Mentre i due vice premier (e, di fatto, “azionisti di maggioranza” di un governo che appare sempre più scisso al suo interno) vengono acclamati, negli studi televisivi e nelle piazze, più come star che non come politici (concetto che, peraltro, entrambi rifuggono come la peste, nonostante Salvini in vita sua non abbia praticamente svolto altro ruolo), coloro che dovrebbero rappresentare un’alternativa restano silenti.
Troppo impegnati a cercare accordi con il neppure troppo lontano alleato (Forza Italia, che dopo la cena tra Berlusconi e Salvini sembra essere più propensa a votare per Foa alla presidenza Rai) o, e ci riferiamo ovviamente al “caso umano” che è diventato il Partito Democratico, a lacerarsi all’interno senza accorgersi che così rischiano seriamente di dilapidare il bacino di voti rimastogli. Clamorosa e grottesca, in tal senso, la cena chiarificatrice prima organizzata e poi disdetta dall’ex ministro Calenda.
Il quale, compiendo una mossa decisamente azzardata e tutt’altro che nel suo stile, vi aveva invitato gli ex premier Renzi e Gentiloni oltre all’ex collega ministro Minniti. “Dimenticando” (?) il Segretario Maurizio Martina e il candidato Segretario Nicola Zingaretti. Con quest’ultimo che, prontamente, ha risposto alla cena elitaria ipotizzando di invitare in trattoria un operaio, uno studente e altri esponenti della società civile. Che è poi quella che più fatica a riconoscersi in questo PD e che certamente la guerra delle cene (o le “cene delle beffe”, come ha sarcasticamente commentato qualcuno) non aiuterà a riconquistare.