Il titolo prende spunto da una canzone di Ermal Meta “Vietato morire”, partecipante all’edizione del Festival di Sanremo 2017. Una giornata e una canzone che parla di violenza, (ricorda che l’amore non colpisce mai in faccia…), ma anche di disobbedienza (cambia le tue stelle se ci provi riuscirai) che invita alla speranza, perché si può dire no, si può informare, aiutare, segnalare, denunciare.
All’incontro-convegno presso Astiss hanno partecipato i ragazzi e le ragazze de La Compagnia delle Emozioni, formata da studentesse/i dell’Istituto Superiore Artom di Asti e Canelli, coordinati dalle docenti Valentina Giovara e Giorgia Mendola, che hanno proposto una lettura recitata di brani scelti con i loro compagni. Il gruppo è formato da: Federico Grosso, Lorenzo Casetta, Gianluca Merlini, Alessandro Rainero, Leonardo Salimbene, Cristina Termini, oltre che dalle due insegnanti.
La giornata si è aperta con i saluti delle istituzioni, seguiti dalla proiezione di un video istituzionale dal titolo “Anna, dalla violenza si può uscire” realizzato della polizia di Stato e commentato da Daniela Campasso, primo dirigente della divisione Anticrimine presso la Questura di Asti, che ha tratto il tema “la Questura come luogo di attenzione per la vittima e la rete territoriale”; a seguire un intervento sulle possibili forme della violenza di genere ed i segnali della vittima, a cura del sovrintendente capo Flavio Accornero, divisione Anticrimine Questura di Asti; l’arrivo in Pronto Soccorso della vittima e il riconoscimento della criticità, di Ilaria Cotto, infermiera dell’ospedale Cardinal Massaia; l’accoglienza in ospedale, il colloquio e la protezione della vittima presso la “camera protetta di Francesca Lanfranco, del servizio sociale Cardinal Massaia; l’ascolto e la cura della vittima e del testimone, l’accompagnamento nel percorso di tutela, il reato di revenge-porn, a cura del vice ispettore Sara Satragni, Questura di Asti.
L’iniziativa, promossa da Chiara Cerrato dello sportello Pari Opportunità del polo universitario, è riuscita sia in termini di partecipazione, sia per l’incidenza generata sul pubblico dagli argomenti trattari. Dice la prof.ssa Cerrato: “La prima attività di prevenzione parte da qui, in ambito educativo, dalla scuola, dall’università dove si possono infondere valori educativi, la cultura del rispetto, delle pari opportunità fra le persone senza alcuna distinzione di età o sesso. Una cultura che parte dalle donne e si estende a tutti. Momenti come questo diventano occasione per fare un’informazione virale che contamina tutti in maniera positiva, una catena che non lega ma libera. La cosa importante è sapere che le vittime non sono sole, ci sono istituzioni a cui ci si può rivolgere, una rete che può offrire aiuti e sostegno, luoghi dove si può raccontare i propri drammi, ma anche denunciare, affrontare situazioni complesse”.