Beppe Giampà: “Solidarietà al Diavolo Rosso”

Il musicista, candidato consigliere nella lista di Ambiente Asti, ritiene che il locale di piazza San Martino sia un luogo di memoria e cultura collettiva da difendere

Ho letto con estrema preoccupazione il progetto che priverà il Diavolo Rosso di uno degli spazi vitali di una parte, il loggiato e il cortiletto già nei prossimi mesi.

Asti è stata ed è fucina di grandi capacità artistiche e culturali. Potremmo elencare gli artisti che partendo dalla città hanno avuto poi grande successo nel mondo: Paolo e Giorgio Conte, Giorgio Faletti, Gianni Basso, Danilo Amerio, La locande delle fate, Chiara Dello Iacovo e la lista trascura decine di musicisti di rilievo nazionale e internazionale.

Come musicista mi sono spesso interrogato, quale brodo culturale, possa aver prodotto così tanti artisti, perché girando Italia e Europa il nome di asti viene spesso associato ai nostri concittadini artisti. Asti ha spazi molto interessanti, uno su tutti il Diavolo Rosso che ci invidiano per la location e le proposte musicali città più importanti, eppure rischia di essere già sacrificato nei prossimi mesi.

Dall’impegno di giovani è nato Fuoriluogo, questi sono segnali che la creatività ad Asti non manca. Questi spazi vanno valorizzati. Occorre che vengano tutelati.

Mi sono chiesto spesso quanto sia merito degli artisti, o se ad Asti vi sia un sistema che favorisce la crescita artistica da parte delle istituzioni. Vero è che all’interno della macchina comunale, negli anni persone coraggiose con poche risorse sono riusciti a portare ad Asti proposte interessanti, che come giovane musicista mi hanno contaminato ed entusiasmato.

E’ risaputo che il vero pubblico per un artista è al di fuori dal proprio contesto cittadino, ma è anche vero che “per farsi le ossa” ha bisogno di proporsi partendo dalla propria città e quindi occorrono più spazi, ma anche spazi tutelati

Rimangono da tempo i dubbi da parte degli addetti ai lavori sugli spazi e le occasioni date ai musicisti astigiani in questi anni. Il comune dovrebbe essere promotore di cultura (e quindi anche di musica). Dedicare attenzione su chi fa musica a livello locale di ogni genere e patrocinarne le spese, basterebbero quelle di SIAE ed eventuali convenzioni per i servizi di service, e già sarebbe un grande aiuto con un trascurabile impegno economico.

Il Comune dovrebbe inoltre venire incontro ai locali privati che desidererebbero proporre musica dal vivo, e/o qualsiasi forma d’arte, ma che sono frenati dai costi, investire di più e comunque proteggere la memoria artistica dei locali come il Diavolo Rosso che hanno richiamato artisti internazionali.

E mi pongo una domanda molto semplice, come musicista: perché nei progetti di Asti vengono sempre penalizzati spazi aggregativi? Prima il Centro Giovani, oggi il Diavolo Rosso?

Si sognano di realizzare progetti eclatanti dal punto di vista culturale, turistico, ma poi si colpiscono quelle realtà aggregative che sono già “ territorio e memoria”, “vino e cultura”.

Dopo anni di impegno “politico”, facendo “memoria”, raccontando “la bellezza” della nostra terra, attraverso storie di letteratura, sport, poesia ho deciso di scendere dal palco e ad impegnarmi politicamente per una città della musica, affinché i giovani artisti possano godere di spazi, occasioni di incontro e possibilità di esprimersi. Sto incontrando giovani nella mia esperienza di confine tra politica e musica, incrociando le stesse passioni e sogni, segno che Asti può essere più attenta alle diverse inclinazioni artistiche e culturali.

In questi giorni in cui mi sto confrontando con associazioni culturali, artisti e musicisti, mi accorgo che Asti avrebbe le potenzialità per essere protagonista, potrebbe essere il luogo ideale per avere tanti spazi aggregativi in cui suonare, confrontarsi fare cultura.

Ho raccontato spesso nelle mie canzoni “memoria”, “paesi”, ”identità” e credo che queste scelte sul Diavolo Rosso debbano essere ripensate, perché quello è un luogo di memoria e cultura collettiva, è ciò che può affascinare turisti, ma è anche la casa di molti di noi artisti, di più generazioni di giovani, uno spazio libero e che non obbliga al consumo, che è un luogo che ha dato molto alla città e va difeso.

Beppe Giampà

Ambiente Asti

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