ASTI – Gli agenti penitenziari in servizio al carcere di Asti da tempo denunciano una situazione molto difficile. Le sigle sindacali – Sappe, Sinappe, Osapp, Uil Pa, Uspp, Fns Cisl e Cgil – hanno convocato un sit-in per oggi 15 luglio, fuori dalla Casa di reclusione. Un’iniziativa volta a richiamare l’attenzione e a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione all’interno del carcere di Quarto e sulle difficoltà che deve affrontare il personale.
Vicente Santilli, segretario nazionale Sappe: “Chiediamo alle Istituzioni di prendere dovuti provvedimenti al fine di poter rispettare quelli che sono i diritti soggettivi del personale. Allo stesso tempo, chiediamo vengano intrapresi provvedimenti efficaci nei confronti di quei detenuti che non rispettano le regole e che non rispettano lo Stato, in questo caso la polizia penitenziaria che lavora quotidianamente e con professionalità all’interno delle prigioni detentive”.
Il segretario nazionale Sinappe, Raffaelle Tuttolomondo: “Oggi siamo qui ad Asti, ma potremmo essere in questo momento in qualsiasi altro istituto in Italia perché il problema è ormai diventato nazionale. Nel caso di Asti non c’è un comandante fisso assegnato. Dobbiamo avere un comandante a difesa delle donne degli uomini della polizia penitenziaria. Occorre uno sfollamento al di fuori dell’Italia oltre che extra regione, nell’attesa che vengano trasferiti tutti i detenuti facinorosi incominciando da Como fino a Siracusa”.
Gerardo Romano, vice segretario generale Osapp: “Il personale di polizia penitenziaria di Asti è stanco, i detenuti spadroneggiano e comanda la criminalità organizzata. Chiediamo al ministro Nordio che invii ispettori per verificare questa drammatica situazione. Nell’arco di una settimana si sono verificate più rivolte: oltre ad Asti ci sono state a Torino, Cuneo, Vercelli, Ivrea e Aosta. Speriamo di essere ascoltati, diversamente andremo avanti a oltranza con le manifestazioni.
Ad Asti mancano le figure intermedie quali ispettori e sovraintendenti. Mancano oltre 30 agenti e il personale è sottoposto a uno stress psicofisico senza precedenti.
Il personale di polizia penitenziaria è abbandonato a se stesso, lo dimostra l’assenza delle Istituzioni locali questa mattina al sit-in. Il carcere è della città, è di tutti noi e sta divenendo un problema di ordine pubblico. Ci amareggia moltissimo essere abbandonati anche dalle istituzioni locali”.
Il segretario generale del Piemonte Uil Pa, Marco Missimei: “La situazione di Asti è leggermente peggiore di altre riscontrate in Piemonte, ma la difficoltà ormai è a livello nazionale. Secondo noi serve un intervento a tutela degli operatori all’interno delle carceri, in quanto sono sempre meno e non hanno la possibilità di agire perché non si sentono tutelati nelle proprie azioni. Sono pochi e senza possibilità di agire, perché qualsiasi situazione intrapresa anche con l’uso legittimo della forza potrebbe comportare l’avvio di un procedimento contro di loro e susseguente sospensione dal lavoro. Per quanto riguarda proprio il Piemonte, al di là di quanto aveva promesso e dichiarato l’onorevole Delmastro, che avrebbe dato a ogni carcere un comandante e un direttore, noi abbiamo 13 carceri in Piemonte con la maggior parte senza un comandante ufficiale. Sono almeno 7 o 8 le carceri che stanno attendendo l’assegnazione di un comandante titolare. In questo momento ad Asti non esiste né un comandante né un vice comandante”.
Domenico De Sensi, segretario generale Cisl Asti e Alessandria: “Questa pentola a pressione di tutti gli istituti penitenziari, compreso quello di Asti, è tutta dovuta a una mal politica. Non ci aspettiamo la bacchetta magica, però ci auspichiamo che il Governo faccia qualcosa nell’immediatezza”.
Roberto Cecere, segretario provinciale Uspp: “I colleghi sono praticamente in uno stato di ansia generale, paura di agire e paura di fare. Chiediamo che l’onorevole Del Mastro venga qui a constatare di persona l’attuale stato di questo istituto. Chiediamo che il Governo eserciti i propri poteri, emanando atti avente forza di legge, con la finalità di affrontare con estrema urgenza l’ormai indiscutibile emergenza delle carceri italiane, realizzando con estrema urgenza strutture penitenziarie idonee a ospitare detenuti facinorosi e con problemi psichiatrici, predisponendo l’impiego di personale di polizia penitenziaria e civile dedicato a tale regia, sottolineando la ormai inconcludente azione che l’amministrazione penitenziaria attua a tali casi, ostacolata anche da una palese contraddittorietà sull’applicazione delle attuali normative dell’O.P che con evidenza risultano inefficaci”.