbullismo di diventare consapevoli dei fatti commessi e di acquisire nuove competenze relazionali con i propri pari. Questo viene attuato attraverso attività di volontariato che abbiano al centro la cura e il senso di responsabilità nei confronti dei più deboli. Nel corso di questi anni, portando l’esperienza nelle scuole di Torino e del Piemonte, si è sentita l’esigenza di condividere la metodologia con gli insegnanti, per potenziare non solo gli interventi post-reato, ma rafforzare il lavoro di prevenzione. Quindi ci si è resi disponibili, grazie all’incontro con l’Associazione Mani colorate di Asti per offrire anche in questo territorio: a) incontri con le classi che ne facciano richiesta sulle dinamiche relazionali, gestione della rabbia, vissuti di esclusione e uso del web; b) incontri a piccoli gruppi di supporto con gli insegnanti che ne facciano richiesta, per una gestione delle problematiche legate all’uso improprio della rete, c) incontri di approfondimento con i genitori.
La scuola è un luogo di relazioni complesse: le differenze esistenti all’interno delle comunità scolastiche. dichiara la dott.ssa Paola Scalco, comportano inevitabilmente diversità di punti di vista e possibili disaccordi. che possono evolvere in conflitti, o sfociare in atti di bullismo, se non configurarsi come veri e propri reati. Diventa importante, perciò, proporre interventi di educazione alle relazioni, in cui it conflitto – non evitato, ma correttamente gestito – assuma una connotazione positiva e costruttiva, consentendo di migliorare la qualità dei rapporti tra gli individui e tra i gruppi. Nella progettazione di un intervento di contenimento dei fenomeni di bullismo, occorre attribuire un ruolo centrale agli allievi nell’attuazione di strategie di prevenzione e gestione dei conflitti, attraverso lo sviluppo delle abilità socio-comunicative che stanno alla base della mediazione. Gli alunni mediatori, opportunamente formati, diventeranno esperti nella gestione pacifica dei conflitti e promotori della cultura della mediazione, anche sensibilizzando gli altri studenti. L’attuazione di programmi di prevenzione imperniati sulla mediazione può avere come effetti secondari non trascurabili il miglioramento generale del clima di classe, La riduzione dello stress di docenti e alunni e l’incremento del tempo effettivamente dedicato alle attività di insegnamento e apprendimento.
La disinvoltura dei nostri figli con le nuove tecnologie, precisa la dottssa Daniela Ciriotti del Servizio Soc. Patologia da Dipendenze AslAT, se da una parte è potenzialmente utile e migliora la comunicazione, dall’altra suscita fonte di preoccupazione. Negli ultimi anni si sta assistendo al diffondersi di problematiche psicopatologiche legate ad un uso improprio e/o eccessivo della rete. I recenti studi del settore (rif. A Minori e Internet: Save the Children, on-line e disconnessi) evidenziano un aumento di adolescenti e preadolescenti affetti da un disturbo di dipendenza da Internet (disturbo che ha nome di IAD: Internet Addiction Disorder). I comportamenti che predigono questa sindrome possono essere: il calo del rendimento scolastico, il ritiro nella propria stanza, il diventare aegressivi, la perdita di interessi per sport e hobby. In questa anni in collaborazione con l’associazione Mani Colorate abbiamo lavorato nelle scuole con gli studenti per un uso consapevole del web) evidenziando l’utilità e i rischi in cui possono incorrere quali: cyberbullismo, abuso,sexting, ecc. Quest’anno però l’emergenza sanitaria legata al covid 19 ha reso fondamentale l’utilizzo del digitale aprendo nuovi scenari, ancor più importante il nostro ruolo ad aiutare i ragazzi ad utilizzare in modo corretto il web, favorendo lo sviluppo di alcune life skill cognitive (pensiero critico, pensiero creativo), emotive (consapevolezza di se e gestione delle emozioni) e relazionali (empatia).
Se i ragazzi usano internet seguendo le regole stabilite dagli adulti, e se i genitori seguono giuste strategie educative di controllo, il rischio di Iad si riduce. E’ ugualmente utile saper captare segnali che potrebbero indicare una predisposizione a sviluppare questo disturbo, magari in futuro, per poterlo prevenire. L’aiuto del nostro servizio SSD Dipendenze dell’ASLAT e organizzato su due versanti: uno è quello di intervenire direttamente nelle scuole, l’altra e quella di offrire la possibilità di diagnosi e di cura presso i nostri ambulatori siti in Via Baracca, 8 ad Asti e Via Carlo Alberto a Nizza Monferrato. II nostro intervento di prevenzione primaria si ascrive nelle attività di promozione della salute nei giovani anche dirette a nuove forme di dipendenza in forte sviluppo nei paesi occidentali.
E’ importante ricordarci che le nuove tecnologie sono uno strumento, come lo sono le automobili e i treni, afferma il dottor Stefano Bugiani, psicologo scolastico, psicoterapeuta e sessuologo clinico. Così come per le automobili abbiamo costruito un codice della strada senza impedirne o demonizzarle l’utilizzo, lo stesso è importante fare per telefonini, tablet e console. Tuttavia, reputo sia ancora fondamentale lavorare sulle abilità sociali di chi usa questi strumenti. Durante la mia collaborazione con Mani Colorate e più in generale nella mia esperienza di psicologo, ho osservato come i danni psicologjci connessi alle nuove tecnologie nella maggior parte dei casi erano causati dall’indebolimento di due concetti molto umani come l’empatia e il pudore. Gli atti di bullismo, cyberbullismo, ricatto e diffamazione spesso sono connessi ad una danneggiata capacità di comprendere la sofferenza dell’altro. Allo stesso modo, una scarsa consapevolezza dei nostri confini e del concetto di privacy può portare i nostri ragazzi a compiere atti dannosi per sé e per gli altri. Capita che i minori condividano segreti e foto intime di cui perdono controllo. Capita che questi ragazzi vengano adescati da persone adulte per fini violenti e traumatici. E’ importante capire, quindi, che un’educazione digitale deve partire per forza di cose da un lavoro sulle abilità sociali di bambini e ragazzi che prescinde in parte dall’uso delle nuove tecnologie.
I risultati di un questionario somministrato dall’Associazione Mani Colorate ai genitori delle scuole di Asti nel periodo dicembre 2019 — gennaio 2020 (a cui hanno risposto 466 genitori). afferma Piero Baldovino, forniscono una fotografia sufficientemente articolata rispetto all’atteggiamento dei genitori nei confronti di atti di prevaricazione subiti dai propri figli (o a cui essi hanno assistito) a scuola, dei rapporti scuola famiglia e della collaborazione per affrontare tale problema, e infine della consapevolezza riguardo ai rischi della rete e al bisogno di informazione/formazione per poter adeguatamente accompagnare e proteggere i propri figli nella loro crescita nell’era digitale.
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