ASTI – Da molti anni, la Fiom-Cgil di Asti in occasione dell’8 marzo regala a tutte le donne nei luoghi di lavoro un rametto di mimosa.
La segreteria provinciale ritiene che in questa situazione di emergenza del popolo ucraino, il denaro destinato all’acquisto delle mimose sia meglio utilizzarlo per azioni concrete nei loro confronti.
“Siamo sicuri che tutte le mimose del mondo non possano ripagare un luogo sicuro in cui poter vivere – dice il segretario Mamadou Seck -. Che possano essere di aiuto, cibo, vestiario, medicinali e qualsiasi altro bene di utilizzo comune. Pertanto la cifra destinata ai fiori sarà devoluta in beneficenza ad associazioni che operano sul territorio interessato dalla guerra in Ucraina”.
“Siamo molto preoccupati dalle scelte dei governi europei che, appiattendosi sulle richieste della Nato, puntano al riarmo e a una pericolosa escalation militare come via per dirimere le controversie tra Stati anziché favorire quel processo politico e diplomatico indispensabile per fermare la guerra e addivenire ad un Pace duratura. Non scegliere il disarmo e l’azione politica e diplomatica nutre la guerra e amplifica i suoi scenari disastrosi riportando indietro di decenni le lancette della storia”.
“È necessario – continua Mamadou Seck – che i miliardi di euro che gli stati europei vogliono impiegare in armamenti siano da subito destinati alla cooperazione pacifica, sulla transizione energetica e per investimenti sociali a partire dalla sanità e dall’istruzione pubblica. Siamo ben coscienti che le lavoratrici e i lavoratori, le popolazioni civili di tutti gli Stati, siano i soli a pagare il prezzo delle guerre e che il conflitto nutra interessi che non si sposano con l’Europa sociale e dei diritti. Anche per queste ragioni oggi più che mai sia necessario rilanciare quel progetto di pacifica convivenza tra i popoli, impegnarsi per una neutralità attiva, investire sulla giustizia sociale e climatica, combattere per preservare la nostra casa comune e lottare affinché l’accoglienza sia vera sempre e non faccia distingui tra colore di pelle, provenienza geografica e tra ragioni che mettono in fuga le persone attraverso i confini che vorremmo sempre aperti per tutte e tutti. Per questi motivi, continueremo a rivendicare un altro mondo fondato sulla convivenza pacifica tra i popoli, costruito con la più ampia partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici, delle giovani generazioni che oggi più che mai chiedono un futuro di pace e giustizia sociale”.