Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa con le dichiarazioni del candidato Sindaco Paolo Crivelli sul servizio di emergenza 118.
Anche ieri, nel giorno in cui si è tenuta la presentazione dell’estensione da 12 a 24 ore delle postazioni “118” di Canelli e Santo Stefano Belbo, nessuna delle autorità politiche presenti (gli assessori Gabusi e Icardi), accompagnate da alti funzionari del sistema regionale “118”, ha speso una parola per la paradossale situazione in cui versano la città di Asti ed una parte importante del territorio a nord del capoluogo.
Poteva essere l’occasione per porre fine, o almeno fare definitivamente chiarezza, riguardo alla irragionevole situazione che vede il mezzo di soccorso qualificato operante ad Asti farsi carico, nelle delicate ore notturne (dalle 20 alle 8), di un’area che non dovrebbe essere di sua competenza.
Nelle ore notturne, infatti, l’ambulanza medicalizzate presente su Asti città è costretta a farsi carico, insieme al proprio corrispettivo presente a Casale Monferrato, di un’area che ricomprende 66 comuni (in parte astigiani ed in parti afferenti alla zona del casalese), con un ulteriore bacino potenziale di alcune decine di migliaia di utenti.
Quest’area, durante il giorno, è servita dall’ambulanza di soccorso avanzato (con medico e infermiere di area critica, oltre a due volontari soccorritori 118, a bordo) che ha postazione presso il Comune di Moncalvo.
Il grande problema, di cui tutti paiono dimenticarsi o non voler parlare, è che l’ambulanza “medicalizzata” di Moncalvo è attiva solo 12 ore con orario diurno (8-20). La notte non c’è alcuna copertura.
«Cosa succederebbe se dovesse verificarsi in quella zona un codice rosso, o giallo, con potenziale pericolo di vita? Deve intervenire l’ambulanza di soccorso avanzato più vicina, ovvero Asti» spiega il candidato sindaco Paolo Crivelli. «Una situazione di mala distribuzione territoriale dei mezzi “118” che produce un effetto negativo a catena a tutto danno dei cittadini, astigiani e non – continua Crivelli. Oltre 70mila cittadini del comune capoluogo sarebbero, per oltre un’ora e mezza, privi di copertura di un mezzo di soccorso avanzato. Ad Asti arriverebbe, invece, un’ambulanza da Nizza Monferrato o Villafranca con dilatazione e perdita di tempo. E ricordiamo che su un codice rosso un minuto in più o in meno può fare la differenza tra la vita e la morte».
Una Provincia che vede territori di serie A e di serie B a causa di scelte imposte dalla Regione, e accettate a livello locale senza colpo ferire, che creano figli e figliastri. «La zona del sud Astigiano avrà un’eccellente copertura “118” (MSA di Nizza e MSAB di Canelli) a cui si deve aggiungere anche la postazione di Santo Stefano Belbo. A fronte di ciò un nord Astigiano che può contare su un’unica ambulanza di soccorso avanzato per appena 12 ore diurne. Con Asti che paga a caro prezzo questa poco equilibrata distribuzione territoriale» spiega Crivelli, che aggiunge: «Mi chiedo se qualcuno in Comune ad Asti abbia mai pensato alle conseguenze negative di questa situazione sulla città e, soprattutto, sui suoi cittadini. Dal Comune non mi risulta si sia mai sollevata alcuna richiesta di intervento o almeno di spiegazioni. Non ci si può trincerare dietro una presunta, quanto sbagliata, mancanza di competenza. La salute e la sicurezza sanitaria sono argomenti importanti, che devono interessare qualsiasi amministratore comunale. Diamo al nord Astigiano l’ambulanza medicalizzata h24 che deve giustamente avere e che il mezzo di soccorso qualificato di Asti torni realmente a occuparsi ed assicurare il servizio ai cittadini del capoluogo».