Ad Asti dal 25 al 31 agosto torna AstiTeatro, lo storico festival di teatro nazionale e internazionale, con la direzione artistica di Emiliano Bronzino, giunto alla 43esima edizione e co-organizzato dal Comune di Asti e da Associazione Craft, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del Bando VIVA, in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo e Progetto Teatro Ragazzi e Giovani Piemonte, con il sostegno del Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Fondazione CRT, SCENA UNITA, Fondazione Cesvi, La Musica che Gira, Music Innovation Hub, Fondazione CrAsti, in collaborazione con Torino Jazz Festival Piemonte e Diavolo Rosso.
43 edizioni che dal 1979 hanno visto passare ad Asti infinite espressioni drammaturgiche e teatrali, co-produzioni internazionali con festival come Avignone, Santarcangelo di Romagna e Spoleto, oltre a innumerevoli prime nazionali. Asti da 43 anni è una città che respira teatro e che ha modificato il suo assetto architettonico anche in quest’ottica, con interventi di riqualificazione urbana che hanno portato a nuovi luoghi di aggregazione e, nel centro storico, suggestive location per spettacoli teatrali.
AstiTeatro è un festival con la vocazione di luogo di scambio e di ritrovo. Dal 2017 il direttore artistico del festival è Emiliano Bronzino, regista diplomato al Teatro Stabile di Torino, sotto la direzione artistica di Luca Ronconi, per il quale ha lavorato come assistente per anni. È regista per il Piccolo Teatro di Milano, direttore artistico della Fondazione TGR Onlus e ha collaborato a lungo con Spazio Kor, Fondazione TPE e per l’INDA al Teatro Greco di Siracusa.
Ad affiancare il Comune nella progettazione e l’organizzazione del festival c’è Associazione Craft, realtà nata ad Asti nel 2014 dall’incontro di un gruppo di professionisti che si occupa di progetti in vari ambiti dell’arte e della cultura a livello cittadino, regionale, nazionale ed internazionale, e che dal 2016 gestisce Spazio Kor.
Importanti per AstiTeatro anche le collaborazioni, come quella ormai consolidata da anni con la Fondazione Piemonte dal Vivo, con la quale si condivide una visione strategica sui temi dell’offerta culturale e della mobilità del pubblico.
Tra i nuovi sostenitori SCENA UNITA – per i lavoratori della Musica e dello Spettacolo, un fondo privato gestito da Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 – in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub.
Questo il programma del Festival AstiTeatro 43
Mercoledì 25 Agosto
Ore 20.30 Teatro Alfieri
Sesto Potere
Nascita di una democrazia violata dall’odio, dal denaro e dalla vendetta
PRIMA REGIONALE
Scritto e diretto da Davide Sacco
Con Gianluca Gobbi
e con Tommaso Arnaldi, Guglielmo Poggi, Valentina Violo
e con la partecipazione in video di Francesco Montanari con la voce di Antonio Zavatteri Scene Luigi Sacco
Luci Francesco Barbera
Effetti sonori Pietro Lama
Costumi Isabel Passayan Corona
Aiuto regia Raffaele La Pegna
Responsabile di produzione Sara Valerio
Organizzazione Ilaria Ceci
Comunicazione Raffaella Martellotti ed Emiliano Luciani
Ufficio stampa Carla Fabi & Roberta Savona
Produzione LVF e Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Manini
in collaborazione con AstiTeatro
Dopo il quarto potere della stampa e il quinto potere della televisione, un sesto potere, molto più sottile, molto più infimo, che scivola tra gli smartphone, nelle notifiche Facebook e nelle stories su Instagram.
In un garage chissà dove tre ragazzi lavorano per un partito creando fake news per manipolare le elezioni. È l’ultima sera prima del silenzio elettorale e i sondaggi sono a loro favore, ma quando Malosi, un giornalista molto seguito, distrugge in diretta il vicesegretario del partito, crollano drasticamente. I ragazzi capiscono che l’unico modo per riportare la situazione a loro favore non è più creare false notizie sugli avversari, ma screditare direttamente il giornalista. In pochi minuti investono migliaia di euro e mettono in rete la notizia che Malosi ha preso dei soldi per pilotare la campagna elettorale. I ragazzi esultano quando il presidente di rete sospende la trasmissione di Malosi. Hanno raggiunto il loro obiettivo. Ma hanno anche finito il loro budget. I tre ragazzi sono molto diversi tra loro: uno è mosso dalla rabbia, ardore politico; un altro fa questo lavoro per soldi, la terza sembra avere per Malosi un odio personale. Quando gli hacker si accorgono di aver esaurito i fondi, iniziano a discutere pesantemente tra loro, fino a prendere la decisione che dovrà essere proprio il giornalista a risarcirli. In una pausa pubblicitaria lo raggiungono telefonicamente e lo ricattano…
Ore 22.00 Cortile del Michelerio
Jackie
PRIMA NAZIONALE
Di Elfriede Jelinek
Traduzione/drammaturgia Luigi Reitani/Werner Waas
Con Romina Mondello
Scene Jessika Koba
Manichini Raffaella Montaldo
Costumi Pamela Aicardi
Luci Andrea Violato
Movimenti coreografici Artemis Danza – Monica Casadei
Assistente Mattia Molini
Musiche e suoni Andrea Salvadori
Video scenografia Marco Schiavoni
Regia Emilio Russo
Assistenti alla regia Claudia Donadoni e Federica Finotti
Produzione Tieffe Teatro Milano/CMC SOC. COOP.
Scritto nel 2002, due anni prima di ricevere il Nobel per la letteratura, il testo teatrale di Elfriede Jelinek mette al centro della sua indagine un personaggio controverso e, per molti versi inafferrabile, come Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier. Jackie, appunto. Protagonista di una narrazione, dove diventa testimone a tratti feroce di un’epoca dove il sogno americano di democrazia e pace “un po’ alla buona” era governato dal potere di una famiglia che offuscava con il bianco splendente di sorrisi patinati, abiti e gioielli, figli biondi e felici, una trama fatta di segreti, malattie, sesso, alcol, droga e morte. Però i miti restano miti. E Jackie lì resta. E la Jelinek la vede ora e forse per sempre in un’altrove, che non è più la vita, dalla quale si è già congedata, ma nemmeno un aldilà, così come lo immaginiamo. Probabilmente è il paradiso o l’inferno in cui lei continua ad esistere nell’epoca della comunicazione di massa. D’altronde quest’epoca è nata con lei. Colpisce l’utilizzo del tempo presente nella narrazione, come se Jackie potesse permettersi di vivere il tempo in maniera orizzontale e i fatti come se lei fosse lì in quel momento. Infatti il tempo continua ad esistere anche nel passato e si fa beffe di noi, del nostro presente, figuriamoci del futuro. Colpisce l’ossessione dell’autrice e del personaggio sull’immagine dei sedili posteriori della limousine presidenziale nel momento dell’omicidio di Dallas, forse il fotogramma più famoso della storia. Jackie dice che con quello sparo è finito tutto questo, anzi tutto è iniziato da quello sparo. Nell’unica didascalia la Jelinek invita a pensare al famoso tailleur rosa indossato a Dallas. L’altra ossessione è quella dei suoi “troppi” abiti, della “troppa” carne di Marylin, del “troppo” sesso di Kennedy. Il suo racconto è in apparenza privo di morale e di giudizio, quasi leggero, ma in realtà si sente tutto il peso della sua vita, dei suoi morti, dei tradimenti, della sua stanchezza, del suo essere icona per le edicole dei giornali.
Giovedì 26 Agosto
Ore 20.00 Spazio Kor
Untold
Compagnia UnterWasser
Ideazione, creazione, performers Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio
Colonna sonora originale POSHO
Progettazione luci Matteo Rubagotti
Produzione esecutiva: Pilar Ternera / NT
Con il sostegno di: Nuovo Teatro delle Commedie, Straligut Teatro, Officine Caos, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Meridiano Zero, Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/ Kilowatt Sansepolcro)
Untold, ovvero non detto. Ciò che non può essere detto non può essere elaborato e risolto. Dall’ombra del rimosso emergono crepe e incongruenze, gli elementi nascosti lasciano segni e messaggi, premono sulla superficie, chiedono di essere messi in luce. “Untold” è un viaggio introspettivo, frutto di un’accurata ricerca sulle potenzialità del teatro d’ombre. Una proiezione a vista di corpi e oggetti in cui l’Illusione e lo svelamento dell’artificio convivono. Il linguaggio del teatro visuale si fonde con una colonna sonora originale che diviene parte integrante della drammaturgia. Tre ombre. Tre abissi dentro i quali ogni individualità rivela la propria intima autocensura. Sono storie narrate per fotogrammi “analogici”, performance del collettivo indipendente UnterWasser che, con il suo tipico linguaggio visivo e sonoro, conduce il pubblico in personali viaggi interiori alla ricerca dei meccanismi di autodifesa che inibiscono l’azione. Si intravvedono le tre performer nel buio della scena mentre costruiscono in diretta le sequenze e il montaggio del racconto, spostandosi nello spazio a ritmo del suggestivo universo sonoro di Posho. Le lampade sono le videocamere; le scene e i personaggi, invece, sono artigianali miniature che, per mezzo di un gioco di luci ed ombre, prendono vita in un flusso di immagini, cambi di prospettiva, soggettive e grandangoli: la sensazione è di trovarsi di fronte a un cortometraggio in stile Hitchcock. Si entra nello spazio privato delle loro stanze, in un momento quotidiano: le inquadrature si fanno sempre più dettagliate fino a penetrare nei meandri dell’inconscio, dove le tre figure si scontrano con blocchi, paure e segreti indicibili. Sarà un viaggio in treno e l’incontro con l’altro a regalare loro una risata liberatoria. Con un linguaggio originale che sfiora l’incanto della favola, UnterWasser racconta un comune percorso di liberazione da ingombranti e censorie costruzioni mentali, quelle che conducono a una rischiosa chiusura in se stessi e al nichilismo, mostri che – sembrano dire – si rivelano più docili se affrontati insieme.
Ore 21.30 Teatro Alfieri
Ionica
Di Alessandro Sesti ed Alfonso Russi
Con Alessandro Sesti
Musiche originali eseguite dal vivo:
Debora Contini – clarinetto
Federico Passaro – contrabbasso
Federico Pedini – chitarra
Disegno luci Marco Andreoli
Con il fondamentale contributo di Andrea Dominijanni, Giuseppe Dominijanni e il commissario Luigi Portesi
Spettacolo sostenuto da Libera
Co-produzione Infinito srl. – Capotrave/ Kilowatt e Armunia centro di residenza regione Toscana, Teatro E. Thesorieri e Strabismi
Andrea Dominijanni è un testimone di giustizia calabrese che nel 2014 ha avuto il coraggio di denunciare la ‘ndrangheta. Grazie al suo atto d’amore verso la società, la giustizia ma soprattutto verso la sua grande e bella famiglia, Andrea ha contribuito ad infliggere un colpo durissimo alla ‘ndrangheta ionica. Sono stati trenta gli anni di sottomissione alle leggi e alle prepotenze mafiose che Andrea ha ricostruito nelle sue testimonianze.
Purtroppo la storia ci fornisce una certezza: la ‘ndrangheta non dimentica… Non è una questione di “se”, ma di “quando”.
Spiega Alessandro Sesti: “Il progetto prosegue quell’ambiente di ricerca teatrale che sto portando avanti dal 2015: Teatro di narrazione raccontando storie di mafia, di atteggiamenti omertosi, di denuncia. Ogni volta per farlo ho accumulato materiale attraverso interviste con persone direttamente o indirettamente coinvolte; mi sono ispirato a libri autobiografici, conosciuto parenti e amici delle vittime, respirato il clima che immancabilmente li circonda nei luoghi e nel tempo. Questa volta ho deciso di approfondire la questione. Per scrivere questo lavoro ho vissuto per giorni sotto scorta insieme ad Andrea Dominijanni, testimone di giustizia che vive a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, in Calabria. In questo percorso mi sono fatto aiutare da Alfonso Russi, un amico che il mio mestiere mi ha fatto incontrare alcuni anni fa. All’epoca studiavo ed era strano vedere un signore dai capelli bianchi ad un laboratorio teatrale. Quella voce bassa, una fantasia fuori dall’ordinario. Dopo qualche tempo, mentre una mattina ero al lavoro in un bar, arrivò e disse: “dobbiamo festeggiare, un giorno ti dirò perché”. E vallo a sapere che questo perché lo avrei capito solo durante la costruzione di questo spettacolo. Alfonso quella polvere chiamata ‘ndrangheta l’ha respirata per sei lunghi anni, svolgendo l’attività di consulente tecnico presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Ora ha messo a disposizione le sue conoscenze ed i suoi ricordi per permetterci di costruire questo testo teatrale. L’esperienza e le emozioni accumulate in quei giorni sono state ben più grandi delle nostre aspettative. Poterle restituire non è solo un compito ed una promessa fatta ad Andrea, ma un onore”.
Venerdì 27 Agosto
Ore 18.30 Teatro Alfieri
Cenerentola – Rossini all’Opera
Spettacolo per famiglie
Di Pasquale Buonarota, Nino D’Introna, Alessandro Pisci
Musiche Gioachino Rossini
Adattamento musicale al pianoforte Maestro Diego Mingolla
Con Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci e Mirjam Schiavello
Regia Nino D’Introna
Scene Lucio Diana
Costumi Roberta Vacchetta
Trasformazioni a cura di Studio Mutazioni / Michele Guaschino
Creazione luci Nino D’Introna in collaborazione con Emanuele Vallinotti
Tecnico audio e luci Emanuele Vallinotti
Una produzione Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus
In collaborazione con Unione Musicale Onlus e Cie Nino D’Introna
In collaborazione con Progetto Teatro Ragazzi E Giovani Piemonte e Fondazione Piemonte dal Vivo
Una giovane ragazza di nome Angelina sta facendo le pulizie in teatro e viene attratta da un elegante paio di scarpe da donna rimasto sulla scena. Il teatro però sta chiudendo e Angelina non fa in tempo ad uscire che la scena prende vita animata dalla comparsa del geniale maestro Gioachino Rossini. Il grande musicista deve comporre una nuova opera lirica ma ancora non trova una storia adatta al suo estro musicale, mentre un instancabile appetito lo distrae dal suo lavoro. Sulla scena è presto affiancato dal librettista Jacopo Ferretti, abile poeta e paroliere che lamenta di non poter lavorare senza l’ispirazione musicale del maestro Rossini. Angelina, una ragazza dei giorni nostri, con la sua voce e la sua forte personalità, aiuterà i due artisti ottocenteschi a unire musica, parole e canto in un’opera lirica divenuta famosa in tutto il mondo: “Cenerentola ossia il trionfo della bontà”.
Ore 22.00 Cortile del Michelerio
Livore – Mozart e Salieri
Uno spettacolo di VicoQuartoMazzini
Con Michele Altamura, Francesco d’Amore, Gabriele Paolocà
Drammaturgia Francesco d’Amore
Regia Michele Altamura e Gabriele Paolocà
Scene Stefano Corona, Alessandro Ratti
Light design Daniele Passeri
Tecnica Stefano Rolla
Management e distribuzione Theatron 2.0
Ufficio stampa Maddalena Peluso
Produzione VicoQuartoMazzini, Gli Scarti, Festival delle Colline Torinesi
Con il sostegno di Armunia e Teatri associati di Napoli/C.Re.A.Re Campania
In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo
“Ogni volta che un mio amico ottiene un successo, una piccola parte di me muore” Gore Vidal
“Livore” è un motore che corre dentro l’umano. Istintivo, primitivo, ineluttabile. Frenarlo, contenerlo è impresa impossibile. Abita nel profondo dell’animo e si nutre di quella assoluta solitudine. Una lenta, disperata macerazione interiore pronta a esplodere nel momento più inopportuno. “Livore” è una scrittura che prende spunto dal mito del Mozart e Salieri e scava nelle ragioni dell’invidia nel mondo contemporaneo. Due attori, uno di talento e senza una lira, l’altro mediocre ma di successo, aiutato nella sua scalata da un fidanzato/agente capace di costruire una rete di rapporti in grado di “valorizzare” la sua incapacità. Poche ore prima di una cena con “la gente che conta” l’attore di talento fa irruzione in casa della coppia dando inizio a un match all’ultimo sangue in cui la finzione dei rapporti umani si troverà a fare i conti con la verità dell’azione scenica. Un campo minato dove la vita trattenuta deflagrerà e le parvenze ostentate si ridurranno in frantumi.
Spiega la compagnia: “Con questo lavoro riflettiamo sul livore con cui denti non afferrano il pane che altri livorosi non sanno di avere, su come la ricerca del merito e del prestigio non sia la sola chance per la riconoscenza e su come a volte, dietro l’invidia, possa nascondersi la meraviglia dell’adorazione”.
Sabato 28 Agosto
Ore 20.00 Teatro Alfieri
Dentro
PRIMA REGIONALE
Drammaturgia e regia Giuliana Musso
Con Giuliana Musso e Maria Ariis
Musiche originali Giovanna Pezzetta
Consulenza musicale e arrangiamenti Leo Virgili
Scene Francesco Fassone
Assistenza e direzione tecnica Claudio Parrino
Una produzione La Corte Ospitale
Coproduzione Operaestate Festival Veneto
“Dentro” è la messa in scena dell’incontro con una donna e con la sua storia segreta.
La storia di una verità chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto.
Un’esperienza difficile da ascoltare. Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità.
Il segreto ha un contenuto preciso e un fine positivo: protegge qualcosa o qualcuno.
Il tabù invece, per noi, oggi, è il puro terrore di sapere, quindi il suo contenuto rimane ambiguo e indeterminato.
Spiega Giuliana Musso: “In tutte le vicende di abuso sui minori che io ho conosciuto per voce delle vittime nessun colpevole è mai stato condannato. La violenza sessuale è un segreto che permane tutta una vita dentro alle case, dentro agli studi dei medici, degli psicoterapeuti o degli avvocati, in quelle dimensioni private in cui le vittime possono restare confinate senza venire riconosciute. I fini compassionevoli del segreto quasi sempre si fondono con quelli vergognosi della censura e con quelli inconsci del tabù.
L’esistenza stessa delle vittime, con la loro rabbia inavvicinabile o con il loro inconsolabile dolore, ci turba fino alle radici e così, pur di non maneggiare l’odio dei padri, deploriamo quello dei figli. Storia antica quanto il patriarcato: narrazioni che sono strategie di rimozione e occultamento, prime tra tutte la normalizzazione stessa dell’abuso e la colpevolizzazione della vittima. Persino le storie fondanti della civiltà occidentale sono tutte storie di traumi, eppure, mentre conosciamo tutto di Edipo, di Laio invece, il padre assassino, sappiamo ben poco. Da sempre, pur di salvare l’ordine dei padri, costruiamo impalcature concettuali che fanno perdere consistenza alla realtà dei traumi e alla voce dell’esperienza. E se la nostra esperienza di violenza non può essere riconosciuta allora viene minata alla radice la nostra dimensione ontologica, noi stessi forse smettiamo di esistere”.
Ore 22.00 Spazio Kor
L’Asino
PRIMA NAZIONALE
Di Jon Jesper Halle
Traduzione italiana di Maria Sand
Con Stefano Sabelli e Anna Paola Vellaccio
Regia e scena Gianluca Iumiento
Musiche dal vivo Arianna Sannino
Costumi, quadri e aiuto regia Eva Sabelli
Scene e visual art Keziat
Una coproduzione
Teatro del Loto di TeatriMolisani – Ferrazzano CB
Florian Metateatro Centro di Produzione – Pescara
KHIO KUNSTHØGSKOLEN
Oslo National Academy of the Arts
Quartieri dell’Arte – Viterbo
Un’opera sperimentale scritta in una fase di ricerca e studio delle teorie sulla scrittura polivocale, elaborate dal teorico americano Paul Castagno. Tipico del polivocale è il movimento dell’azione scenica creato da un dialogismo interno tra le voci che compongono l’opera, in continuo scontro dialettico fra di loro. Il Testo si sviluppa nell’intreccio tra un piano narrativo naturalista – la disperata ricerca del senso della vita di Kari, Anna Paola Vellaccio, una donna già avanti con l’età – e quello mistico-metaforico – dove la narrazione prende improvvisamente una connotazione epica e multiforme con il ruolo di Voce, interpretato da Stefano Sabelli. Assumendo a volte le fattezze di uomini che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita, altre volte mostrandosi come una figura di emancipazione, una sorta di guida spirituale, un traghettatore mistico, Voce si presenta a Kari per aiutarla a liberarsi da ogni restrizione che soffoca la sua apatica e informe vita.
I due, lasceranno insieme la gabbia della casa a schiera con giardino di Kari per avventurarsi in un lungo viaggio, dove il mondo interiore di Kari corre verso le creste montane e verso rifugi, fiumi e laghi della terra dei fiordi. Un continuo e doloroso scavo nella memoria che fa emergere le scelte di cui la donna sente di doversi pentire. Le verità mai confidate. Critico nei confronti della claustrofobica e perbenista società norvegese, “L’Asino” descrive il sentimento di sentirsi intrappolati dalla vita, dal passato, oppressi da una società conformista (quella scandinava, ovviamente, con riscontri però anche in altre realtà occidentali), mentre insorge prepotente una spinta emotiva – come un sordo Urlo alla Munch – che ti spinge ad abbandonare tutto e tutti. Guidata da Voce, che la sfida con nuovi e continui interrogativi costringendola senza sosta a una sorprendente migrazione mentale, Kari intraprende il suo ultimo, più lungo e difficile viaggio.
Domenica 29 Agosto
Ore 19.00 Spazio Kor
I Sognatori
Spettacolo di teatrodanza per famiglie
Di Manuela Capece e Davide Doro
Con Erica Meucci, Giuseppe Claudio Insalaco e Piergiorgio Gallicani
Una produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
In collaborazione con Progetto Teatro Ragazzi E Giovani Piemonte e Fondazione Piemonte dal Vivo
Si dice che quando Gigante è nato è uscito dalla pancia della sua mamma facendo una capriola. Poi, invece di piangere come fanno tutti i bambini appena nati, ha cantato una canzone, ha recitato una poesia e infine ha raccontato una barzelletta. Era chiaro a tutti che Gigante voleva fare uno spettacolo. Poi un giorno Gigante è diventato vecchio e allora per aiutarlo sono arrivati Cico e Pallina. Anche loro vogliono fare uno spettacolo. E poi sono giovani e belli, Cico che ha il cuore tenero e i muscoli d’acciaio fa innamorare tutte le ragazze e Pallina che si chiama così per la forma dei suoi occhi fa innamorare tutti gli altri.
Gigante insiste con la storia della luna, forse perché è vecchio e l’ha vista per davvero. Cico e Pallina non l’hanno mai vista o forse non se la ricordano perché sono troppo giovani. Non sanno se la storia della luna è vera, ma Gigante dice che è sicuro, è sicuro che se faranno lo spettacolo lei tornerà e tutti la potranno vedere. Cico Pallina e Gigante cercano la luna e questa è la loro storia.
Le celebrazioni del centenario della nascita di Federico Fellini sono l’occasione per una riflessione sulla necessità di coltivare la capacità di immaginazione tipica del bambino, quello straordinario talento che appartiene all’infanzia di muoversi liberamente tra verità e finzione, tra reale e immaginario. Partiamo insieme per un viaggio onirico, incontriamo le maschere di una vita immaginata, crediamo nell’impossibile.
Ore 22.00 Cortile del Michelerio
Shadows. Omaggio a Chet Baker
Tromba Fabrizio Bosso
Pianoforte Julian Oliver Mazzariello
Voce recitante Massimo Popolizio
Produzione Fabrizio Bosso Management
In collaborazione con Torino Jazz Festival Piemonte
Le memorie perdute è il titolo del diario di una vita scritto da Chet Baker, ritrovato dieci anni dopo la morte del “James Dean” dei musicisti, progenitore del cool jazz che Fabrizio Bosso, Julian Oliver Mazzariello e Massimo Popolizio interpretano e rileggono. Le note di Baker saranno restituite dalla tromba di Fabrizio Bosso e le sue memorie dalla voce di Massimo Popolizio. Un incontro che avrà il potere di evocare il passaggio unico su questa terra di un romantico jazzista alato. Il 13 maggio 1988 Chet Baker morì cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. Quello che viene prima è una folle corsa tra musica, eroina, cool jazz, dagli anni Cinquanta agli Ottanta, dentro e fuori dal carcere, di amore in amore, da una parte all’altra dell’Atlantico, fino in Italia. Per la prima volta Chet Baker ci fa ascoltare la sua vera voce, lasciandoci entrare nel suo mondo scompigliato e affascinante. In questo prezioso memoriale, scoperto a dieci anni dalla sua morte misteriosa, si susseguono ricordi d’infanzia, vividi e complicati rapporti d’amore, l’esperienza del carcere e delle droghe e infine – naturalmente – la musica. Durante tutto l’arco della sua vita Chet Baker torna sempre, infatti, a rifugiarsi sotto le ali accoglienti delle note della sua tromba e della sua voce inconfondibile. A corollario del testo pubblicato da Minimum Fax
Massimo Popolizio racconta e commenta, con la sua voce straordinaria, il personaggio di Chet Baker anche attraverso altri scritti, in prosa e poesia da lui scelti, interagendo con Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello e conducendo il pubblico in un mondo, ora oscuro ora lieve, così come fu la vita del grande trombettista di Yale.
Lunedì 30 Agosto
Ore 19.00 – 20.30 – 22.00 Spazio Kor
Architettura della Disobbedienza
PRIMA REGIONALE
Ideazione del progetto Francesco Fassone
Creazione e messa in scena Emiliano Bronzino, Francesco Fassone, Maria José Revert
Drammaturgia Fabrizio Sinisi
Performer Maria José Revert
Voce narrante Daniele Timpano
Paesaggi sonori Petrolio
Performer trainer Alfonso Crosetto
Collaborazione alla creazione Elisabetta Maniga
Produzione Associazione Craft all’interno del progetto di ricerca “Tango-Down Athena, Il teatro come hackeraggio del mito urbano”, coordinato dal POLIMI DESIS Lab del Dipartimento di Design – Politecnico di Milano.
Coordinamento Scientifico Davide Fassi (coordinatore), Annalinda De Rosa, Francesco Vergani, Virginia Tassinari
Il progetto è realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del Bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea.
“Architettura della disobbedienza” è una performance immersiva e interattiva, per un numero limitato di spettatori, che indaga il concetto di inconscio collettivo della città, interrogandosi sulle discrepanze che vengono a crearsi tra l’immagine istituzionale e mediatica dello spazio urbano contemporaneo e la percezione soggettiva che ne hanno gli abitanti. Gli spettatori vengono guidati da una performer ad intraprendere un viaggio ad occhi chiusi, il cui obiettivo è la visualizzazione di una città generata dalla somma delle immagini prodotte dalla mente di tutti i partecipanti. La performance si costruisce work in progress, a partire dalle domande che la performer rivolge agli spettatori, guidandoli attraverso un viaggio fatto di ostacoli, bivi da prendere e scelte da compiere. La creazione collettiva del racconto e dell’immaginario che ne scaturisce genera una sorta di affresco invisibile, una scultura di pensiero, in cui i tasselli che si aggiungono progressivamente vanno a completare il paesaggio di una città immaginata, governata da leggi arbitrarie. Le menti dei partecipanti sono gli unici architetti. Con il cambiare degli spettatori, ad ogni ciclo di rappresentazione, il racconto si configura in una forma completamente diversa. L’immaginario che prende vita è unico e irripetibile. Come fase preparatoria, prima di accedere all’area performativa, il pubblico transita all’interno di un’installazione audio/video, accompagnato dalla voce di Daniele Timpano.
Ore 21.30 Teatro Alfieri
Ottantanove
PRIMA REGIONALE
Drammaturgia e regia Elvira Frosini e Daniele Timpano
Con la collaborazione artistica di David Lescot
Con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini, Daniele Timpano
Disegno luci Omar Scala
Assistenza alla regia e collaborazione artistica Francesca Blancato
Scene e costumi Marta Montevecchi
Musiche originali e progetto sonoro di Lorenzo Danesin
Amministratore di compagnia Andrea Maltagliati e Laura Belloni
Produzione Teatro Metastasio di Prato
In collaborazione con Kataklisma Teatro e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Residenze artistiche Istituto Italiano di Cultura Parigi, Città delle 100 Scale Festival
Un ringraziamento a Compagnie du Kaïros – France
Vincitore della Menzione Speciale Franco Quadri nell’ambito del Premio Riccione 2019
- La Rivoluzione Francese tocca e cambia tutta l’Europa fondando il mondo in cui viviamo. Ma cosa ne rimane 230 anni dopo? Elvira Frosini e Daniele Timpano, affiancati per la prima volta in scena da Marco Cavalcoli, tornano con la loro scrittura affilata e spietatamente ironica, pronti ancora una volta a scandagliare e a smascherare l’apparato culturale occidentale con tutti i suoi simboli e le sue retoriche fino ad arrivare all’osso dei suoi miti fondativi. Passato e presente, storia francese e storia italiana, modernità e postmodernità si sovrappongono sul palco in un percorso volto a mettere in crisi le nostre vite “democratiche” e l’immaginario legato al concetto di rivoluzione. Una rivoluzione è ancora possibile? E in che modo? Oppure si tratta di una cosa vecchia, novecentesca, conclusasi in un altro tempo e in un’altra Storia?
“Il nostro è uno sguardo da italiani, da cuginetti d’oltralpe, lo sguardo dei parenti poveri, meno evoluti, da liberare e civilizzare – commentano Frosini/Timpano – La Rivoluzione francese non l’abbiamo fatta noi. Anzi. L’abbiamo in parte subita. La Rivoluzione si intreccia con la nostra storia e con l’avvio del nostro stesso mito fondativo, il Risorgimento: il tricolore italiano nasce il 7 gennaio del 1797 in piena Repubblica Cispadana controllata dai francesi. Ma il nostro è anche uno sguardo da europei occidentali, perché nonostante tutto siamo gli eredi della Rivoluzione. Le nostre democrazie, l’Europa di oggi, tutto il mondo in cui viviamo è stato fondato allora. L’Europa è un’entità contraddittoria, in evidente crisi politica e democratica, ma che continua a proclamare come suoi fondamenti identitari i diritti civili, la sovranità popolare, la cittadinanza, le libertà di stampa, riunione, culto, associazione, la democrazia. Concetti nati durante la Rivoluzione e in essa già traditi, ancora oggi sbandierati e utilizzati in qualunque discorso pubblico europeo, nonostante suonino ormai svuotati di senso, di sostanza, come gusci vuoti lasciati sulla spiaggia. Cose nate allora la cui carcassa ci ritroviamo oggi tra i piedi, ma svuotata di ogni contenuto, come le mummie imbalsamate degli egizi, con tutti gli organi chiusi in un vaso canopo – la milza, gli intestini, il cuore, il fegato – e la vuota forma del corpo glorioso che fu, tuttora affascinante e persistente come un deodorante, ormai definitivamente morta. Che fine ha fatto, non diciamo la vita, ma almeno il canopo?”.
Martedì 31 Agosto
Ore 19.00 – 20.30 – 22.00 Spazio Kor
Architettura della Disobbedienza
(replica)
Ore 22.00 Teatro Alfieri
Shakespearology
PRIMA REGIONALE
Concept e regia Sotterraneo
In scena Woody Neri
Scrittura Daniele Villa
Luci Marco Santambrogio
Costumi Laura Dondoli
Sound design Mattia Tuliozi
Tecnica Monica Bosso
Produzione SOTTERRANEO
Sostegno Regione Toscana, Mibact
Residenze artistiche Centrale Fies_art work space, CapoTrave/Kilowatt, Tram – Attodue, Associazione teatrale Pistoiese
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, del network europeo Apap – Performing Europe 2020 ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
Shakespearology è un one-man-show, una biografia, un catalogo di materiali shakespeariani più o meno pop, un pezzo teatrale ibrido che dà voce al Bardo in persona e cerca di rovesciare i ruoli abituali: dopo secoli passati a interrogare la sua vita e le sue opere, finalmente è lui che dice la sua, interrogando il pubblico del nostro tempo. Un’occasione per chiacchierare con lui su cosa è stato fatto delle sue opere, su più di 400 anni della sua storia post-mortem dentro e fuori dalla scena. Certo, non sarà il vero, autentico, originario William Shakespeare, ma se riusciamo a incontrare anche uno solo dei possibili Shakespeare, forse l’esperimento potrà dirsi riuscito.
Secondo le norme vigenti, per assistere a tutti gli appuntamenti del Festival è necessario presentare all’ingresso il Green Pass che attesti la somministrazione di entrambe le dosi di vaccino (o della prima dose da almeno 15 giorni), oppure la guarigione da Covid (validità 6 mesi), o l’esito negativo di un tampone antigenico o molecolare effettuato nelle ultime 48 ore.
Biglietti: 10 euro; 8 euro ridotto abbonati stagione Teatro Alfieri, over 65, under 35, possessori Kor Card e tessera plus Biblioteca Astense; 5 euro ridotto operatori. Biglietto speciale 5 euro per gli spettacoli Cenerentola-Rossini all’Opera e I Sognatori (fuori abbonamento).
Abbonamenti: 88 euro per 11 spettacoli.
Per gli under 25 speciale abbonamento gratuito a 3 spettacoli a scelta, con possibilità di acquistare biglietti aggiuntivi alla tariffa ridotti di 5 euro.
Prevendite aperte presso la biglietteria del Teatro Alfieri, in via L. Grandi 16, dal 23 al 31 agosto tutti i giorni dalle 10 alle 17 (sabato e domenica dalle 15 alle 17) e nei luoghi di spettacolo un’ora prima dell’inizio. Per informazioni e prenotazioni 0141.399057 – 0141.399040. Prenotazioni online su www.allive.it
Come ogni anno durante il festival all’osteria il Gat Rustì di via Bonzanigo e al Diavolo Rosso è possibile per gli spettatori assaporare piatti della cucina del territorio a prezzi convenzionati.
Tornano inoltre gli aperitivi “Pensiero profondo” alle 18 al Diavolo Rosso, durante i quali incontrare i protagonisti del Festival e approfondire le tematiche di alcuni degli spettacoli in cartellone: 25 agosto Sesto potere, 26 agosto Ionica, 27 agosto Livore, 28 agosto Architettura della disobbedienza, 29 agosto Ottantanove, 30 agosto Shakespearology. Il 31 agosto incontro finale con Emiliano Bronzino, moderato dal giornalista Carlo Francesco Conti.
Durante il Festival al Diavolo Rosso è attivo anche l’infopoint di AstiTeatro, aperto tutti i giorni dalle 15 alle 18. Gli iscritti alla piattaforma Allive, e chi si iscriverà presso il punto informativo, potranno ritirare l’esclusiva borsa di AstiTeatro 43.
Programma completo su www.astiteatro.it