Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Luigi Florio, presidente dell’Associazione Italia Israele.
Ho preso parte martedì pomeriggio, con una delegazione dell’Associazione Italia Israele, alla manifestazione davanti all’Università di Torino promossa dall’Associazione Adelaide Aglietta e dalla Comunità Ebraica per contestare la decisione del Senato Accademico di non avviare nuove collaborazioni scientifiche con le università israeliane. Vi hanno partecipato circa duecento persone, nonostante la pioggia scrosciante e le minacce di un gruppetto di sostenitori di Hamas che dall’altra parte dell’edificio urlava slogan anti Israele, costringendo le forze dell’ordine a creare una barriera per impedire che passasse alle vie di fatto contro di noi. A un certo punto da una finestra dell’Università, proprio sopra di noi, una giovane ha iniziato a urlare slogan per l’eliminazione di Israele, così da impedire che si sentisse quanto dicevano gli oratori in strada. Dopo alcuni minuti e qualche sfotto’ dalla strada (“mettiti il chador prima di parlare!”) la giovane ha richiuso la finestra. Sono intervenuti rappresentanti dell’Associazione Aglietta, della Comunità Ebraica, esponenti politici, docenti universitari in contrasto con la decisione del Senato Accademico, una giovane esponente della comunità iraniana, e altri ancora.
In molti hanno evidenziato come l’Università di Torino abbia deciso di bloccare nuove collaborazioni con le università israeliane ma mantenga le collaborazioni con università di Paesi liberticidi come Iran, Cina, Russia, Cuba, ecc.. Altri hanno evidenziato come l’annullamento dei previsti scambi scientifici, riguardanti studi relativi al suolo, all’acqua e agli strumenti ottici di precisione, danneggi solo Torino, essendo le università israeliane notoriamente all’avanguardia in quei settori. Altri ancora hanno messo in evidenza come proprio nelle università israeliane sia forte l’opposizione al governo di Netanyahu, che prima del 7 ottobre aveva dato vita in Israele alle grandi manifestazioni di piazza antigovernative. Diversi hanno ricordato come in Israele il 22% della popolazione sia islamica e rappresentata in tutte le istituzioni. C’è stato anche chi ha ricordato la lapide che all’interno dell’Ateneo torinese rende onore ai pochi docenti che negli Anni Trenta dello scorso secolo rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, sostenendo che sia stata oltraggiata dall’atteggiamento pusillamine del Senato Accademico, in cui solo la professoressa Terracini, con il suo voto contrario, si sarebbe dimostrata erede di quei coraggiosi.
Quando la manifestazione è terminata siamo stati invitati dalle forze dell’ordine ad allontanarci lungo via Verdi, senza rischiare di finire in via Po, dove i “pacifici” sostenitori di Hamas non aspettavano altro che allungare le mani su chi non la pensa come loro.
Luigi Florio