ASTI – Nell’ambito del festival “Senza perdere la tenerezza”, promosso dalle ACLI astigiane, è stata la figura di Don Lorenzo Milani al centro delle riflessioni e dibattiti dell’edizione di quest’anno.
Il CPIA di Asti ha ospitato il Convegno di studi “L’esperienza della scuola di Barbiana e la figura del suo priore – memorie e futuro, un percorso di generatività”. Si è dibattuto sulla “scuola” di oggi alla luce dell’esperienza di Don Milani.
Lo si è fatto nella Galleria Don Andrea Gallo del Cpia 1 Asti, la scuola statale che si occupa dell’istruzione degli adulti.
Nella mattinata al CPIA di Asti si sono alternati alcuni significativi testimoni. Mario Lancisi, storico biografo di Don Lorenzo, giornalista Fiorentino che ha dedicato molta della sua attività letteraria a Milani e, in particolar modo, la sua ultima fatica, forse la più completa: “Don Lorenzo Milani vita di un profeta disobbediente” . Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle ACLI, Laurana Laiolo, qui nella veste cui è più affezionata, quella della professoressa, influenzata, nei primi anni della sua carriera di insegnante, da quella “lettera ad una professoressa” firmata non dal priore ma dalla scuola di Barbiana, opera collettiva che mantiene ancora oggi una dirompente attualità. Insieme a loro Davide Bosso, dirigente del CPIA, erede pubblico, per molti aspetti, dei principi del Priore e Francesco Scalfari che ha coordinato la mattinata. Ma soprattutto gli allievi del CPIA e dell’Istituto Monti. Questi ultimi hanno proposto un loro lavoro di analisi e di ricerca fatto in queste settimane a partire dalla “lettera”. 500 questionari ad altrettanti studenti per provare a fare quello che Don Milani considerava vera attività didattica: la lettura e l’interpretazione della realtà. Un lavoro sorprendente e molto maturo che ha costituito il perno intorno al quale la mattinata si è sviluppata.
E’ emerso un Don Lorenzo Milani, oltre le convenzioni, oltre gli slogan a cento anni dalla sua nascita. Don Lorenzo uomo di pace ed educatore, precursore del Concilio. Prete scomodo fin dai suoi primi incarichi, fin dalle inquietudini che ne hanno accompagnato le scelte, sempre, in direzione ostinata e contraria, sempre rischiando in prima persona. Don Lorenzo che ha ispirato scelte politiche ed educative, che sapeva e voleva schierarsi, che ha costruito, in una borgata di mezza montagna un’esperienza che rimane unica e, forse, irripetibile anche se, da quella esperienza, molti maestri, molti uomini di scuola hanno tratto insegnamenti che ne hanno indirizzato le scelte e che li hanno cambiati.
E’ emersa una scuola che seppur ha fatto passi enormi da quella “Lettera a una professoressa” deve ancora essere attuata rispetto alla via che Don Milani indicava. Una scuola che come hanno richiamato gli studenti del Monti deve essere inclusiva, calata nella realtà al passo con i tempi e come ci ha ricordato il Dirigente Davide Bosso deve essere sempre meno una scuola basata sulle nozioni, ma sull’esperienza e le competenze.
Lauarana Lajolo ha indicato quale futuro per la scuola, dicendo che la scuola deve contribuire a uno sviluppo della persona, prendendo a prestito il titolo “La testa ben fatta” del Sociologo Edgar Morin: Più che pensare alle teste piene, infarcite di nozioni, dovrebbe pensare a teste ben fatte.
Una giornata piena di senso, di pensieri positivi, di ricordi ma anche di prospettive, senza perdere la tenerezza.