Il capodoglio di Vigliano protagonista di “Fossili e Territori”

E' online la quarta puntata della rassegna sulla ricchezza paleontologica dell'Astigiano

L’inedita testimonianza del centenario Riccardo Varaldi, che a 8 anni assistette al ritrovamento del capodoglio di Vigliano (1929), anima la quarta puntata del ciclo di racconti “Fossili e Territori”: “Era uno scheletro perfetto, senza cranio. Posso ricordare oltre dieci metri di lunghezza. Come rimasi colpito io, lo restò tutto il paese”.

Il racconto è pubblicato da oggi sul sito www.astipaleontologico.it e costituisce la quarta uscita del progetto voluto dal Distretto Paleontologico dell’Astigiano e del Monferrato, con la collaborazione del Parco Paleontologico Astigiano, per scoprire gli esemplari non ancora esposti al Museo dei fossili e i luoghi che li hanno custoditi per milioni di anni.

Sotto ai riflettori, questo mese, la storia di una piccola frazione, Valmontasca, in cui nel Novecento sono stati ritrovati grandi cetacei fossili che appassionarono gli esperti.

“Vigliano stupisce e affascina con quell’andare avanti e indietro di balene, capodogli, delfinidi del Mare Padano che sbucano dalla terra, si fanno scoprire in tutta la loro grandezza e poi partono a conquistare un posto in prima fila nei musei” scrive Laura Nosenzo, autrice dei testi con la consulenza di Michelangelo Bisconti, cetologo e ricercatore universitario, e Piero Damarco, paleontologo e conservatore del Museo Paleontologico di Asti. Uno di quegli esemplari, la balena Viglianottera, costituisce da sempre il pezzo forte del museo.

Vigliano è un luogo speciale, emerge dal racconto a più voci dell’autrice, “dove balene e delfini non solo li trovano, ma se li costruiscono anche. Non per produrre falsi, ma per risarcirsi del fatto che i grandi cetacei, una volta scoperti, sono stati portati via: e dunque, più che altro, per riempire l’assenza”. Ecco allora entrare in scena Aldo Alciati, “che costruisce grandi cetacei, in vetroresina o gesso, dopo studi accurati sulle loro caratteristiche e i loro comportamenti; poi li fa trovare, a grandezza naturale, ai bambini, affascinandoli per sempre”.

Alciati è stato uno dei ragazzini che, nel 1959, assistette all’estrazione dalla terra della Viglianottera, così come anche un altro testimone del racconto, Paolo Riva, che all’epoca aveva due anni: la fotografia in bianco e nero, di lui piccino nello scavo della balena, compare su una bacheca del geosito di Valmontasca situato nello stesso luogo in cui fu scoperto il grande cetaceo.

Poi c’è la testimonianza di Maria Grillo, che nella vigna in cui è stato trovato il capodoglio ha lavorato per decenni, ascoltando raccontare l’eccezionale scoperta fatta da Ettore e Carlo Maschio. Soltanto di recente è andata a vedere lo straordinario esemplare (oltre trenta vertebre) al museo: “Me lo sono immaginato tante volte, ma mai così grande. Così era impensabile. Mi devo abituare”.

A Valmontasca il Mare Padano, profondo 30/40 metri, ha lasciato dietro di sé uno scheletro completo di balena e resti vertebrali di un altro esemplare, un delfinide, un capodoglio e una quantità incalcolabile di conchiglie. Perché tanta abbondanza? “Forse un gioco di correnti che li trasportarono già morti – spiega il paleontologo Damarco – ma c’è da tenere conto che la zona di Vigliano, Montegrosso e Mombercelli risulta da sempre caratterizzata da svariati ritrovamenti”.

“Le storie di ‘Fossili e Territori’ – commenta Gianluca Forno, presidente del Distretto Paleontologico – ci fanno sentire fieri dei luoghi in cui viviamo e ci spronano a farli conoscere maggiormente, creando un collegamento sempre più stretto con il museo per arricchire il ventaglio di informazioni rivolte alle nostre comunità e ai turisti”.

La quarta puntata, corredata da numerose fotografie, segnala, inoltre, sei luoghi da scoprire a Vigliano (la sede della Pro loco dove si può vedere la copia ricostruita dello scheletro della Viglianottera e la chiesetta di Valmontasca), Isola d’Asti e Costigliole (area protetta del rio Bragna), Mongardino (Sacro Monte), Rocchetta Tanaro (Parco Naturale). All’attenzione anche la Riserva Naturale della Val Sarmassa (Vinchio, Incisa Scapaccino e Vaglio Serra).

Sul sito www.astipaleontologico.it è possibile leggere anche le precedenti puntate di “Fossili e Territori”.

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