È stata un’annata difficile, spesso interrotta dal maltempo e con gran parte del raccolto coricato. Questo, il bilancio a caldo della stagione cerealicola astigiana che, proprio in questi giorni, volge al termine. Dopo due anni di siccità, l’eccessiva piovosa del 2024 è stata, forse, anche peggiore.
A pagarne le spese maggiori sono stati i frumenti “panificabile” e “panificabile superiore”, il cui maggior apporto di azoto richiesto per raggiungere le caratteristiche farinologiche, quali: forza, tenacità ed estensibilità dell’impasto della farina (Alveografo di Chopen), ha favorito l’allettamento della pianta e, conseguentemente, della spiga e della cariosside.
In altri casi, ci si è imbattuti nella pre-germinatura dei chicchi che, a seconda della percentuale riscontrata, ha comportato il declassamento del frumento, quindi, la destinazione ad uso zootecnico e/o per impianti di biogas.
“In generale la campagna ha riservato minor resa e minor peso specifico” commenta Felice Ferrero membro Coldiretti Asti in seno alla Consulta Cerealicola regionale. “Sebbene con lievi differenze tra le diverse zone, possiamo dire che la resa media è stata di circa 40 quintali ad ettaro, contro i 60/70 quintali ad ettaro degli scorsi anni. Parimenti, il peso specifico è passato dai 78/80 agli attuali 73/74”.
A seconda del tipo di grano tenero, si hanno diversi parametri di peso specifico, quali: 65/70 di partenza per il grano comune altri usi; 71/72 per il grano comune; 73/76 per il panificabile; 77/78 per il panificabile superiore e oltre 78 il grano di forza. Tuttavia, a determinare la qualità del grano non è solo il peso specifico, ma sono anche: le proteine, il glutine, l’estensibilità, la W e il rapporto P su L.
“Bene chi ha fatto i trattamenti fungicida nei tempi”, aggiunge Ferrero; “diversamente, ci si potrebbe anche imbattere nel rischio micotossine, presenti oltre le ridimensionate soglie consentite”.
È infatti del primo luglio scorso il Regolamento UE/1022, nel quale la Commissione Europea ha abbassato a 1000 microgrammi/kg la presenza di DON (Deossinivalenolo), la micotossina appartenente al gruppo dei tricoteceni prodotta da alcune specie di Fusarium.
A non dover fare i conti col peso specifico è Italo Selce di Casorzo che ha, invece, prodotto grani da seme, in una zona che non ha subito particolari problemi meteo e la presenza di erbe infestanti è stata minima, così come confermato dal mietitore Silvano Montiglio.
Rispetto alle quotazioni, la Borsa merci di Torino ha fissato a 21/22 euro al quintale il frumento panificabile; a 25 euro quintale quello panificabile superiore e a 30 euro/q.le il grano di forza (quest’ultimo ottenuto dai grani con maggiori proteine e migliore estensione/tempo di lievitazione, per un impasto più elastico, ideale per l’arte bianca/pasticceria).
Pressoché dimezzate le quotazioni per i frumenti che non rientreranno nei parametri richiesti per la trasformazione alimentare che, finendo ad uso zootecnico, verranno pagati circa 17/18 euro al quintale o a 12/14 euro se destinati ad impianti biogas.
“L’imperversare degli effetti del cambiamento climatico impattano, inevitabilmente, anche sul comparto agricolo che, di fatto, è il primo a farne le spese” commentano il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone e il Direttore Giovanni Rosso. “Confidiamo, ora, che il proseguo del meteo sia magnanimo, concedendoci un’estate priva di eventi estremi e un autunno nella media stagionale, quando si faranno i conti anche con la viticoltura che, al momento, promette bene”.