Doppio appuntamento di fine agosto con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”

Il 26 una serata teatrale a Viarigi e il 27 a Montemagno la prima regionale del nuovo spettacolo “Crape de legn, vita da burattinai”

Ritorna lo spettacolo dal vivo che trova una delle sue espressioni più popolari dell’incontro sul nostro territorio con la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”, per continuare il suo percorso attraverso le stagioni, i tempi e i momenti rituali.

Una rassegna volta a valorizzazione e promuovere la conoscenza del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte.

Doppio appuntamento di fine agosto.

In occasione del 32° “Saltinpiazza” a Viarigi, il festival di arte di strada, danza e circo contemporaneo più antico del Piemonte diretto da Milo Scotton e organizzato dal Comune di Viarigi, ci sarà un appuntamento teatrale.

In varie edizioni si sono intrecciati i percorsi di “Cuntè Munfrà” e “Saltinpiazza”.

Venerdì 26 agosto alle ore 21 nel parco della Torre dei Segnali sulla sommità del paese, ci sarà la serata “Masca vola via” aspettando le masche, tra musica e racconto con Simona Colonna e Massimo “Pinin” Barbero.
Pinin è un solitario abitatore dei boschi. Non torna più in paese da tempo. Ai pochi che riescono a trovarlo egli parla della sua vita, di un lungo viaggio, di un amore, di ricordi, di mondi possibili. E di “masche”, amiche e sconosciute, protettrici e crudeli.

Per incontrare Pinin è necessario andare nei suoi luoghi, che sono distanti dalla civiltà, dai rumori dell’oggi.

Simona Colonna introdurrà la serata con un mini concerto sotto la Torre e le stelle: musiche e canzoni popolari piemontesi originali eseguite dal vivo e cantate da questa straordinaria musicista ed interprete, unica artista italiana ad accompagnare il canto con il violoncello “Chisciotte”. Le sue canzoni raccontano storie forti, leggende e misteri e creeranno l’atmosfera.

E poi condurrà gli spettatori da Pinin. Le sue sono storie di alberi, di uomini, di un amore lontano. Sono anche storie di guerre, di ricordi, di viaggi, di fughe.

E sono, soprattutto, storie di masche, storie di quegli esseri che proteggono, a modo loro, la terra.

“Pinin e le masche” del Teatro degli Acerbi è stato scritto da Luciano Nattino, liberamente tratto dal racconto di Davide Lajolo. Uno spettacolo che vide in scena lo stesso Nattino una ventina di anni fa. E ora, da una decina di anni è portato in scena da Massimo Barbero, ospite di svariati festival e rassegne nazionali in tutta Italia, con “apparizioni” anche sul nostro territorio.

Ne aveva scritto Nicoletta Cavanna per Radio Gold: “(…) Qualunque descrizione è riduttiva, perché ciò che si assapora è l’immaginato e il percepito, come il profumo del vin brulé che arriva alle narici. Barbero crea una magia atavica che spiazza e coinvolge totalmente, come un sogno in cui si ritrova la radice della realtà.”

Sabato 27 agosto a Montemagno alle ore 21, nel suggestivo spazio antistante la Chiesa romanica di San Vittore la prima regionale del nuovo spettacolo “Crape de legn, vita da burattinai” di e con Federica Monteni, con la regia di regia Alberto Salvi.

Si tratta di una produzione Luna e Gnac, Associazione Retroscena e Casa degli alfieri, realizzata con il sostegno di Fondazione Benedetto Ravasio (Museo del Burattino di Bergamo) che ha debuttato all’inizio dell’estate e ora sta girando nel nord Italia.

Commenta Federica Molteni, attrice bergamasca particolarmente apprezzata anche nell’astigiano per aver portato due spettacoli su Bartali e Alfonsina Strada e che ha lavorato a primavera alla Bertolina in residenza per una prima fase del lavoro: “In bergamasco ‘crapa dé lègn’ significa “testa di legno”. Si riferisce ai burattini, che hanno una testa scolpita in legno. Mentre il resto del corpo è un guanto di stoffa, che indossa la mano ruvida del burattinaio. Ma ‘crapa dé lègn’ da noi è anche uno duro di comprendonio, di coccio, testardo. Uno o Una perseverante. Caparbio.”

E’ un’appassionante e coinvolgente narrazione con incursione di burattini, una prova d’attore.

Il plurale del titolo si riferisce a due artisti, Pina Cazzaniga e Benedetto Ravasio, compagni sulla scena e nella vita, che con testardaggine mollarono la sicurezza economica che veniva da una vita da fornai, per scegliere, negli anni ’40, un’arte di strada popolare e dura.

Una storia, la loro, ormai dimenticata. Ma potentissima. Radicata nella terra bergamasca e ancora di più in quella lombarda. Una storia a matriosca, che dentro ne contiene tante altre, sempre più piccole e intime.

La storia del teatro popolare e della Commedia dell’Arte e dentro la Seconda Guerra Mondiale e poi l’avvento della televisione e del miracolo economico.

La storia d’Italia insomma. Attraverso la scoperta di un ragazzo di amare l’arte nelle sue forme più variegate: pittura, scultura, musica e teatro.

E la povertà dei paesi della bassa bergamasca, tra cascine, nebbia, polenta e pica sö.

L’innamoramento di due giovani, Benedetto e Pina, figli di due fornai concorrenti: Romeo e Giulietta in versione bergamasca.

Il loro amore, fatto di farina, levatacce e otto figli da sfamare.

E una vocazione, che bussa sempre più forte, fino alla frattura con il mondo intorno. Perché è dura fare l’artista in una terra dove “sei, solo se fai”.

Ma una voce chiama. Sempre più forte.

Così succede a Benedetto Ravasio. Che sceglie il teatro, scardinando una vita già scritta.

E sua moglie Pina dice “sì”, e diventa parte integrante di quel mondo.

Lei, che prima d’allora non aveva mai visto un burattino.

E’ la prima volta che succede: una donna che entra in baracca accanto al suo compagno, per dare voce ai burattini, artista alla pari.

Lei, Pina Cazzaniga, è il fuoco di questa storia, la vera rivoluzione.

Lei, la prima donna burattinaia in Italia, a farlo di mestiere, a ricevere nel 2011 il premio alle Donne del Teatro di Figura dal Presidente della Repubblica.

Pina e Benedetto arriveranno a recitare, unici burattinai della storia, al Teatro alla Scala di Milano. E poi nei festival internazionali di teatro di figura.

Senza mai dimenticare la loro origine. Quell’impasto di alto e basso, di lingua e dialetto, di terra e farina, di grandi teatri o portici di una cascina. Come nella grande tradizione del teatro popolare di ricerca.

Le scenografie sono di Enzo Mologni, gli abiti di scena e burattini Lelabò – Mariabarbara De Marco, le Musiche originali di Luigi Suardi.

“Cuntè Munfrà” conferma la sua attenzione alle nuove scritture di valorizzazione del patrimonio linguistico e immateriale: in tal senso il Comune di Montemagno negli anni è stato attento a queste valorizzazioni, ospitando nuovi spettacoli e proposte che trovano ambientazione in contesti architettonici e naturalistici di grande pregio, come l’altura della Chiesa romanica di San Vittore, che si trova poco fuori il paese vicino al cimitero.

La serata è parte anche di “Montemagno sotto le stelle”.

L’ingresso è gratuito.

Info: cell. 3287069085 – info@archivioteatralita.it – archivioteatralita.it

 

La rassegna è promossa dal Comune di Castagnole Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio Teatralità Popolare ed è sostenuta dalla Regione Piemonte, dai Comuni ospitanti, dalla Fondazione CRAsti e dalla Fondazione CRT.

E’ stata ideata da Luciano Nattino.

A settembre nel weekend 2/4 settembre tornerà la “Casa in collina” di Lorenza Zambon a casa degli alfieri alla Bertolina, tra natura, teatro e convivio.

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