Dialoghi tra appassionato e assaggiatore: I vini dei vulcani

APPASSIONATO: Ho assaggiato dell’Aglianico del Vulture e ho letto che si produce su un terreno vulcanico. Cosa significa esattamente?

ASSAGGIATORE: Significa che appartiene alla categoria dei vini di origine vulcanica e, credimi , in Italia ce ne sono parecchi.

APPASSIONATO: Ma quali sono i vantaggi che offre una terra di origine vulcanica?

ASSAGGIATORE: Il terreno di origine vulcanica non è sempre lo stesso, come ti racconterò, ma comunque il prodotto sarà sempre un vino molto ricco di mineralità, e con questa parola intendo un richiamo a odore di pietre, minerali o metalli, come per esempio la grafite, lo zolfo, la selce o la pietra focaia. Ti dico subito che siamo in un campo molto indefinito: c’è chi aggiunge ancora catrame, affumicato e gomma bruciata, e chi invece nega che la ricchezza, la diversità minerale di un terreno si traduca veramente in una differenza di gusto nel vino.

APPASSIONATO: E tu cosa ne pensi?

ASSAGGIATORE: Io so che in certi vini percepisci delle complessità organolettiche che si possono ricondurre a qualcosa legato al minerale (in altre parole qualcosa che non puoi definire con gli abituali sensazioni floreali, fruttate o speziate). Che questi sentori possano essere ricondotti a una diversa composizione del suolo; che questa diversa composizione si possa ricondurre alla sua origine vulcanica, ebbene non sono in grado di dirlo. Quello che è certo è che il gusto generale si sta orientando verso vini con un più articolato corredo olfattivo e gustativo; a questo scopo si lavora con tecniche produttive avanzate, come la vinificazione in riduzione, o in alternativa si attribuiscono queste caratteristiche al suolo vulcanico. Va tutto bene: il vino deve essere buono e se in più mi racconta anche una bella storia, meglio ancora.

APPASSIONATO: Beh, in Italia i vulcani non mancano di certo.

ASSAGGIATORE: No, purtroppo. Ma lasciami prima raccontarti che non esiste un solo tipo di terreno vulcanico, può cambiare a seconda del tipo di eruzione. Se sarà stata di tipo esplosivo avrà prodotto ceneri e pomici con formazione di terreni leggeri e astrutturati che nel tempo danno origine a tufi, a loro volta degradanti in suoli sabbiosi, grossolani e ricchi di argilla. Invece le colate di lava raffreddate danno origine a terreni più scuri e superficiali costituiti da silice, ossidi di alluminio, di magnesio, ferro, sodio e potassio. Altro discorso sono le eruzioni vulcaniche subacquee che danno origine a masse vetrose. Il fondo di questi mari poi emerge, come nella zona del Soave, e queste masse vetrose si trasformano in un materiale giallastro, ricco di ossidi di ferro.

APPASSIONATO: Parliamo di milioni di anni fa, vero?

ASSAGGIATORE: Certamente, decine, centinaia di milioni di anni fa.

APPASSIONATO: E quali sono queste zone?

ASSAGGIATORE: Già ti ho citato il Soave. Poi a Nord di Verona e Vicenza abbiamo i monti Lessini con il Durello; anche i Colli Euganei sono una catena di origine vulcanica, a Sud-Ovest di Padova- Poi scendiamo ed ecco terreni vulcanici a Orvieto, a Pitigliano, a Montefiascone, arriviamo al grande addormentato, il Vesuvio, e accanto i Campi Flegrei, e ancora scendendo verso Sud l’anello che circonda l’Etna e infine Pantelleria. Ho lasciato per ultimo il Vulture, con cui abbiamo cominciato il discorso.

APPASSIONATO: Già, cosa pensi dell’Aglianico del Vulture?

ASSAGGIATORE: Prima lasciami dire che il Vulture è stato un vulcano isolato, non in catena, attivo fino a poco tempo tempo fa, 130.000 anni, che sembrano tanti, ma per la storia del mondo è come dire ieri. Oggi è una montagna alta 1326 metri, ricoperta da una fitta vegetazione favorita dalla naturale fertilità del terreno. Siamo in provincia di Potenza, le vigne possono arrivare fino a 700 m s.l.m. Ed è ancora diffusa il tradizionale allevamento a alberello. Se ne ottiene un grande vino rosso, dal colore intenso che può arrivare al granato; ecco in bocca la ricchezza di sapori che ci aspettiamo dopo tutto quello che abbiamo detto sui vini di origine vulcanica: è caldo, con tannini presenti ma contenuti, addomesticati, grande sapidità e armonia che gioca tra asciuttezza e velluto.

APPASSIONATO: Allora ho aperto una buona bottiglia!

ASSAGGIATORE: Ma certo, però lasciami ancora parlare di un altro grande vino di origine vulcanica, questa volta si tratta di un vino nostro, piemontese.

APPASSIONATO: Abbiamo avuto vulcani anche in Piemonte?

ASSAGGIATORE: Si, ti parlo di un vero e proprio supervulcano, viste le sue dimensioni, attivo 60 milioni di anni fa, formatosi dalla collisione tra la placca africana e quella europea, da cui si svilupparono le Alpi. Qualche anno fa fui invitato a una degustazione di Boca nella cantina Podere ai Valloni; facemmo un giro nelle vigne, dove si trova granito e tufo, dove qua e la si vedevano delle pietre ovali, rosa, grosse come uno sgabello, sai cos’erano?

APPASSIONATO: Cos’erano?

ASSAGGIATORE: Erano i lapilli! Questo ti dice quanto potente fosse questo supervulcano. Bene, il vino che se ne ottiene è prodotto con il Nebbiolo, che qui è chiamato Spanna, con l’aggiunta di Vespolina e Uva Rara, importanti per ammorbidire un po’ la ruvidezza di un Nebbiolo nutrito di potenti sali minerali. Se ne ottiene un vino rosso esaltante per complessità e ricchezza gusto-olfattiva, una vera sfida a cercare e riconoscere tutte le sfumature che ti offre. Non ce n’è molto, è una piccola produzione: come tutte le cose buone devi faticare un po’ a trovarla.

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