ASTI – Non poteva esserci location più adatta per organizzare una giornata su Adriano Olivetti, il grande industriale della omonima azienda di Ivrea, che nell’immaginario italiano fa subito pensare alle macchine da scrivere; proprio nell’istituto tecnico industriale Artom di Asti è intervenuto il giornalista de “Il Sole 24 ore” e scrittore Paolo Bricco, che ha presentato il suo libro “ AO. Adriano Olivetti un italiano del Novecento”.
La biografia è stata la cornice per raccontare ai ragazzi delle classi quinte e quarte la Storia del Novecento e dell’industria italiana attraverso il secolo scorso, scambiando con loro tanti spunti di riflessione sulla situazione attuale, politica ed economica. Gli studi americani del padre Camillo, fondatore dell’azienda, la carriera di direttore generale iniziata in giovane età (“oggi ben pochi industriali lasciano il posto ai figli, in Italia” ha affermato Bricco), i rapporti col fascismo, cui Adriano Olivetti aderì soprattutto per convenienza di gestione della propria fabbrica, sono alcuni dei temi trattati durante l’incontro.
Di certo gli studenti sono stati colpiti dagli aspetti rivoluzionari dell’industriale di Ivrea: scelse di stare in una piccola cittadina fuori dal triangolo industriale (Genova – Torino – Milano) per il legame alla comunità; infatti, nel periodo di scioperi e occupazioni di fabbriche che anticiparono l’avvento del fascismo, i suoi operai non protestarono, poiché la famiglia Olivetti era padrona ma allo stesso tempo si metteva allo stesso piano della gente comune.
Per primo egli introdusse l’asilo aziendale, con priorità per i figli degli operai, poi degli impiegati e infine dei dirigenti; fu sempre preoccupato di fare della fabbrica un luogo sicuro e pulito, quando nel resto del mondo le condizioni dei lavoratori parevano quelle descritte in “Tempi moderni “ di Charlie Chaplin e “Viaggio al termine della notte” di Celine; poi, nel secondo dopoguerra, nella stagione del boom economico, i dipendenti Olivetti percepivano mediamente il 40% in più dei colleghi di altri fabbriche italiane.
Ai ragazzi è stato chiesto cosa avrebbero fatto, nei panni dell’industriale, quando iniziò la stagione critica dell’azienda, non più sostenuta da banche e Stato: negli anni Sessanta l’elettronica che già dilagava in USA non era ancora percepita dal mercato italiano come bene necessario, dunque non funzionava. Olivetti poteva chiudere e trasferirsi oltreoceano oppure cambiare progetto: così cominciò la grande epopea delle macchine da scrivere.
Spiega il dirigente Calcagno: “L’ incontro con l’autore fa parte di una serie di incontri programmati per avvicinare gli studenti a riflessioni e introspezioni relative al percorso di studi, dalla robotica all’ economia imprenditoriale. La prossima frontiera che vorremmo abbattere è proprio la mancanza di competenze economico-finanziarie per i nostri tecnici. Nel post diploma di studio o di lavoro sarà utile/necessario sviluppare conoscenze nel settore economico. Infatti un imprenditore per quanto illuminato e preveggente deve fare i conti con il suo tempo, conoscerlo per governarlo e trarre vantaggi dai rapporti con il sistema bancario o del credito, con i mercati, con le innovazioni. L’imprenditore deve saper guardare avanti, prevedere esigenze e innovazioni tecniche utili che possano soddisfare esigenze di sostegno al benessere collettivo e individuale. L’Artom e i suoi docenti desiderano offrire ai propri studenti questi passaggi anche attraverso lo studio delle discipline tradizionali, in ogni caso gli approfondimenti specifici sono stimolanti e ci aiutano a comprendere meglio i passaggi e le scelte pedagogiche”.
Numerose le domande degli studenti e delle studentesse ed anche dei docenti che han seguito l’incontro; un esempio: “Quali caratteristiche dell’uomo Adriano Olivetti ne fanno un grande industriale del Novecento?”. Secondo Bricco innanzitutto la visione, cioè la capacità e la fiducia di anticipare il futuro e precorrere i tempi, affrontando anche difficoltà e complessità; oggi, secondo il giornalista, questa visione è troppo assente dal mondo industriale italiano. Ci si augura che non lo sia per i tanti studenti,circa duecento suddivisi su due turni per la grande affluenza, che hanno riempito l’aula Magna, per conoscere la storia e la grandezza di Adriano Olivetti, per farsi ispirare a creare nel loro futuro progetti di uguale importanza: come ha detto Bricco in conclusione, “larger than life”!