Il sonno della ragione genera mostri. Anche di celluloide
Senza addentrarsi eccessivamente in discorsi cinefili non consoni alla natura di questo spazio, due notizie apparentemente del tutto scollegate tra loro ci hanno particolarmente colpito, fino a trovare una connessione tra di esse.
La prima è la prematura scomparsa di Carlo Vanzina, figlio d’arte (il padre Steno, al secolo Stefano Vanzina, fu uno dei grandi “artigiani” del nostro cinema) che con il fratello Enrico ha firmato tanti successi popolari, quasi sempre invisi alla critica. L’altra è la scoperta, oggetto di un’interpellanza presentata da un Consigliere regionale campano, di un intero reparto dell’Ospedale del Mare di Napoli al fine di consentire a medici e infermieri di partecipare alla festa che il nuovo primario aveva organizzato per festeggiare l’importante incarico.
La correlazione tra i due fatti, a ben pensarci, è abbastanza evidente. Il cinema italiano, con particolare riguardo per la commedia, da sempre sferza i (mal)costumi del Paese, senza trascurare quelli sanitari. Basti pensare a film come “Il medico della mutua” (1968) e il suo seguito “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue” (1969), diretti rispettivamente da Luigi Zampa e Luciano Salce ed interpretati da un gigionesco Alberto Sordi.
Il Tersilli interpretato dall’attore romano, medico che pensa molto più alla carriera che non alla salute dei pazienti, è davvero un principiante se paragonato al prof. Francesco Pignatelli, neo primario di Chirurgia Vascolare ora cautelativamente sospeso dall’incarico in attesa che l’inchiesta giunga al termine, capace di chiudere un intero reparto per dare una festa. Considerazione che ci riporta a Vanzina e ai film da lui realizzati con il fratello.
Pellicole spesso accusate – peraltro non con tutti i torti – di essere becere e volgari, senza tenere conto (o ignorandolo volutamente) che quei film altro non sono che uno specchio fedele di un Paese sempre più imbarbarito e senza riferimenti definiti.
Ennesima conferma che – per citare il titolo di una celebre acquaforte di Francisco Goya – El sueño de la razón produce monstruos. Ovvero, Il sonno della ragione genera mostri. Anche di celluloide.