“Siamo referenti per la Commissione Europea sulle politiche adottate in Italia in riferimento alle comunità Rom e lavoriamo molto sul discorso del superamento dei campi – ha spiegato Stasolla -. Nel settembre del 2021 abbiamo presentato alla Camera il rapporto che raccoglie tutte le esperienze degli ultimi 10 anni sul tema. Ne abbiamo fatto linee guida con cui ora sosteniamo diverse amministrazioni pubbliche nei processi di superamento dei campi”.
Stasolla ha aggiunto: “Oggi in Italia abbiamo 111 campi Rom, di cui 22 in superamento. A livello semantico però, più che campi rom, questi insediamenti andrebbero chiamati baraccopoli, come dice l’Agenzia habitat delle Nazioni Unite. In particolare ad Asti noi opereremo sul superamento della baraccopoli di via Guerra 36”.
La storia
1990: Arrivo delle famiglie rom ad Asti in fuga dal conflitto balcanico e provenienti dalla Sardegna.
Acquisto di un terreno agricolo in località Revignano e successivo collocamento delle autorità locali nell’insediamento di via Guerra, 27.
2003: Ricollocamento in via Guerra, 36. Dodici piazzole per 131 persone
La fotografia attuale
108 persone: 61 adulti e 47 minori (44% del totale)
27 nuclei con composizione media di 4 persone
Minori 0-3: 18
Minori in età scolare: 31
Adulti disabili: 4
Età media estremamente giovane: 18,44 (contro 47,4 della popolazione astigiana)
Errori da non ripetere
Approccio top-down: vale a dire calato dall’alto (il modello dell’associazione è invece partecipativo);
La meritocrazia come criterio dell’intervento: mettere paletti negli aiuti;
Impianto etnico di stampo rieducativo;
Scrematura multilivello;
Assenza di valutazione d’impatto e di trasparenza.
Alla luce di tali considerazioni, fondamentali per comprendere in quali errori non cadere, l’Associazione disegna per la baraccopoli di via Guerra una proposta realistica, perché, scevra da stereotipi, possa fondarsi su linee guida chiare e trasparenti innestate sulla Strategia Nazionale e su sperimentati programmi europei; efficace, perché, superando il concetto della transitorietà, sarà volta risolvere in maniera definitiva le problematiche legate alla condizione di comunità residenti da decenni in alloggi non adeguati; sostenibile, perché frutto di un percorso condiviso in primis dalla comunità residente nella baraccopoli e poi dai numerosi stakeholder che gravitano attorno all’insediamento.
Le due forze sulle quali sostenere l’azione
Abbandono approccio etnico: non vanno trattati come cittadini diversi perché considerati rom; utilizzo modello partecipativo.
LE 6 FASI
Fase 1 la comunità locale: Approfondire la realtà dell’insediamento; Mappare figure rappresentative e Redigere il rapporto/fotografia
Fase 2 il Gruppo di Azione Locale (GAL): Istituzione attraverso delibera; Coinvolgimento stakeholders; Incontri in plenaria e sottogruppi
Fase 3 il Piano di Azione Locale (PAL): Fase di ‘attesa’; Fase di ‘decollo’; Fase di ‘atterraggio’
Fase 4 finanziare e realizzare: Rafforzare i servizi già esistenti; Task force multidisciplinare; Coinvolgimento pro-attivo del GAL
Fase 5 la Campagna comunicativa: Riposizionamento retorico; Abbandono dell’approccio etnico; Trasparenza per un’azione a vantaggio di tutti
Fase 6 monitoraggio e sostenibilità: Coinvolgimento soggetto esterno; Valutazione d’impatto; Flessibilità nella rimodulazione delle azioni
Tempi e costi
Tempi stimati per il definitivo superamento: 24 mesi
Coordinamento – pro bono
Equipe operativa (1 assistente sociale full time e un’educatrice part-time): 133.000 euro
Finanziamento delle azioni di inclusione sociale: 162.000 euro