“Hai fatto troppi aperitivi in vacanza”, licenziamenti immediati al rientro dalle ferie: il capo può punirti per poco pudore

Eccessi in vacanza ti licenziano - Dentrolanotiziabreak.it (Fonte foto Canva)
Non divertirti troppo durante le vacanze, perché se hai fatto troppi aperitivi il tuo capo può licenziarti… Sta succedendo a tantissime persone.
La giurisprudenza italiana ha diversi ambiti di intervento e uno dei più delicati, senza ombra di dubbio, è rappresentato dal diritto del lavoro, tenendo conto del fatto che nel tempo si è resa necessaria una legislazione che tutelasse sia il datore di lavoro che i dipendenti.
Possiamo citare diversi esempi e uno dei più lampanti, senza dubbio, è rappresentato dal licenziamento per giusta causa.
Questo viene concesso al datore di lavoro quando vengono meno le condizioni del patto di fiducia con i dipendenti o se questi si rendono responsabili di reati o atti che possono compromettere la reputazione dell’azienda.
Ecco perché, in queste settimane, l’attenzione si è concentrata proprio sulle vacanze dei dipendenti e sul tempo libero trascorso lontano dall’ufficio, che può diventare pretesto di licenziamento.
Troppi aperitivi in vacanza? Attento che ti licenziano
Il licenziamento, senza dubbio, è un’arma a doppio taglio: colpisce sia il datore di lavoro che il dipendente. Quest’ultimo perde la propria occupazione, mentre il primo dovrà comunque dimostrare le sue ragioni in tribunale, se necessario.
È bene ricordare che il licenziamento, anche per giusta causa, deve essere dimostrato dal datore di lavoro. Persino la condotta esterna all’ufficio, se ritenuta inadeguata, può avere un peso. Troppi aperitivi, vacanze sregolate o comportamenti non idonei che possono ledere l’immagine dell’azienda presso cui si lavora possono diventare oggetto di discussione, anche se avvengono al di fuori dell’orario di lavoro.
Se vieni beccato così, ti licenziano: lo dice la legge
Secondo quanto ricordato dal sito Brocardi.it, che cita una sentenza della Corte di Cassazione la n. 24.100 del 2025, alcuni atti in grado di ledere la morale dell’azienda, azioni che compromettono l’affidabilità sia del datore di lavoro che del dipendente, così come reati e scommesse che comportano un procedimento penale, possono diventare motivo di licenziamento anche in caso di condanna definitiva. Scatta quindi l’obbligo di valutazione da parte delle aziende sul rapporto di lavoro.
Sulla base di tale motivazione, a seconda del reato commesso e della gravità del comportamento, l’azienda può decidere se procedere con il licenziamento. Infine, è sempre bene ricordare che il dipendente può fare ricorso contro la disparità di trattamento ed eventualmente invocare atti discriminatori in base alla propria situazione, procedendo con l’assistenza di un legale per far valere le proprie ragioni. Ecco perché è fondamentale avere sempre un avvocato di fiducia che accompagni in questo percorso.