CASORZO – Giovedì 22 dicembre alle ore 21 a Casorzo nel Salone Verdi torna “Il Gelindo a veglia”, tratto dalla tradizione popolare piemontese.
Con il testo di Luciano Nattino, verrà portato in scena da J’Arliquato, gruppo folk di Castiglione d’Asti, nell’ambito della rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”
Gelindo anche quest’anno ritornerà con la sua cavagna carica di ricordi e speranze.
Ritorna con le brume e l’odor di mosto, con le prime gelate e l’attesa del lieto evento.
Diceva Nattino: “Ricordo le barbe finte, gli angeli con le ali di cartone, le luci calde della ribalta, un clima di neve fuori e di festa in sala: un tuffo nel cuore della mia infanzia e dei miei primi approcci al teatro. Da quel giorno la divota cumedia è entrata dentro di me.”
E dal 1977 è ininterrottamente grazie a lui sempre in scena nell’astigiano, con varie formazioni.
La favola tradizionale piemontese vuole che Gelindo sia il primo contadino ad arrivare alla grotta (crutin) dove è nato il Bambin Gesù, in quanto è lui che ha dato l’indicazione a Giuseppe e a Maria dove andare a riposare. Anche perché è lui il proprietario del crutin, è lui il padrone del bue. Nel presepe piemontese egli è infatti il primo pastore di fronte alla capanna, con l’agnello sulle spalle.
Gelindo arriva alla grotta a portare cibo, bevande, panni puliti insieme alla sua famiglia. La moglie di Gelindo, Alinda, è la figura che, nella favola e nel presepe, presenta alla coppia di sposi un panno bianco mentre Aurelia, la figlia, porta le uova, Medoro, il cognato, porta i formaggi e Tirsi, il garzone, salamini e vino.
Commenta Massimo Barbero: “Quest’anno, nella traiettoria di approfondire e valorizzare il patrimonio culturale immateriale legato alla memoria di alcune figure mitiche protagoniste di narrazioni e riti popolari riguardanti il periodo dall’Avvento, dal Natale all’Epifania, accanto al Gelindo si è cominciato a narrare del Quarto Re Magio. Siamo, riprendendo le parole dell’antropologo Piercarlo Grimaldi, in momenti pregnanti della letteratura di cultura popolare che scandisce il tempo dell’eterno ritorno così come quello dell’annata agraria. Interessanti ed evidenti sono le analogie, la contiguità semantica, fra i due personaggi: due portatori di doni, due “camminatori”, con percorsi non lineari, buone metafore dell’errare dell’umano in cerca di se stesso e della propria mèta esistenziale. Essi producono inoltre una circolarità ulteriore, che unisce il Natale alla Passione e Resurrezione, contenendo così, entro narrazioni popolari, i misteri più profondi del Cristianesimo ed anche il dipanarsi di quella porzione del calendario contadino incluso tra il riposo invernale e i riti di rinascita primaverile. La riscoperta del Quarto Re Magio è nuovo “innesto” di tradizione nella società contemporanea, per cui si auspica la stessa fortuna ottenuta dal Gelindo, la cui riproposizione puntuale, ad ogni Natale, lo colloca, al momento, al sicuro dall’oblio.”
L’ingresso è gratuito.