Gennaio 2018: Google annuncia lo Speed Update, ovvero un sistema che regola il posizionamento dei siti web nella ricerca da mobile, dando la priorità ai siti più veloci.
Questa operazione è stata attuata dall’azienda con quartier generale a Mountain View in California a seguito di una tendenza ormai sempre più crescente. È ormai assodato, infatti, che le ricerche sul web effettuate dagli utenti passano attraverso i telefoni cellulari, mentre risultano sempre meno frequenti quelle eseguite da dispositivi fissi. L’obiettivo di Google è quindi quello di migliorare e agevolare l’esperienza dell’utente praticata più assiduamente. È evidente che, se un sito web non risponde in maniera rapida ed efficiente all’interazione con l’utente, quest’ultimo abbandona la ricerca e si sposta verso quei siti che riescono a soddisfare in maniera più smart, con caricamento più veloce di pagine e contenuti, le sue richieste.
Luglio 2018: a partire da questa data, più precisamente dal 9 luglio, è effettivamente in corso l’aggiornamento della velocità su dispositivi mobili per tutti gli utenti.
Pur consigliando a tutti di ottimizzare le proprie pagine web e i propri siti, Google vuole però tranquillizzare coloro che hanno dubbi su questa operazione di ranking, ovvero di priorità nella ricerca, specificando che sta applicando lo “stesso standard per tutte le pagine” e le pagine lente con “ottimo contenuto” potrebbero comunque essere ben posizionate.
Inoltre, come si può leggere sul sito americano 9to5Google: “Molti temevano che quando questo cambiamento fosse stato annunciato, Google avrebbe dato la priorità ai siti in base al fatto che usassero o meno la tecnologia Accelerated Mobile Pages dell’azienda, ma non è questo il caso.” E, anche se in fin dei conti l’aggiornamento influirà solo su una piccola percentuale di query, “Google incoraggia gli sviluppatori del sito a utilizzare le metriche del rapporto Esperienza utente di Chrome , Lighthouse e PageSpeed Insights per ottimizzare le loro pagine.”
L’intento quindi tende in parte (senza obblighi o vincoli) a far utilizzare strumenti legati a Google, ma in fondo l’obiettivo rimane quello di migliorare l’esperienza-utente senza comunque voler compiere uno stravolgimento totale e particolarmente penalizzante.