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“Adolescenti A-Social”: un’occasione per dialogare sulle responsabilità del disagio giovanile all’Istituto “V. Alfieri” – Dentro la notizia

ASTI – “I giovani e le nuove tipologie di disturbi d’ansia“, “Sempre più attacchi di panico tra gli adolescenti“, “Il suicidio quarta causa di morte tra i giovani dai 15 ai 19 anni“.“Leggendo titoli di questo tenore – spiega ilprof. Federico Baglivo– per la maggior parte di noi l’atteggiamento oscilla tra l’incredulità e la diffidenza, da una parte, e il dolore e la preoccupazione, dall’altra. Non sembrano notizie affidabili, ci paiono dichiarazioni esagerate o decontestualizzate e se proviamo a credervi e a comprendere fatichiamo a individuare le ragioni non siamo in grado di giungere fino in fondo, come se fossimo privi della chiave per decifrare questi inquietanti fenomeni”.La conferenza intitolata “Adolescenti A-Social”, che si è tenuta nellaserata del 23 novembre nell’Aula Magna dell’IIS “Vittorio Alfieri” di Asti,tenuta dalladott.ssa Gloria Fasano, si è concentrata proprio sull’individuazione di risposte efficaci.L’incontro, ospitato dall’IIS Alfieri, si inserisce in un vario insieme di iniziative coordinate dalla dirigenteMaria Stella Perronee dalla referente per il bullismo e il cyberbullismo, prof.ssaEmanuela Carelli, e sono doppiamente significative in quanto l’Alfieri è la scuola capofila per la lotta al bullismo e al cyberbullismo per la provincia di Asti e collabora da anni con il Liceo Cattaneo di Torino, scuola capofila per il Piemonte.Preziosi il patrocinio dell’Organizzazione “Genitori insieme – Onlus” di Asti, rappresentata dalla presidenteRoberta Barbaro, e la partecipazione del Garante per i diritti dell’infanzia del Comune di Asti,dott.ssa Maria Saveria Ciprottiche hanno evidenziato, insieme alla dott.ssa Perrone, l’importanza di incontri che permettano di far dialogare scuola e famiglia anche su temi dell’attualità e sulle urgenti questioni dell’oggi.La dott.ssa Fasano, psicologa, psicoterapeuta nonché presidente di Unicef di Asti, ha coinvolto genitori, docenti e il numeroso pubblico interessato, in un’analisi dettagliata sulle cause del disagio adolescenziale.Senza demonizzare l’utilizzo della tecnologia e in particolare degli smartphone, è stato evidenziato come il mix caratterizzato dallapervasività, dalleampie possibilitàdi utilizzo e dall’efficacia degli algoritmisempre più precisi nell’individuare i nostri interessi e a profilare in maniera ormai avanzatissima, sia in grado di incrementare e contribuire al fenomeno del disagio giovanile. Non è, quindi, soltanto il subdolo suggerimento di modelli estetici, culturali e di consumo a preoccupare. È lo stesso meccanismo alla base del successo delle piattaforme social più diffuse ad essere profondamente dannoso per gli adolescenti.Neurologicamente e psicologicamente, infatti, l’utilizzo del cellulare comporta, soprattutto, nell’apparato nervoso dei giovani in fase di formazione, una differente strutturazione di alcune aree preposte proprio alcontrollo delle emozioni, allaregolazione del proprio comportamento, alla previsione eprogrammazione delle attività future. Ansia, malessere, attacchi di panico, autolesionismo nelle nuove generazioni non sono mali inspiegabili, ma traggono linfa da ciò che quotidianamente il cervello dei più giovani, a volte addirittura dei bambini, elabora e dalle azioni che compie durante molte ore della giornata.Se contro i colossi che controllano le piattaforme social più utilizzate non è possibile, per ora, scagliarsi direttamente, è sicuramente fondamentale vigilare.“Vigilare sull’utilizzo dello smartphone – ricorda Gloria Fasano –ritornare al dialogo attivo genitori-figlie docenti-allievi, permettere ai propri figli di sbagliare e di costruire la propria identità evitando l’effetto ‘campana di vetro’, vigilare sugli atteggiamenti e le dimostrazioni, anche impercettibili, di disagio”.“Quando qualcosa viene detto o fatto da un figlio o una figlia, anche se per il genitore che lo osserva può essere ritenuto poco importante, invece conta ed è essenziale parlarne”, ha detto la prof.ssa Emanuela Carelli nell’intervento conclusivo della serata a sottolineare l’importanza di ricostruire quel dialogo che la pandemia ha contribuito a rendere più difficile e raro. Comunicare a figli e studenti, in casa e nelle aule scolastiche, che noi li stiamo ascoltando e vogliamo continuare ascoltarli e che ci assumiamo la responsabilità di accompagnarli nel percorso di crescita. E i genitori e la scuola provano a fare la loro parte, come dimostra l’ampia partecipazione e l’interesse dimostrato per la serata all’IIS “V. Alfieri” che ha vistopiù di cento ascoltatori attenti e curiosi.

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