ASTI – E’ giunto a conclusione all’Istituto “V. Alfieri” di Asti il Progetto Stand UP, che fa riferimento all’Associazione Alice Onlus. I ragazzi della Terza A dell’Istituto Professionale hanno realizzato un video di quasi sette minuti che illustra la regola delle 5D da mettere in atto in caso di molestie di cui si è vittima o a cui si assiste: Distrarre, Delegare, Dare sostegno, Documentare, Dire.
In questo video, visibile nel blog del “Q. Sella” al link Video STAND UP si alternano le mani dei ragazzi e l’esplicitazione delle regole, ma la particolarità è che queste ultime vengono presentate in otto lingue diverse. Oltre all’italiano, all’inglese e al francese compaiono l’arabo, il moldavo, il rumeno e l’albanese, per finire con la lingua dei segni, utilizzata dalla professoressa Lisa Medici.
Questa iniziativa si inserisce nel percorso di Educazione Civica che ha già visto la partecipazione di oltre 7.500 studenti astigiani al Progetto Sos Donna. Le risposte al questionario “Mi aiuti o non mi aiuti?”, i cui risultati a livello provinciale sono stati presentati a dicembre, hanno permesso di constatare che il livello di sensibilizzazione dei giovani sulla necessità di aiutare la vittima di molestie o violenze è molto alto. Essi dichiarano che non esiterebbero a mettere in atto comportamenti pro-sociali invece di rimanere passivi o addirittura indifferenti.
Sentiamo i ragazzi.
Che cosa avete imparato?
Martina, Grace, Chiara, Aslan, Giada, Elisa, Khaoula: “Innanzitutto a riconoscere la violenza di genere, che spesso non viene denunciata per paura delle conseguenze, però per contrastarla la risposta giusta è sempre denunciare. Questo progetto è stato molto utile perché abbiamo imparato a distinguere una molestia da una avance e ad intervenire in modo efficace, con metodi diretti (ad esempio dando sostegno alla vittima o parlando con il molestatore) o indiretti, magari documentando l’accaduto affinché ci sia una prova. La strategia che ci ha colpito di più è l’importanza del dare sostegno alla vittima, questo può aiutarla a superare il trauma”.
Com’è nato il video?
Matteo: “Accogliendo la proposta della professoressa Lisa Medici, dopo l’incontro del 1° dicembre in Aula Magna, abbiamo tradotto le 5 D in tutte le lingue che si parlano nelle nostre famiglie, successivamente abbiamo curato velocemente la scenografia e abbiamo registrato”.
Come giudicate la realizzazione del video?
Iris, Iman, Hamza, Filippo, Ciprian, Greta, Fallou spiegano: “Abbiamo lavorato divisi a gruppi ed è stato coinvolgente vedere come ragazzi di madrelingua diversa si sono “sintonizzati” e hanno discusso su che parole usare. Fare questo lavoro ci ha legato di più a livello personale, perché abbiamo sperimentato emozioni comuni.
Dopo questo lavoro ognuno di noi è più consapevole e riteniamo di essere in grado di comportarci correttamente in situazioni di aggressione o di molestia, che magari prima di questo lavoro non avremmo neanche colto”.
Quale dovrebbe essere il ruolo della scuola?
Francesca ed Emi, partendo dalla constatazione che c’è ancora molto da imparare riguardo all’argomento della violenza di genere, propongono: “Magari l’intervento a lezione di professionisti, di persone che operano sul campo o anche di vittime potrebbe coinvolgere ancora di più. Questi contenuti devono arrivare a tutti gli studenti, sin dalle prime classi, perché solo attraverso l’educazione si può sperare di sconfiggere il fenomeno”.