Biologici, bollicine e strutturati: i protagonisti astigiani del Vinitaly

Il punto del direttore di Coldiretti Asti Diego Furia tra innovazione, tutela della salute e Made in Italy

VERONA – Tengono testa, con orgoglio e soddisfazione, i vini astigiani, espressione della grande biodiversità Made in Italy, tra le molteplici proposte della 55ma edizione del Vinitaly.

 

Ancora una volta l’astigiano è presente con i vini bandiera del territorio, quali sono i Biologici (il primo biologico italiano è un Moscato d’Asti di Torelli a Bubbio), le Bollicine (Altalanga Metodo Classico da uve Pinot Nero e Chardonnay insieme o in purezza) e i grandi strutturati (Barbera d’Asti docg/Nizza docg/Terre Alfieri docg), tra i primi protagonisti di una terra enoica di storicità, rinomata vocazione e grande prestigio.

A crescere in termini di interesse e apprezzamento non sono solo le etichette/denominazioni più blasonate, ma tutti i vini astigiani, anche di più contenuta produzione, che, nel solco della tradizione e con la passione delle nuove generazioni, esprimono, con originalità e sapienza, i diversi areali attraverso terroir unici, ricchi di profumi e di sapori.

Numerosi i viticoltori astigiani presenti in fiera che, nello story telling delle loro produzioni, sempre più, sono forti della filosofia Coldiretti basata sul valore della filiera corta, del principio di rispetto ambientale e dell’apertura all’innovazione.

Coldiretti è assolutamente aperta all’innovazione, alla tecnologia e allo sviluppo, ma non alle politiche che vogliono annullare 10mila anni di storia vitivinicola”, sottolinea il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia.

La nostra è un’apertura di senso e di rispetto che guarda con interesse al futuro, dalla Cis genetica all’agricoltura di precisione, dalla sensoristica alla robotica e alla tracciabilità, da ATEA ai satelliti e ai droni; però, difendiamo a spada tratta la dieta distintiva e Mediterranea e non quella globalizzata come Bill Gate, e pochi altri, vorrebbero. Non accetteremo mai il principio per il quale il vino fa male alla salute. Al contrario, la longevità degli italiani conferma quanto il consumo responsabile di vino faccia bene alla salute. Non c’è ultracentenario che non beva vino”.

 

“L’Italia -, come ha ricordato domenica il Presidente Ettore Prandini, – non è il Paese delle grandi multinazionali, ma è un virtuoso modello basato sulle piccole e medie attività di carattere famigliare, che proprio nella famiglia detengono il loro punto di forza”.

Coldiretti è dunque in prima linea per profondere un’azione di carattere politico-sociale ed economica a difesa del modello Italia, con una distintività sua propria senza pari che oggi pesa

585 miliardi in termini di valore economico con ben 4milioni di occupati” prosegue Furia. “Un grande punto di partenza dal quale non si può prescindere e rispetto al quale investire lavorando maggiormente sull’internazionalizzazione (non delocalizzazione) e creando un meccanismo di distribuzione del valore economico: una giusta e corretta redditività all’interno della filiera”.

“Infine – chiosa Furia – non dimentichiamo che c’è un valore ancora più alto da difendere: la salute dei nostri cittadini, con l’impegno di proteggerla in termini di valorizzazione e testimonianza di un modello che, torno a ricordare, ci ha portato ad essere uno dei Paesi più longevi al mondo. Per fare tutto questo, come ha sottolineato il nostro Presidente Prandini, dobbiamo essere protagonisti in Europa, là dove si scrivono le regole, giocando d’anticipo nelle fasi decisionali e riportando, ove occorre, al buon senso, alla scienza e al rispetto della tradizione”.

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