ASTI – Questa mattina 27 gennaio si è tenuta, al Palazzo del Governo di Asti, la cerimonia istituzionale per la ricorrenza del “Giorno della Memoria”, organizzata dalla Prefettura in collaborazione con l’Ufficio Scolastico territoriale, al fine di ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Alla manifestazione, che si è svolta con un numero di presenze strettamente limitato, in osservanza delle misure connesse all’attuale contesto pandemico, hanno partecipato il Sindaco di Asti Maurizio Rasero, e collegati in videoconferenza, il Presidente della Provincia Paolo Lanfranco, il Presidente del Tribunale di Asti, Giancarlo Girolami, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti, Alberto Perduca, il Questore, Sebastiano Salvo, il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Pierantonio Breda, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Fabio Canziani, il Vicecomandante dei Vigili del Fuoco Salvator Gabriele Amato, nonché la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Ambito Asti-Alessandria, Pierangela Dagna.
Il Prefetto Terribile ha introdotto l’evento evidenziando l’importanza di coltivare la memoria non come mera ed asettica elencazione di accadimenti storici, ma come monito vivo e vitale, capace di proiettare la propria influenza ed il proprio insegnamento sulle idee, sui comportamenti e sulle azioni delle generazioni presenti e future.
La cerimonia è stata arricchita dal contributo offerto da alcuni studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore di Asti e provincia che, collegati in remoto, hanno preso parte alla commemorazione presentando proprie letture e riflessioni sul tema della Shoah.
In particolare, Chiara Roncari e Leonardo Imparato dell’I.T.I.S. “Alessandro Artom” hanno presentato una lettura tratta dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Yassine Hafdi dell’I.I.S. “Alberto Castigliano” ha proposto una riflessione da “Il diario di Anna Frank” e Leonardo Scaglione, insieme a Matilde Bona dell’Istituto “Nostra Signora delle Grazie” di Nizza Monferrato hanno illustrato un proprio pensiero sul tema della memoria come strumento di consapevolezza.
Al termine degli interventi, il Prefetto Terribile, accompagnato dal Sindaco di Asti, ha consegnato le Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica a Salvatore Castellana, Giuseppino Gai e Battista Invernizzi, tre cittadini astigiani, non più in vita, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.
Hanno ricevuto le Medaglie d’Onore Anna Castellana, figlia di Salvatore Castellana, Cinzia Gai, nipote di Giuseppino Gai e Giovanni Invernizzi, figlio di Battista Invernizzi.
Medaglia d’onore concessa dal signor presidente della Repubblica al sig. Salvatore Castellana, militare deceduto
Salvatore Castellana, nacque ad Aragona l’11 settembre 1904.
Il Ten. Salvatore Castellana, sposato e padre di tre figli, fu uno dei 600mila Internati Militari Italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre e inviati nei campi in Germania per avere rifiutato l’adesione alla Repubblica Sociale.
Fatto prigioniero il 25 settembre 1943 a Podgoritza in Montenegro, ha trascorso la sua prigionia nei campi di Bad Sulza, Leopoli e, per il periodo più lungo, proprio a Wietzendorf, uno dei tanti campi scomparsi e dimenticati nel Lüneburg Heide, nord della Germania, in Bassa Sassonia.
E’ stato poi liberato dal campo di Bergen Belsen, l’ultimo frequentato, lo stesso in cui morì Anna Frank, solo il 24 agosto 1945, quasi due anni dopo l’inizio della prigionia.
Arriverà a casa il 4 ottobre 1945, debilitato e malato per le sofferenze e il trattamento disumano subito nei lager. Morirà poco tempo dopo a soli 49 anni.
A partire dall’8 settembre 1943 ha tenuto un diario, ancora nella disponibilità dei suoi figli, che racconta minuziosamente l’evolversi degli eventi culminati con la lunga prigionia.
Il suo racconto, fatto di sofferenza, speranze, preghiera, malinconia per la famiglia lontana, ma anche di emozione per i rari gesti di umanità incontrati, si conclude mentre si trova a Merano il 3 settembre 1945. Per il ritorno a casa viene in soccorso la nota del ricordo della figlia primogenita Serafina.
“… la partenza da Merano di mio padre, avvenuta nella terza decade di settembre, fu resa possibile perché gli fu messa a disposizione un’ambulanza, che da Alessandria era riuscita, con un viaggio avventuroso, a salire fin lassù, portando due genitori, che avevano avuto notizie del figlio, rimpatriato in gravi condizioni e colà ricoverato. L’ambulanza però era giunta troppo tardi: quel giovane ufficiale, non accettando di tornare in condizioni gravemente menomate, si era tolto la vita poche ore prima dell’arrivo dei suoi.
Mio padre poté approfittare di quel posto vuoto.
Da Alessandria gli fu possibile trovare un mezzo di fortuna, che lo portò per un altro tratto verso Moncalvo, dove si trovava quella sua famigliola in trepida attesa. Gli ultimi venticinque chilometri vennero superati a piedi.
Allora i tre figli ricominciarono a riconoscere la voce del padre, e gli occhi di mia madre, bellissima come non mai, tornarono a risplendere come gli occhi di una sposa nel giorno delle sue nozze.”
Medaglia d’onore concessa dal presidente della Repubblica al sig. Giuseppino Gai, Militare Deceduto
Giuseppino Gai nacque a Tigliole il 12 ottobre 1923.
Arruolatosi nel 50° Reggimento di Fanteria del distretto di Casale Monferrato, partì il 9 marzo 1943 e giunse nei territori tra l’Albania e la Grecia, dichiarati in stato di guerra, il 15 marzo 1943.
In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 e al conseguente disorientamento che ne scaturì per l’esercito italiano, si persero le sue tracce.
In mancanza di notizie sulla sua sorte fu addirittura ipotizzato un suo allontanamento volontario dal Reggimento. Solo al termine della guerra si ebbe notizia del fatto che il 9 settembre 1943 era stato fatto prigioniero dai tedeschi e internato in Germania, dove rimase fino al 25 marzo 1945.
Una volta liberato, fu trattenuto dalle forze alleate per le cure e il successivo riconoscimento, fino al 9 luglio 1945.
Finalmente rimpatriato, poté raccontare le disumane condizioni che lui e i suoi compagni di prigionia avevano subito, lavorando come schiavi e nutriti solo con le bucce delle patate, costretti a vivere in precarie condizioni igieniche, vessati e umiliati.
Nel 1967, gli è stata conferita la croce al Merito di Guerra per internamento in Germania.
Il Sig. Prefetto, accompagnato dal Sindaco di Asti, consegna la Medaglia d’Onore alla nipote Signora Cinzia Gai.
Medaglia d’onore concessa dal presidente della Repubblica al sig. Battista Invernizzi, militare deceduto
Battista Invernizzi nacque a Zelbio (CO) il 14 dicembre 1918.
Militare, impegnato sul fronte greco, a seguito dell’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in un campo di concentramento nella Repubblica Ceca, “satellite” di quello principale di Theresienstad/Teresin.
Grazie ad una fuga dal campo o a seguito della liberazione, affrontò una marcia a piedi dalla Repubblica Ceca sino al rientro ad Asti.
Nonostante il ritorno in Italia, non riuscì mai a riprendersi completamente dalle conseguenze delle sofferenze patite durante il periodo di prigionia.
Morì nel 1960, a 42 anni.
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