ASTI – A seguito di un’attività di indagine lampo, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Asti, la Squadra Mobile della Questura di Asti – 3ª sezione Reati contro il Patrimonio e la Pubblica Amministrazione ha arrestato in flagranza di reato un 25enne di etnia rom autore di un’estorsione.
L’indagine era iniziata appena qualche giorno prima, quando gli agenti della squadra mobile avevano raccolto le dichiarazioni della vittima, la quale aveva spiegato che suo figlio, insieme a un amico, dopo aver utilizzato il furgone del rom e averlo danneggiato, erano stati avvicinati da quest’ultimo insieme ad altri soggetti che, dopo averli minacciati e avergli sottratto i documenti, gli avevano chiesto un ristoro di 9000 euro per i danni arrecati e per vedersi restituiti i documenti.
Il padre, dopo aver incontrato l’estorsore, aveva a lui comunicato di non avere a disposizione quella cifra, ma quest’ultimo, dopo aver abbassato la richiesta a 7000 euro (per lui 3.500 e per il padre dell’altro ragazzo altri 3.500), continuava nelle minacce comunicando in modo diretto che sapeva dove abitavano lui il figlio e che poteva succedere qualcosa di brutto.
Viste le richieste chiaramente a carattere estorsivo, considerando altresì che il veicolo, particolarmente vetusto, era stato acquistato molti anni prima a 750 euro, e che quindi la richiesta di denaro era del tutto esorbitante e finalizzata a trarre profitto dalla vicenda, gli agenti della squadra mobile, dopo che l’estorsore si era messo in contatto nuovamente con una vittima per vedersi consegnato il denaro, predisponevano un apposito servizio.
Nel corso dell’incontro tra la vittima e l’estorsore, avvenuto in centro città, la consegna di denaro avveniva sotto il controllo degli investigatori della squadra mobile che, non appena monitoravano la consegna di denaro da parte della vittima al ragazzo rom, intervenivano e arrestavano di flagranza di reato l’autore della condotta estorsiva.
Il denaro veniva sequestrato e poi restituito all’avente diritto.
Il 25enne, su disposizione dell’autorità giudiziaria, veniva tradotto all’interno della locale casa di reclusione e, a seguito dell’udienza di convalida, su richiesta del pubblico ministero, l’arresto veniva convalidato. Visti i gravi indizi di colpevolezza, per lui è stata disposta la custodia cautelare in carcere.