ASTI – La mostra nasce dalla collaborazione tra Piam e l’Ass.ne Imparamare, le quali hanno organizzato una mattinata di ballo sulle sponde del Lago Stella a Castellero. Nel corso della mattinata le mamme, guidate dall’insegnate e coreografa astigiana Elena Zo, ideatrice del metodo di danza cuore a cuore rivolto a mamme in attesa e neo mamme, hanno danzato con i loro piccoli portati in fascia. Il gruppo di donne, con provenienza diversa, italiane e africane, è stato immortalato dalla fotografa Elena Gallo e ora i suoi scatti diventano una mostra per raccontare la maternità, l’accudimento, l’amore, lo scambio e il confronto tra culture diverse.Interessante è stato il confronto tra i differenti modi di praticare il babywearing, letteralmente indossare il proprio bambino, a seconda della provenienza.Questa iniziativa si inserisce all’interno di un più ampio programma educativo promosso da Piam Onlus e Coop Argo volto a promuovere l’incontro tra persone e culture diverse presenti sul territorio e, in particolare, a proporre le stesse offerte educative sia alle famiglie autoctone che a quelle di recente esperienza migratoria, considerate parte di un’unica comunità.Durante l’evento le mamme sconfinate realizzeranno una coreografia insieme ai loro piccoli.La mostra verrà poi spostata al Lago Stella, via Monale 4 Castellero, dove sarà fruibile da venerdì 18 giugno, per poi proseguire il suo percorso in autunno presso i locali della Associazione Imparamare, realtà astigiana che si occupa del benessere delle famiglie sotto molteplici aspetti, a partire dai neonati, per passare attraverso bambini e ragazzi e fino ad arrivare ai genitori, presso la quale si tengono i corsi di danza e babywearing.Il babywearing è un modo di accudire il proprio bambino nel rispetto delle sue esigenze emotive e di accompagnamento del suo sviluppo psico fisico.E’ una pratica diffusa in tutto il mondo, in modalità differenti, ma con gli stessi obiettivi di libertà della madre e serenità del piccolo, e negli ultimi anni anche le mamme occidentali stanno fortunatamente riappropriandosene.“Le nostre mamme sconfinate hanno potuto confrontarsi sulle differenti modalità di portare dei propri Paesi, scoprendo come spesso il portare sia anche rappresentativo della realtà culturale da cui proveniamo”, dicono gli organizzatori.Leggi altri articoli suhttps://dentrolanotiziabreak.it/sulla nostra Pagina Facebookhttps://www.facebook.com/dentro.lanotizia/e su Twitter @DNotizia
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