ASTI – Coldiretti si scaglia contro il finanziamento da 2 milioni di euro concesso dall’Unione Europea a due aziende olandesi impegnate nella produzione di carne in laboratorio da cellule in vitro. Il finanziamento è stato concesso alla Nutreco e alla Mosa Meat, aziende in cui ha investito anche il famoso attore Leonardo di Caprio.
“E’ inaccettabile che l’Unione europea finanzi con risorse pubbliche il business privato della carne in provetta, dietro al quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale”.
Il supporto finanziario è stato peraltro concesso nell’ambito del programma React Eu, che la Commissione aveva avviato per rispondere alla crisi generata dall’emergenza Covid che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa.
“Si rischia di sostenere un’abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione – affermano Marco Reggio Presidente di Coldiretti Asti e Diego Furia Direttore di Coldiretti Asti – senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull’impatto etico ed ambientale di queste produzioni a cui mirano un numero crescente di multinazionali solo per fare affari”.
“L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”, sottolinea Reggio.
Il Piemonte, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore.
“La scelta, da parte dell’Ue, di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici, si aggiunge oltretutto alla campagna di demonizzazione in atto per la vera carne – conclude Furia -. Una doppia tenaglia che minaccia di far chiudere le stalle con perdite di posti di lavoro e di produzioni tradizionali la cui distintività è componente strategica del Made in Italy nel mondo”.