La ‘ricetta’ inclusiva di Arborvitae si riconferma vincente

SAN DAMIANO D’ASTI – Molto spesso affrontare dal punto di vista informativo l’attualissimo tema dell’immigrazione comporta il raccontarne gli aspetti più negativi o come una certa politica “cavalchi l’onda” del disagio e della paura del diverso, attuando politiche populiste sulla base delle quali il migrante è, a prescindere, un parassita o nel migliore dei casi una zavorra.

Fa pertanto piacere poter dedicare uno spazio, per una volta, ad un diverso approccio al fenomeno, affrontato in ottica propositiva ed integrativa. Nello specifico, ci riferiamo al secondo corso di cucina (del primo avevamo parlato QUI) che la cooperativa Arborvitae – nata nel 2015 a supporto delle attività svolte dall’associazione Albero della Vita Onlus attua da ormai 23 anni – ha organizzato per 12 uomini e donne richiedenti asilo, provenienti da Gambia, Nigeria, Somalia, Mali e Costa d’Avorio.

Gli allievi del corso al lavoro nelle cucine dell’Istituto Penna, che ha ospitato la finale

Volenterosi allievi che, nell’arco di 10 lezioni da due ore e mezza ciascuna, hanno appreso le basi dell’arte culinaria, e le norme igieniche cui attenersi in cucina, da un insegnante davvero d’eccezione quale Marco Tortoriello. Originario di Asti, ma cresciuto in Campania, da anni è grande protagonista dell’universo food, docente, chef al “Summer Festival”, responsabile del pasto consumato dai Rolling Stones a margine del concerto di Lucca e Resident chef di “Casa Sanremo” 2017.

Lo chef – affiancato nel corso delle lezioni da Massimo Scozzaro, che si occupa, in collaborazione con il Cpia di Asti, dell’insegnamento della lingua italiana e dell’educazione civica ai richiedenti asilo coinvolti nell’iniziativa – ha insegnato loro le basi della cucina italiana, fornendogli gli elementi professionali per realizzare piatti anche complessi. Sempre correlati a argomenti quali igiene, modalità di cottura e differenziazione, partendo da lezioni di teoria propedeutiche a sviluppare al meglio le ricette.

Le nozioni apprese nel corso delle lezioni sono poi state messe in pratica in occasione dell’appuntamento conclusivo del corso, un’anomala conferenza stampa in cui i giornalisti locali hanno rivestito per una volta il ruolo di giurati d’eccezione, chiamati a valutare i piatti scelti e proposti dai membri delle tre squadre, ciascuna delle quali composte da 4 allievi, che hanno dato vita alla “finale”.

Chef Tortoriello con le componenti della squadra risultata vincitrice della finale

Che, pur caratterizzata dall’elevata qualità di tutti e tre i piatti proposti, ha visto la giuria concorde sull’assegnare la palma di miglior portata al “Cannolo di melanzana in sfoglia croccante con nido di tajarin alla Norma” proposto dalla squadra composta da Marìam Sibide (Costa d’Avorio), Fidele Kouwe (Camerun) e Alida Moussouchi (Costa d’Avorio).

Fermo restando che hanno raccolto molti apprezzamenti anche gli altri due piatti “in gara”, ovvero il “Vitello tonnato alla vecchia maniera con insalata russa ‘a modo mio’” e il “‘Cuoppo’ con calzoncelli alla scarola e mozzarella accompagnato da crocchette di patate con dolce pic.” Tutti piatti realizzati, come ha giustamente sottolineato lo chef Tortoriello, rigorosamente a mano, senza far ricorso a nessun aiuto tecnologico.

Portate che rappresentano anche una tangibile attestazione di come i richiedenti asilo, opportunamente guidati in simili progetti inclusivi, possano rappresentare effettivamente una importante risorsa ed imparare un mestiere che può potenzialmente favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro, con conseguente inclusione nel tessuto sociale.

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