All’Istituto Artom, sede di Canelli, si riproduce l’invenzione di Van Der Graaf.
È un generatore elettrostatico, ideato intorno al 1930 dall’ingegnere americano Robert Jemison Van der Graaff (1901-1967), che permette di accumulare un’elevata quantità di carica elettrostatica.
Una colonna di materiale isolante sostiene una grande sfera metallica cava; nella colonna scorre una cinghia flessibile di gomma montata su due rulli, uno dei quali è alloggiato all’interno della cavità della sfera e l’altro alla base della macchina, dove un motore tiene in movimento la cinghia. Due pettini metallici sono disposti di fronte ai due rulli: uno è collegato alla sfera metallica e l’altro ad un circuito ausiliario che genera cariche sulla cinghia; in alternativa, nei modelli più piccoli di generatore, il pettine alla base è sostituito da un sistema che produce cariche elettriche sulla cinghia per strofinio.
Il lavoro realizzato dai ragazzi Paunov e Gjorgjiev della classe 2L della sede di Canelli, seguiti dal prof. Antonio Cervera, è stato quello di riprodurre un generatore di Van der Graaf che funzioni in ugual modo a quello già presente in laboratorio. Il generatore di Van de Graaff è un generatore elettrostatico in grado di accumulare una notevole quantità di carica elettrica in un conduttore, creando tra questo ed un elettrodo di riferimento, solitamente messo a terra, un’altissima tensione (che può arrivare fino a milioni di volt). Il generatore dei ragazzi, ovviamente non raggiunge elevatissima tensione, perché è stato realizzato anche con un po’ di creatività ed inventiva, infatti hanno utilizzato per i suoi componenti,oggetti di utilizzo quotidiano come una semplice lattina di alluminio – cd rom e avvitatore a batteria per generare le cariche elettriche. L’esperimento è riuscito perfettamente, infatti si è avvertita anche una lievissima scossa all’avvicinamento della mano al generatore.