Il navigato uomo politico li stava “strigliando”, mettendoli di fronte ai loro limiti, e loro applaudivano con convinzione. In quell’occasione molti pensarono di stare assistendo alla pagina più mesta della storia repubblicana, ma è purtroppo notorio che non c’è limite al peggio.
Infatti, per far spingere il Movimento 5 Stelle e la Lega a tentare di formazione un governo e far uscire il Paese dallo stallo in cui è entrato la sera del 4 marzo, è servito che il presidente Mattarella pronunciasse un discorso, tanto breve quanto politicamente incisivo, con il quale ha sostanzialmente rimarcato la totale delegittimazione dell’intera classe politica italiana, offrendo a lor signori tre opzioni: accordo per un governo politico, un “governo neutrale” o nuove elezioni.
E sottolineando, con riferimento a quest’ultima ipotesi, che “Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto”. In sostanza, l’inquilino del Colle li ha “commissariati”.
Viste le numerose spade di Damocle che gravano sul Paese (dall’aumento dell’IVA a speculazioni finanziarie sui Mercati), metto a punto un piano B (appunto il governo neutrale) in grado di disinnescare le molte mine sul nostro cammino. Una decisione che è altresì un’ennesima attestazione – stavolta “in punta di Diritto”, come lecito attendersi da un insigne giurista qual è Mattarella – dello scollamento sempre più preoccupante tra la politica ed i problemi del Paese reale.
Che trova conferma anche nel fatto che ormai, in prospettiva, conviene di gran lunga “chiamarsi fuori” (vedasi, giusto per citare un paio di nomi, Di Battista e Calenda) piuttosto che “sporcarsi le mani” cercando di governare.