Acli, Arci, Anpi, Cgil, Rete Pace e disarmo, Emergency, Marcia PerugiAssisi, Libera, Agesci, #StoptheWarNow, Rete dei numeri pari, Comunità di Sant’Egidio, pacifiste ucraine, obiettori russi, attiviste per i diritti iraniane. Tanti i contributi e gli interventi che hanno chiuso il corteo in una piazza gremita, sui temi dell’appello unitario di Europe for Peace:
La minaccia nucleare incombe sul mondo. È responsabilità e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco. Insieme con Papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati”. La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future. Bisogna far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta.
Dicono i partecipanti astigiani della Rete Welcoming: “Eravamo in piazza per affermare che non siamo equidistanti, siamo per il disarmo, ripudiamo e siamo contro la guerra (contro ogni guerra) e siamo da sempre dalla parte della Pace. Quella di sabato 5 novembre è stata una importante giornata per la Pace ed i diritti, frutto di un percorso di incontro e dialogo, aperto e trasversale, che ha coinvolto tantissime persone ed una larghissima parte del mondo associazionistico e sindacale, laico e cattolico. Una tappa di un cammino che anche ad Asti cercheremo di proseguire con rinnovato impegno e speranza, nella consapevolezza che sono tante le persone che vogliono unire, che rifiutano la logica della guerra e che intendono operare insieme per ricostruire una cultura condivisa di pace, solidarietà e fraternità come base fondamentale della convivenza umana. Un cammino che sarà portato avanti nella convinzione che, riprendendo il messaggio inviato dal Card. Matteo Zuppi, “Chi lotta per la pace è un realista, anzi un vero realista, perché sa che non c’è futuro se non insieme”.