Paolo Cavaglià
Venerdì scorso a inaugurare la Douja d’Or del Consorzio dell’Asti Docg in piazza Roma è stato Lorenzo Sonego, classe 1995. Il campione di tennis torinese, reduce dal successo al torneo di Winston Salem negli Stati Uniti, è stato intervistato dalla giornalista Daniela Cotto nel cortile di Palazzo Gastaldi. Disponibilissimo a firmare autografi, vestito casual con giacca blu, maglietta bianca e jeans, ha ripercorso la sua carriera che lo vede attualmente occupare il 48° posto nella classifica Atp (è stato anche numero 21).
Personalmente gli ho ricordato la sua vittoria in un Open ad Asti nel 2014 dove vinse il torneo delle Antiche Mura, battendo in finale l’astigiano Matteo Civarolo che adesso è il presidente del circolo di Sanremo e allena un altro davis – man, Matteo Arnaldi: «Avevo 19 anni e mi ricordo tantissimo quel torneo anche perché giocai due partite in un giorno e pensai che non ce l’avrei fatta in finale». Prima del tennis ha praticato il calcio. A sei anni, accompagnato dai miei genitori, feci un provino nel Torino e mi presero, aumentando così l’amore per il pallone, facile da assecondare anche perché il campo era vicino a casa mia. Divertimento, gioco e felicità erano la chiave di quei primi passi nel mondo dello sport». Giocò fino agli esordienti con l’allenatore Alessandro Spugna: “Era un ragazzo molto atletico, molto dotato — racconta il tecnico che ora siede sulla panchina della Roma Femminile —. Si capiva chiaramente che un giorno avrebbe fatto l’atleta. Poi si impegnava molto a ogni allenamento, tre volte o quattro la settimana, più la partita.” Sonny continua: “mi è servito molto giocare a calcio, perché mi ha trasmesso la grinta e l’agonismo. Sin da piccolo ho avuto questa voglia di lottare. Volevo che le partite non finissero mai”. Tra le sue passioni, la musica: «Ho inciso anche tre canzoni con un mio amico che scrive i testi. Mi diverte e mi serve per distrarmi un po’ dal tennis. Prima di una partita per caricarmi cerco però di non ascoltare le mie canzoni ma quelle da ballare» ha aggiunto strappando sorrisi. Il suo colpo preferito è il diritto ed è un giocatore da fondo campo. L’emozione più forte? «Quando ho centrato la semifinale a Roma contro Djokovic: è stato il torneo che mi porto nel cuore». Ricordo l’exploit di Sonny, che vinse 6/2, 6/1, ed è uno di quelli che restano impressi negli annali; non a caso è valso all’azzurro il premio “Impresa dell’anno” nei ‘Super Tennis Awards’ e un riconoscimento speciale pure alla ‘Gazzetta Awards’ ad impreziosire una settimana da favola, in cui il 25enne torinese ha raggiunto la finale, persa poi da Rublev per 6/4, 6/4. Sonego è diventato Ambasciatore del Consorzio perché è espressione di come l’Asti DOCG supporta e celebra i momenti di grande sport e convivialità. Sinonimo di perseveranza e tenacia, il giovane tennista torinese porta nel mondo i valori della denominazione e i principi portanti che accomunano lo sport alla lunga tradizione dei vini del Consorzio. Piemontese d’origine, è il perfetto portavoce dell’orgoglio che lega ogni grande scelta alla propria terra.