Cronaca

Allarme truffa finti carabinieri: come funziona e come difendersi, gli anziani sono le vittime preferite

Una telefonata, la voce di un “carabiniere”, la paura per un figlio in pericolo. Bastano pochi secondi per far crollare ogni difesa.

Truffe in aumento su tutto il territorio, i malintenzionati ne studiano sempre una nuova e le vittime sono i più deboli

I Carabinieri chiamano e, ma non sono davvero loro. È così che inizia una delle truffe più subdole degli ultimi tempi, mirata a chi è più fragile, più fiducioso, più esposto: gli anziani.

I malintenzionati non improvvisano più: studiano la zona, osservano le abitudini, puntano chi vive da solo o in coppia, lontano dai figli.

Le tecniche si affinano, ma l’obiettivo resta sempre lo stesso: entrare nelle case approfittando della paura e della buona fede. Ecco di cosa si tratta.

Come funziona la truffa dei finti carabinieri? Il meccanismo elementare

Il copione è semplice, ma ben congegnato. Una telefonata da un numero anonimo o una visita a casa. Una voce maschile, cortese ma autorevole. “Sono un carabiniere. Suo figlio ha avuto un grave incidente. Deve raggiungerci subito in caserma”. Nessun nome, nessun dettaglio, solo un’urgenza creata ad arte per mettere in allarme. La vittima, spaventata, pensa solo a una cosa: correre. Uscire, lasciare la casa, magari senza nemmeno chiudere bene la porta.

E proprio in quel momento, altri complici entrano in scena. Infiltrarsi, rovistare, rubare ciò che trovano: contanti, gioielli, ricordi di una vita. A volte non c’è bisogno nemmeno della chiamata. I truffatori si presentano direttamente alla porta, fingendosi forze dell’ordine, tecnici del gas o dell’acqua, messi comunali. Sanno cosa dire, come vestirsi, come sembrare “veri”. A farne le spese sono soprattutto gli anziani, ma non solo.

Carabinieri in divisa (Canva) Dentrolanotiziabreak.it

E allora: come difendersi? I consigli utili per evitare truffe e furti

La regola più importante è non fidarsi mai di chi per telefono, ma anche di persona, chiede di uscire di casa o di consegnare denaro o documenti. Nessuna forza dell’ordine agisce in questo modo. Se arriva una chiamata sospetta, è fondamentale riagganciare, prendere fiato e chiamare un familiare. Ancora meglio: contattare direttamente la stazione dei Carabinieri, usando un numero ufficiale. Anche piccoli segnali possono essere campanelli d’allarme: chiamate anonime ripetute, strani individui che si aggirano nel quartiere, volantini infilati nella cassetta delle lettere.

Basta un momento di esitazione, un attimo di confusione. Spesso, è grazie a un figlio o a una figlia che si evita il peggio: una telefonata di controllo, una chiamata alla vera caserma, un dubbio che si insinua al momento giusto. Solitamente la truffa viene preparata giorni prima che avvenga. I malfattori effettuano sopralluoghi senza farsi notale, indagano sulle vittime prescelte e poi agiscono. Parlare di queste trappole pubblicamente è oggi un dovere di tutti. Prevenire non significa diffidare di tutto, ma insegnare a riconoscere l’inganno. E, quando serve, a dire no.

Barbara Guarini

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