In un contesto in cui la Barbera era considerata un vitigno di scarso prestigio, l’avanguardista Giacomo Bologna reinterpretò il potenziale di quest’uva con una visione aperta alla modernità e all’internazionalità.
Giacomo seppe pensare in grande: la sua “ricetta” si basò sulla selezione dei cru, le rese molto più basse dell’ordinario e l’affinamento del vino in barrique di rovere francese per donare al vino eleganza e struttura. Questi furono gli strumenti principali per rivendicare dignità e dare nuova enfasi a uno dei vitigni principali del Piemonte, inaugurando per la Barbera una fase rivoluzionaria che fu presto presa ad esempio da gran parte degli altri produttori.
Tre anni dopo la prima vendemmia, all’uscita in commercio di questa bottiglia che all’epoca era etichettata come “vino da tavola”, il successo fu travolgente. I riconoscimenti iniziarono a piovere immediatamente sul Bricco dell’Uccellone, tanto che la giornalista inglese Jancis Robinson, nel suo Oxford Companion to Wine, alla voce Barbera scrive: “L’uomo che per primo mise la Barbera sul piedistallo, dimostrando che era un vino serio, fu Giacomo Bologna dell’azienda Braida, il cui Bricco dell’Uccellone fu la prima Barbera a essere commercializzata a livello internazionale”.
A suggellare questo percorso, nel 2019 al Castello di Bensberg, il Bricco dell’Uccellone Braida ha ricevuto il riconoscimento “Wein Legende”, il primo vino piemontese a essere annoverato nella hall of fame dei vini più importanti del mondo e terzo vino italiano.
Il primo grappolo del 2022 di questa Barbera è stato vendemmiato il 12 settembre. Una nuova sfida, secondo Giuseppe Bologna, proprietario dell’azienda insieme alla sorella Raffaella: “Dal 1994, quando raccolsi totalmente la responsabilità della produzione in azienda, ne ho viste di annate strane… Questa è sicuramente senza paragoni, una vendemmia storica ma allo stesso tempo senza riferimenti storici applicabili: emozioni del tutto nuove”.
Tra tre anni se ne scoprirà il valore nel calice.
Intanto, il colpo d’occhio di tutte le annate in commercio fino ad oggi (si arriva alla 2019) è d’effetto.
Alcune curiosità
- L’Uccellone era il soprannome di una donna che viveva nella collina delle vigne. Il suo naso ricordava il becco di un uccello, in più vestiva sempre di nero: questo le valse il soprannome in paese. Da qui il nome Bricco dell’Uccellone.
- Sin dalla prima vendemmia, 1982, l’etichetta del Bricco dell’Uccellone non è mai cambiata: insieme all’etichetta de La Monella fu il primo lavoro di Giacomo Bersanetti e Chiara Veronelli, quando la disegnarono la loro agenzia doveva ancora nascere.
- In etichetta il Bricco reca con orgoglio l’indicazione “Barbera di Rocchetta Tanaro” dal 1982 al 1994, poi il disciplinare cambia a Barbera d’Asti DOC.
- La prima annata di Bricco dell’Uccellone fu prodotta in 9.800 bottiglie.
- La bottiglia del 1985 ha la capsula di un colore più scuro delle altre.
- La bottiglia della vendemmia 1993 è diversa da tutte le altre, leggermente più alta, per via di un blocco della produzione in Francia.
- La prima bottiglia con la serigrafia Braida, per evitare il rischio di contraffazioni, è quella della vendemmia 2004.
- L’unica vendemmia non prodotta è stata la 2002, per le condizioni climatiche avverse.
- La prima annata a riportare la DOCG Barbera d’Asti è la 2008.
- Diversi animali domestici e alcuni cavalli sono stati battezzati Bricco dell’Uccellone.
- Nel 2015, in occasione dei primi trent’anni dall’entrata in commercio del Bricco dell’Uccellone, è stato costruito un racconto corale con foto, storie e aneddoti su questo vino.