ASTI – Gli effetti del cambiamento climatico sull’ecosistema rendono ancora più strategico il ruolo della ricerca in ambito agricolo. Ne è profondamente convinta Cia– Agricoltori Italiani di Asti, che ha deciso di assegnare il Premio Agrestino 2023 all’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR, con sede a Torino.
“Il riconoscimento va in particolare al Gruppo di genomica Funzionale ed Ecofisiologia per le ricerche sul miglioramento genetico della vite, attività che offre prospettive incoraggianti al settore vitivinicolo grazie alla messa a punto di cloni di vite più resistenti allo stress idrico e all’attacco dei parassiti”, spiega Marco Capra, presidente di Cia Asti.
Il Premio è stato consegnato questa mattina, nella sala Platone del Comune di Asti, alla presenza del sindaco Maurizio Rasero che, anche come presidente della Provincia, ha sottolineato il valore della ricerca finalizzata alla salvaguardia del nostro patrimonio vitivinicolo e agricolo.
Hanno ritirato il Premio il direttore dell’IPSP Mauro Centritto e i componenti del Gruppo di ricerca sul miglioramento genetico della vite: il coordinatore Giorgio Gambino e le ricercatrici Chiara Pagliarani ed Irene Perrone. Il team, completato dai ricercatori Paolo Boccacci, Andrea Delliri e Amedeo Moine, grazie ad una tecnica innovativa di genome editing ha prodotto nuovi cloni di Nebbiolo potenzialmente resilienti a diverse patologie “mantenendo inalterate tutte le caratteristiche qualitative e agronomiche”, hanno segnalato i ricercatori.
L’emendamento inserito nel Decreto siccità da poco approvato apre finalmente le porte alla possibilità di confermare i risultati mediante analisi in un ambiente controllato e con test in campo. Nel frattempo prosegue il lavoro su varianti clonali che “mutano” in modo naturale, migliorando la resilienza agli stress ambientali: la sperimentazione interessa diverse cultivar piemontesi, tra cui Barbera e Brachetto. Nei giorni scorsi il CNR-IPSP ha ottenuto il via libera al progetto Shield4Grape, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della call Horizon “Biodiversity friendly practices in agriculture – breeding for Integrated Pest Management”. Coordinato da Giorgio Gambino, il progetto ha un budget totale di 5 milioni di euro e coinvolge 18 istituzioni ed imprese delle principali regioni vinicole europee. “L’obiettivo è rendere la viticoltura europea più sostenibile dal punto di vista ambientale”, ha sintetizzato Gambino.
Il Premio Agrestino viene assegnato dal 1987 a figure che si sono particolarmente distinte per l’attività di valorizzazione e promozione del mondo agricolo e dei suoi attori. L’Albo d’oro è stato inaugurato da Nuto Revelli, scrittore, partigiano, con le sue opere “Il mondo dei vinti” e “l’Anello forte”, straordinario custode della società e della tradizione contadina.
A seguire, in questi 36 anni, hanno ricevuto il Premio giornalisti, imprenditori agricoli, uomini e donne del vino, politici e docenti universitari che a vario titolo hanno contribuito al miglioramento, allo sviluppo e alla conoscenza del nostro mondo.
Nel 2020 sono stati premiati tutti gli angeli del Covid, donne, uomini enti ed istituzioni impegnati in prima fila nella lotta alla pandemia.
Dalla passata edizione l’attenzione è focalizzata sul mondo della scienza e della ricerca.
Un anno fa, proprio in questi giorni veniva consegnato l’Agrestino al Crea il Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia di Asti che dal 1872 supporta il mondo del vino. Un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale che l’anno scorso ha festeggiato 150 anni di attività.
“Non c’è futuro senza l’agricoltura e non c’è agricoltura senza la difesa di un reddito dignitoso per le nostre aziende – ha sottolineato il presidente Marco Capra – per questa ragione siamo sempre più determinati a saldare la nostra alleanza con il mondo della ricerca che opera nel rispetto della natura e con tutte le agenzie formative che aiutano le imprese ad acquisire e implementare le competenze necessarie per stare al passo con i tempi, per vincere le nuove sfide ambientali, sociali ed economiche”.
Il direttore di Cia Asti, Marco Pippione ha ricordato l’impegno, a fianco del Piam, nel progetto nazionale del Ministero del Lavoro per la formazione dei lavoratori stranieri impegnati in agricoltura. Cia Asti, hanno sottolineato i vertici, “continuerà ad investire risorse in incontri e programmi formativi e di ricerca, valorizzando le partnership con le migliori risorse del territorio: dall’istituto Agrario Penna all’Università di Torino, dal Crea al Cnr, sempre con la massima disponibilità alla collaborazione con tutti gli enti, le associazioni e i consorzi che operano per lo sviluppo del settore agricolo, agroalimentare e turistico del territorio”.
Il concetto di terroir “che lega indissolubilmente ‘ambiente e fattore umano’ deve integrare anche la ricerca – ha suggerito Pippione – tradizione e innovazione devono camminare insieme, per questo le nostre aziende sono pronte ad offrire terreni e cantine nell’ambito di progetti di ricerca che migliorino l’ambiente preservandolo”.
“La ricerca scientifica in agricoltura è importante tanto quanto il gasolio per i trattori: Cia Piemonte è pronta a ogni forma di collaborazione”, ha concluso il presidente regionale, Gabriele Carenini.