Gianfranco Miroglio: “Il superamento delle barriere architettoniche deve diventare una priorità per Asti”

Le riflessioni del Consigliere comunale di Europa Verde – Verdi

Tornare in consiglio, distanti 15 anni dall’ultima volta e lontani 32 dall’esordio in un’altra era.

Mille persone (meno quattro) hanno messo per iscritto e nell’urna che una rappresentanza dei Verdi in quell’austero posto ci va.

Eccoci, dunque. Eccomi. Come ai bei tempi: resistenza, resilienza, opposizione. Nuove urgenze, nuove emergenze e perfino inconsuete paure, rispetto al passato. Globali, ma con effetti locali. Ovviamente. L’idea era di affrontarle magari con un sindaco votato all’ascolto,  magari insieme a lui  portando l’ambiente in agenda. Non è andata così. L’idea era di mettere sul tavolo domande per immaginare e fissare risposte.

Qualche esempio.

La crisi climatica, l’inquinamento atmosferico, la salute: cosa fare da noi, cosa dirne in città? Che proposte, che progetti? Piano del traffico o piano di viabilità sostenibile? Modificare un concetto, cambiar paradigma: l’uomo, e non più l’automobile, al centro di un civile dibattito? E ancora: ZTL, area pedonale, più piste e percorsi ciclabili, zone 30. Un trasporto pubblico che inviti e che serva. Fattibile? Pensare a un piano regolatore che non preveda mai più consumo del suolo?

Poi un piano del verde, più piante, più natura in mezzo alle case, ogni angolo è buono: in Asti si può vivere meglio? Si può respirare nel centro? E, parlando di verde, la città si ricorda di essere stata soprattutto campagna: nella storia, nei secoli, nei proverbi, nei gusti? Potrà  ridiventare la capitale di un suo feudo morbido di borghi e colline? E del suo fiume che cosa raccontare? Dei torrenti, dei rii? Si potrà troncare un ostinato silenzio fatto di siccità e degrado? Come?

Periferie diluite ogni tanto nel vuoto, bastioni di oblio e di affetti e di rabbie: ripartire di lì? Provarci? Un’economia circolare di responsabilità e di coscienza: raccattare gli avanzi del tempo, recuperarne le tracce e i segni, farne tesoro per restaurare i sorrisi dei luoghi. Ne saremo capaci? E’ così che si può fare cultura, profonda, accogliente, diffusa? Asti potrà diventare la Città dei bambini, dei giovani che non dovranno più fare su le valigie? Che potranno trovare un lavoro, un’idea concreta di occupazione? Sarà, Asti –  anche o di nuovo –  la città dei più deboli, dei diversi, degli “altri”,  di chi ha meno difese?

E la crisi energetica?

Domande, appunto.

E quindi scartabellare i malloppi del Recovery, interrogare le scelte in PNRR. Fare dei conti? Capire. Dove andiamo a parare? Quale svolta?

Era questa l’idea.   Questa è ancora l’idea, la nostra, la mia.

 

A volte ritornano

Invece, mentre l’inutile mantra che recita “nulla sarà mai più come prima” ancora non si spegne (nonostante il Covid mai vinto, nonostante le pestilenze e i deserti arrembanti, nonostante gli scenari tremendi di una guerra vicina),  il primo argomento che mi viene proposto nel post elezione è la pista di motocross in località Valmanera: la riapriamo? E il suo SIC? Che fare?

La mia risposta è semplice e chiara: ciascuno ci pensi ben bene. Ogni cittadino ci pensi ben bene. Valmanera è uno scrigno “certificato”, di natura e di esseri che val la pena difendere dal benché minimo sgarbo. E’ di tutti. Di tutti! E’ un angolo a due passi da piazza del Santo dove, in piccolo, il meraviglioso mosaico della biosfera prova a raccontare se stesso.

Un’altra risposta possibile è, invece, una domanda a mia volta: ma Asti, in termini di priorità e di attenzioni da proporsi, non ha niente di meglio?

La questione, almeno a giudicare dallo sferragliare dei social, è senz’altro divisiva. Allora, per il mio rientro, scelgo (e lo condivido) un tema che dovrebbe raccogliere unanimità e sostegno. Priorità molto alta. Socialmente parlando.

32 anni fa entrai in consiglio offrendo all’allora sindaco Galvagno un improvvisato dossier sulle barriere architettoniche. Lo faccio anche stavolta. E non è un dossier, è un promemoria che arriva da angoli sparsi della città, indirizzato alle istituzioni,  a chi amministrerà. Sono immagini che parlano da sole: percorsi impossibili, buche, salti improvvisi, “voragini” sui marciapiedi, sbarramenti senza senso, passaggi stretti, accessi negati a luoghi pubblici e privati. Giardini e parchi di fatto vietati a chi ha problemi. Occorrono verifiche, un censimento dello stato dell’arte, contatti e consulenze con le associazioni, progetti di intervento e gestione,  un cronoprogramma serio. A giudicare da ciò che sta accadendo in altre città, i finanziamenti – nella pioggia di risorse assegnate – si possono trovare eccome.  In 32 anni, come si vede, si è fatto poco o nulla.

Gianfranco Miroglio

Consigliere di Europa verde – Verdi 

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