ASTI – All’indomani del Consiglio comunale aperto sulla Casa di Riposo Città di Asti, riceviamo e pubblichiamo una nota del M5S.
Sarebbe semplice per il M5S imputare all’attuale amministrazione la responsabilità sulla crisi della casa di riposo Città di Asti che, come insito nel nome, non è semplicemente una casa di cura come ce ne sono molte altre sul territorio, ma un patrimonio della nostra città che deve proseguire nella sua attività.
Era il 2017 quando il M5S già evidenziò le criticità della struttura, i cui conti non rendevano sostenibile nel medio termine il proseguimento delle attività. Fummo accusati di allarmismo. In quelle occasioni segnalammo che i contratti di appalto per l’erogazione di certi servizi, finalizzati a rendere variabile un costo fisso, nella realtà non raggiungevamo questo scopo. Evidenziavamo, infine, un ritardo nella trasformazione in azienda pubblica e poca trasparenza, per esempio sul sito dell’Ente i bilanci sono fermi al preventivo 2018, vanificando qualsiasi valutazione sullo stato dell’arte.
Non solo. Assistiamo inermi ad un silenzio assordante della Regione e degli Assessori, nonostante i consiglieri del MoVimento 5 Stelle siano intervenuti più volte sulla questione legata alle IPAB e alla situazione sanitaria regionale.
Con l’ordine del giorno 812 a prima firma del nostro Consigliere Sean Sacco e cofirmatari Sarah Disabato e Ivano Martinetti, abbiamo impegnato la Regione a farsi portavoce presso i Comuni per modificare i regolamenti in merito alla compartecipazione economica degli utenti alle prestazioni socio-sanitarie, a stanziare prioritariamente le risorse disponibili per finanziare le prestazioni e a rideterminare la quota di compartecipazione al costo della retta socioassistenziale derivante dalla fruizione di una prestazione socio-sanitaria sulla base dell’Isee. Nessuna risposta.
La Consigliera Disabato, con l’interrogazione 1087, ha sollecitato la creazione del fondo da 10 milioni di euro promesso da Icardi e Cirio a sostegno del personale sanitario, dichiarazioni che hanno sapore di ennesimo spot elettorale, tanto cari ai colori politici di questa amministrazione e dell’amministrazione regionale, dato che le risorse non ci sono.
Inoltre, silenzio della Regione anche sulla questione “caro-bollette”, sollevata nei giorni scorsi e giustamente accostata alla già difficile situazione economica della Casa di Riposo. Anche qui la Consigliera ha presentato un’interrogazione per capire come intende muoversi la Giunta Cirio, visto che una regione su due ha previsto bonus, sconti fiscali, ristori, contributi una tantum, finanziamenti agevolati e incentivi all’efficienza energetica che vanno ad affiancarsi alle agevolazioni nazionali. Tutto tace.
Perdere una struttura simile, di importanza strategica e di ineccepibile valore, sarebbe un grave colpo per il tessuto sociale della nostra città. Serve un tavolo di discussione con tutti gli attori in campo, anche se sappiamo che il Sindaco non è abituato a dialogare, preferisce scegliere in autonomia.
Nel frangente storico in cui ci troviamo, segnato da una gravissima crisi economica, finanziaria e sociale, con una guerra ai confini dell’Europa che sta mettendo in ginocchio famiglie ed imprese, aumentando sempre di più il divario tra chi possiede i mezzi per sopravvivere e chi invece cerca disperatamente di rimanere in piedi, è auspicabile un aumento delle prestazioni sanitarie.
La situazione si è poi aggravata perché alle criticità già esistenti si è aggiunta la pandemia e, di recente, il rincaro dei costi energetici. Aumentano i costi fissi, diminuiscono gli ospiti. La situazione peggiore che potesse verificarsi.
Occorre, quindi, intervenire ora per salvare posti di lavoro e tutelare gli ospiti e le loro famiglie.
Di proposte ne sono state già fatte tante in questi anni, a partire dalla realizzazione di un hospice che manca nella nostra provincia. Alcune associazioni hanno giustamente evidenziato la possibilità di utilizzare parte della struttura per attività sanitarie e sociali, nonché di locare a privati alcune parti al fine di contenere i costi e garantire nuove entrate. Così facendo si ridurrebbe l’area occupata dalla casa di riposo e di conseguenza i costi energetici e gli altri servizi fissi, garantendo tuttavia la possibilità di soddisfare l’attuale domanda che non necessita di tutti gli spazi che la struttura offre. Occorre ragionare su un nosocomio che difficilmente avrà i numeri del passato ma, nel contempo, non può perdere ulteriore utenza e prestigio.
Invero, ricordando che il fabbricato è di proprietà dell’Ente, può essere valorizzato con operazioni di natura finanziaria (pensiamo ad un lease back per recuperare fondi freschi). Non si pensi, invece, di sfruttare il fallimento della casa di riposo per realizzare speculazioni finanziarie.
Tre cose sono indispensabili: la prima è un ruolo proattivo del Comune che non può continuare ad affermare che le vicende della Casa di Riposo non sono di sua competenza. È imbarazzante la richiesta del pagamento dell’IMU e la conseguente controversia giudiziaria. È intollerabile il carico di Tari che deve sostenere la struttura, già incapace di far fronte all’ordinario. Peraltro queste azioni di buon senso, non sarebbero comunque sufficiente a invertire la rotta, tenuto conto che si sarebbe dovuto agire prima e con progetti mirati per tutelare i degenti poveri. Si chiede al Comune, quindi, di fare da tramite con gli enti pubblici e privati del territorio, a partire dalla Cassa di Risparmio di Asti e la Fondazione che, apprendiamo direttamente dal Commissario, ha rifiutato un contributo vitale per il proseguimento dell’attività di euro 500.000.
Occorre inoltre procedere rapidamente con le pratiche tecniche ed edilizie per consentire al nosocomio di sfruttare il Superbonus110%. Se il Governo Conte aveva esteso alle case di riposo la possibilità di utilizzare questa misura, inizialmente solo prevista per i privati, è proprio per agevolare tante strutture pubbliche che hanno bisogno di un adeguamento strutturale per mantenersi competitive. Infatti per l’accesso al Superbonus è richiesto che il consiglio di amministrazione non percepisca compensi, elemento che, tendenzialmente, solo una struttura pubblica no profit può avere.
Il M5S ha sempre visto nel dialogo e nel lavoro di squadra un valore aggiunto e di successo. Lamentiamo, invece, che i sindacati dei lavoratori, gli ospiti e le loro famiglie sono sempre stati in secondo piano in questa vicenda, facendo calare loro dall’alto le decisioni prese (o più sovente rinviate). È il momento di tornare a fare squadra, è il momento di abbandonare la bandiera politica e di lavorare in un’unica direzione condivisa. Questo consiglio comunale aperto non deve assolutamente essere come i tanti precedenti che si concludevano in un nulla di fatto e in un rinvio a tempo indeterminato. I risultati sono oggi tristemente evidenti.
Ci aspettiamo quindi risposte rapide e esaustive dai soggetti proponenti, in particolare chiarimenti sull’effettiva fattibilità dell’operazione, tempistiche, garanzie sui posti di lavoro, sull’importo delle rette, sul destino del fabbricato, compresa la parte attualmente dismessa e da ristrutturare. Noi siamo da sempre favorevoli alla difesa del bene comune e del ruolo pubblico. Possiamo tollerare l’intervento del privato se servisse a salvare la struttura, ma non possono subirne le conseguenze i dipendenti, gli anziani in difficoltà economica. Per costoro occorre che il Comune garantisca subito la copertura della parte di retta che non sarebbero in grado di pagare. Occorre tutelare i posti di lavoro. L’assistenza agli anziani deve rimanere un servizio accessibile a tutti e va garantito agli anziani di concludere la loro esistenza in serenità.
La pandemia ha infatti dimostrato come il sistema sanitario (e le case di riposo ne sono un elemento rilevante in un Paese con una percentuale di anziani sempre maggiore), con elevata incidenza del ruolo del privato, il cc.dd modello Lombardia, è stato inefficiente rispetto ad una sanità prevalentemente pubblica. La tragedia della pandemia deve essere da monito per tutti, per trovarci preparati in futuro. Peraltro la Casa di Riposo Città di Asti ha saputo tutelare i propri ospiti e questo grazie al lavoro di Oss e infermieri a cui va il nostro ringraziamento che non può, però, limitarsi alle belle parole. Non possiamo pensare che la chiusura della casa di riposo porti alla disoccupazione le persone che hanno lottato in prima linea contro il Covid.
Il M5S è sempre stato in prima linea sul Maina e intende aver parte attiva, propositiva e collaborativa per salvare la casa di riposo sostenendo ad esempio fin da ora l’ipotesi di un ruolo di Asp.
Massimo Cerruti, Movimento 5 Stelle Asti