Ultim’ora, CANCELLATO IL DIVORZIO in Italia: ufficiale, la Cassazione ti nega il ‘diritto’ I Lo impone la legge: “Torniamo indietro di 50 anni”

Coppia va a ritirare la pensione

Coppia va a ritirare la pensione (Pexels-fatih-maraslioglu) Dentrolanotiziabreak.it

Ultim’ora, cancellato il divorzio in Italia. Come può essere possibile? La decisione, ufficiale, nega un diritto sacrosanto. Incredibile, a dirlo è la legge con pronunciamento della Cassazione. Cosa ha detto? Scopriamolo.

Lo impone la legge: “Torniamo indietro di 50 anni“, dicono alcuni, inorridendo, leggendo la notizia così, di primo acchito. Necessario, dunque, approfondire.

Di che cosa parliamo nel particolare? Sul serio ci viene negato un diritto come quello di divorziare? La legge parla chiaro, quando si parla di divorzio.

Come ben sappiamo, il divorzio in Italia rappresenta uno dei capisaldi del nostro ordinamento giuridico, non solo dal punto di vista legale, ma anche sociale e culturale.

La sua storia è lunga, complessa e profondamente intrecciata con l’evoluzione del pensiero civile e dei costumi del nostro Paese.

Divorzio: questo diritto non ha più ragion d’essere

Quando fu introdotto, infatti, rappresentò una vera e propria rivoluzione sociale, aprendo la strada a una nuova visione della famiglia, non più concepita come un vincolo indissolubile, ma come un’unione basata sulla libertà e sulla scelta reciproca. E allora, come si può anche solo immaginare che il divorzio in sé possa essere annullato o revocato, come se fosse una parentesi da cancellare?

È un pensiero che stride con i principi fondamentali della Costituzione e con l’idea stessa di autodeterminazione. Tuttavia, ciò che possiamo e dobbiamo chiederci è se alcuni diritti collegati al divorzio abbiano sempre la stessa valenza o se possano, nel tempo, subire modifiche, revoche o reinterpretazioni.

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Certificato di divorzio (Foto di RDNE Stock project da pexels) – dentrolanotiziabreak.it

Cosa prevedono le leggi sul divorzio

In effetti, la legge prevede che determinate condizioni economiche o assistenziali, stabilite al momento del divorzio, possano essere rivalutate o modificate in base al mutare delle circostanze. È il caso, ad esempio, dell’assegno divorzile, che non è più considerato un diritto “automatico” per il coniuge economicamente più debole, ma una forma di sostegno temporaneo e proporzionato alla situazione reale. Lo stesso vale per l’affidamento dei figli o l’uso della casa familiare, che vengono rivisti in base al benessere dei minori e alle mutate condizioni di vita dei genitori.

Dunque, non è il divorzio in sé a poter essere “annullato”, quanto piuttosto alcuni effetti o conseguenze che da esso derivano. In sostanza, il principio resta intoccabile: la libertà di sciogliere un matrimonio non può essere revocata o negata. Ma la gestione delle sue conseguenze, in una società che cambia rapidamente, è destinata a essere oggetto di continue reinterpretazioni giuridiche e morali. Di recente lo ha ribadito la Cassazione, confermando la sospensione al contributo per chi rifiuta un’offerta di lavoro. La convivenza stabile di una ex donna, ad esempio, con un nuovo compagno e il rifiuto della stessa a una o più offerte di lavoro, può portare alla revoca dell’assegno.