“Ti sposi? Peggio per te: arriva la TASSA A VITA SUL MATRIMONIO” I “Vi dichiaro tassati finché morte – o divorzio – non vi separi”

Matrimonio, come gli sposi possono ricevere soldi extra (foto pexels) dentrolanotiziabreak.it
“Ti sposi? Peggio per te: arriva ufficialmente la tassa sul matrimonio: una tassa a vita, per essere precisi. Per intenderci: pagherai per sempre. Hai voluto la bicicletta? E ora pedala: pedala per tutta la vita, contribuente accasato. Pagherai fino all’ultimo giorno.
O meglio: finché morte non vi separi. O finché divorzio non vi separi. Sì, perché è così che stanno le cose. Esiste una tassa che proprio non si stacca da te.
Se il coniuge è fedele, la tassa sul matrimonio col coniuge lo è di più. Dunque se non vuoi pagare, hai due strade: nessuna delle due è ottimale a ben vedere.
Certo, una è davvero peggiore dell’altra: ma se vuoi vivere, e non pagare, hai sempre la strada del divorzio. Ma, scherzi a parte, è quel che ti toccherà fare: pagare.
“Vi dichiaro tassati finché morte – o divorzio – non vi separi”, sembrerebbe dire una sorta di formula liturgica e pragmatica con il matrimonio ti incastra.
Pagate finché morte non vi separi
Appena ti sposi, scatta la tassa: di che tassa stiamo parlando? Molto semplicemente, della Tassa sul matrimonio come i cittadini l’hanno ribattezzata di recente: i nuovi sposi devono sborsare e non possono esimersi dal farlo. Lo dice la legge, se non altro. Per capirci però dobbiamo fare un passo indietro.
Quando si parla di tasse, la maggior parte dei cittadini sa bene quanto queste incidano sulle finanze familiari. Alcune imposte sono fisse e non variano molto in base alla situazione personale, altre invece crescono in relazione a determinati fattori. È il caso della TARI, la tassa sui rifiuti, che tutti conoscono almeno di nome, ma di cui spesso si ignorano i meccanismi di calcolo.
Ecco il motivo per cui ti freghi col matrimonio
La TARI infatti non si limita a considerare solo i metri quadrati dell’abitazione: a pesare è anche il numero dei componenti del nucleo familiare che risultano residenti nella stessa casa. In altre parole, più persone abitano nell’immobile, più rifiuti si presume vengano prodotti, e di conseguenza più alta sarà la cifra da versare.
Questo significa che i nuclei familiari numerosi, come quelli che nascono da un matrimonio e si allargano con l’arrivo dei figli, pagano inevitabilmente di più rispetto a chi vive da solo. Un single in un appartamento di medie dimensioni, infatti, può trovarsi a versare una cifra molto inferiore rispetto a una famiglia con due o tre bambini, anche a parità di superficie. Molti ritengono questa impostazione poco equa, dal momento che già di per sé crescere una famiglia comporta spese considerevoli. Altri, invece, sottolineano che il principio si basa su un criterio logico: più persone vivono sotto lo stesso tetto, più rifiuti si producono, quindi è giusto contribuire in misura maggiore al servizio di raccolta e smaltimento.