In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, 88 astigiani hanno partecipato volontariamente allo screening proposto dal personale della Diabetologia, con il supporto dei Volontari dell’Associazione SOS Diabete. Il 12% del campione ha scoperto in quell’occasione di essere a rischio elevato di contrarre la malattia. Il percorso ha previsto la compilazione di un questionario relativo al rischio di sviluppare il diabete nei successivi 10 anni, la valutazione di sovrappeso/obesità, la misurazione della glicemia e la consulenza diabetologica.
Il 52 % del campione aveva oltre 65 anni mentre 31% era fra 55 e 64 anni; il 35% dei soggetti è risultato in sovrappeso, l’8% obeso. Il 7,9% dei partecipanti era già affetto da Diabete tipo 2 (in linea con la prevalenza media italiana dell’8%) mentre si sono riscontrati 2 nuovi casi di Diabete misconosciuto (con glicemia > 200 mg/dl asintomatica) che sono stati indirizzati a programmare un’ulteriore visita diabetologica per la presa in carico ambulatoriale. Complessivamente ed indipendentemente dalla glicemia rilevata è risultato che: il 46% dei partecipanti era a rischio basso di sviluppare diabete (meno del 20% di probabilità nei successivi 10 anni), il 35% a rischio moderato (circa 35 % di probabilità), l’8% a rischio elevato (+ del 50% di probabilità), il 3% a rischio molto elevato (90 % di probabilità). Per tutti la consulenza diabetologica è stata mirata ad evidenziare i fattori di rischio modificabili: si è dimostrato come l’intervento sullo stile di vita, in particolare correggendo la sedentarietà e l’obesità o il sovrappeso, poteva migliorare il “punteggio” riducendo significativamente il rischio di sviluppare diabete negli anni successivi. Al 12% del campione è stato consigliato di effettuare ulteriori esami di approfondimento.
Dall’analisi dei dati emerge chiaramente che la sola misurazione della glicemia non è sufficiente ad intercettare i soggetti più a rischio. Il modello di screening proposto, semplice, ed economico, potrà essere utilizzato anche da figure quali l’Infermiere di Famiglia e di Comunità, previsto dal PNRR, nell’ambito di programmi di educazione sanitaria.